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«Con i trentini del Cile per promuovere l’Italia» – Ambasciatore Mauro Battocchi ( L’Adige)

L’Italia della diplomazia è riunita a Roma per un confronto sugli scenari geopolitici, le relazioni internazionali, le sfide economiche e sociali, il nodo della crisi ecologica. Si tratta della Conferenza degli ambasciatori e delle ambasciatrici d’Italia, che prosegue fino a domani e ieri si è aperta con una sessione inaugurale cui sono intervenuti anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, e il segretario generale della Farnesina, Elisabetta Belloni. A questi veri e propri stati generali partecipa anche un ambasciatore trentino, Mauro Battocchi, originario di Tione, che dall’autunno scorso guida la rappresentanza italiana in Cile, dopo aver ricoperto l’incarico di console generale a San Francisco e quello di consigliere diplomatico al ministero dello sviluppo economico, nella legislatura precedente. Laureato in economia alla Bocconi di Milano, Battocchi in oltre 25 anni di carriera ha lavorato in precedenza nella sezione finanziaria del consolato italiano a Bonn, è stato a capo della sezione economica dell’ambasciata italiana a Tel-Aviv e del desk per la promozione di commercio e investimenti al ministero degli Affari esteri a Roma. E proprio il ruolo sempre più strategico delle ambasciate nella promozione del sistema Paese, dell’economia e della cultura, è al centro delle sottolineature che Mauro Battocchi rivolge all’Adige, che lo ha raggiunto durante una pausa dei lavori in corso a Roma. 

Ambasciatore, si intuisce che la figura del diplomatico ha vissuto un’evoluzione profonda negli ultimi anni e decenni.

«Certo, accanto alla tradizionale funzione di rappresentanza del governo nei Paesi ospitanti, assume rilevanza crescente il ruolo di catalizzatore dell’attività di imprese, università, centri tecnologici, sistema di innovazione, oltre naturalmente alla cultura italiana e al turismo, il tutto favorendo partnership con realtà locali. All’interno del ministero, nel 2010, è nata una direzione denominata appunto “Sistema Paese”, inoltre esiste una cabina di regia interministeriale per la promozione concreta dell’Italia a livello globale».

Insomma, l’ambasciatore dev’essere anche un bravo manager…

«Assolutamente si: serve una precisa capacità di gestire il bilancio delle ambasciate. Fondamentale è anche la comunicazione, oggi non si tratta di parlare solo ai governi ma anche alle opinioni pubbliche straniere. In questo senso, l’Italia ha dei vantaggi di fondo, perché è forse il Paese più amato all’estero, il che inorgoglisce chi, come me, la rappresenta. Anche qui in Cile si apprezza una “narrazione italiana”, l’ammirazione per uno stile di vita da imitare nel segno del bello (l’estetica che migliora la vita), del prodotto sicuro e realizzato con cura per design e funzionalità, delle cose fatte con passione, in un Paese dove batte un cuore forte».

In Cile, dunque, le imprese italiane sono bene insediate?

«Si tratta del Paese più dinamico e stabile dell’America Latina, con tassi di crescita economica costanti: qui gli investimenti italiani sono importanti. L’Enel, per esempio, è la principale utility elettrica e nella capitale Santiago fornisce anche i bus elettrici al servizio di trasporto pubblico, che qui è particolarmente innovativo per abbattere l’inquinamento atmosferico. II risultato della promozione del nostro sistema Paese si misura nella crescita dell’export, nell’aumento delle persone che parlano italiano, nell’immagine positiva di un’identità solida».

In Cile c’è anche una significativa romanità di origini trentine.

«Soprattutto nel Nord del Paese, intorno alla città de La Serena, dove sono già stato in visita. Gli emigrati trentini si sono fatti onore: arrivavano in particolare dalle valli di Cembra, di Rabbi e di Sole. Forti della loro tradizionale cultura del lavoro e dell’impegno hanno raggiunto posizioni anche da protagonisti dell’economia della regione».

E come ha trovato il loro legame con le radici trentine?

«Straordinario. Quando ero loro ospite e ho assaggiato una polenta senz’altro all’altezza degli standard trentini. li filo tra il Cile e il Trentino, entrambe terre di montagna, è rafforzato dalla presenza, nella città de La Serena, di un gioiello quale la scuola italiana Alcide Degasperi, che promuove l’insegnamento della lingua e la conoscenza della nostra cultura. Oggi non è frequentata solo da discendenti dei trentini ma anche da altri cileni che colgono questa offerta didattica, estesa dall’asilo fino al liceo, con l’insegnamento che si svolge in spagnolo e in italiano. Gli studenti hanno partecipato anche ad alcune delle numerose iniziative promosse anche qui per i 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. È nato anche un Foro delle università italiane e cilene e mi auguro che l’ateneo di Trento aderisca e diventi un propulsore dell’iniziativa. D’altra parte, solo nell’ultimo anno, otto di questi studenti sono stati ammessi all’Università di Trento, a riprova di quanto sia vivo questo legame».

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