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Valensise: «Troppi tagli alla diplomazia, ora basta» (Corriere della Sera)

C’è una disponibilità dell’Italia a contribuire, sotto l’egida dell’Onu e dell’Opac, all’eliminazione dell’arsenale chimico siriano. Il governo ne ha informato il Parlamento. I dettagli operativi sono da definire, in raccordo con l’Opac e i partner. Noi aiuteremo ad avviare queste sostanze alla destinazione finale, con tutte le garanzie necessarie».


«La Siria – spiega l’ambasciatore Michele Valensise, segretario generale della Farnesina – è un dossier cui governo e Parlamento stanno dedicando grande attenzione. E’ indispensabile porre fine alla violenza e contenere l’instabilità. E forse il ruolo dell’Italia non è stato sufficientemente sottolineato. A settembre, quando la comunità internazionale stava scivolando verso l’intervento militare, furono il premier Letta e il ministro Bonino a spendersi per favorire l’apertura dell’opzione negoziale».


Ora però il ruolo dell’Italia è riconosciuto dal nostro coinvolgimento nella distruzione delle armi chimiche, che dovrebbero transitare da un porto italiano prima dell’ultimo viaggio. Questo ci darà un biglietto d’ingresso a Ginevra II, la Conferenza di pace?


«Il format non è ancora definito. Il 20 dicembre a Ginevra, i ministri di Stati Uniti, Russia e l’inviato di Ban Ki-moon dovrebbero definire contenuti, data e partecipanti. C’è il nostro impegno a offrire un contributo, ben visto dai partner. L’assetto finale dipenderà da molte varianti. C’è in ballo la partecipazione dell’Iran. Ma l’Italia ha tutte le carte in regola per esserne parte».


Incontriamo Valensise alla vigilia della X Conferenza degli Ambasciatori d’Italia, che per due giorni riunirà i capi delle nostre missioni ed è dedicata quest’anno al ruolo della diplomazia per favorire gli investimenti stranieri nel sistema Paese e sostenere le nostre imprese all’estero. Oltre a quello di Emma Bonino, sono attesi i discorsi del premier Letta e del Presidente della Repubblica.


Ambasciatore, sta nascendo un nuovo tipo di diplomazia?


«Stiamo coltivando e strutturando una diplomazia economica al servizio della crescita del Paese. La priorità è quella di sostenere lo sforzo delle imprese italiane nel mondo. Oggi la diplomazia ha un Dna diverso, con una forte componente economica. Ci colleghiamo a Destinazione Italia, il progetto lanciato dal governo per attirare più investimenti in Italia. Dobbiamo recuperare posizioni, oggi non siamo considerati meta prioritaria. Vogliamo cambiare questa percezione, attraverso una riorganizzazione del sistema interno e la valorizzazione dei contatti che la nostra rete ha già nei Paesi più interessati. Ma vogliamo anche affinare la capacità di offrire un servizio ai nostri imprenditori che operano all’estero».


Ma si può avere una diplomazia più efficace e moderna con un bilancio drasticamente ridimensionato?


«E’ un problema serio. Siamo in una situazione paradossale. Registriamo una crescente domanda d’Italia nel mondo: più assunzione di responsabilità politiche, più made in Italy, più cultura, servizi più qualificati per i nostri connazionali all’estero. A fronte di questo, abbiamo risorse in calo: negli ultimi 5 anni, il bilancio della Farnesina è diminuito del 33%, un terzo. A confronto la Grecia, squassata da una crisi drammatica, ha ridotto solo del 26%. Un altro paragone utile è il peso del bilancio degli Esteri su quello dello Stato: in Francia è pari all’i,78%, in Germania all’1,15%, noi siamo appena allo 0,20%. Ma non ci piangiamo addosso. Stiamo razionalizzando la struttura per preservare la funzionalità della rete, anche in condizioni difficili e di rischio. Dal 2007 a oggi abbiamo chiuso 35 uffici all’estero, stiamo per chiuderne altri 20. Ma allo stesso tempo puntiamo ad aperture mirate in aree per noi di crescente interesse. Abbiamo una nuova ambasciata ad Ashkabad in Turkmenistan e un nuovo consolato a Chongqing, nella Cina centrale, in una regione industriale che copre un bacino di 200 milioni di persone. Stiamo aprendo un consolato a Ho Chi Minh, l’ex Saigon, in Viet-Nam, mentre abbiamo creato un nuovo Consolato Generale a Mosca, città dove rilasciamo più di 600 mila visti l’anno. Vorrei citare un altro dato incoraggiante: la qualità di tutto il nostro personale è di livello assoluto. E manteniamo anche una capacità di attrarre giovani donne e uomini di grande talento, molto preparati e motivati».


Paolo Valentino