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Intervento del Ministro Bonino al 20th United Nations Secretary General’s Advisory Board on Water & Sanitation Meeting


(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)



Sua Maestà il Re dei Paesi Bassi,


Segretario Generale del BIE,


Ministro per le Risorse Idriche della Repubblica popolare cinese,


Presidente ad interim dell’Advisory Board,


Sindaco di Milano,


Commissario Unico del Governo per l’Expo 2015,


Signore e Signori,


intervengo con grande piacere al ventesimo incontro dell’Advisory Board on Water and Sanitation del Segretario Generale delle Nazioni Unite.


Sono lieta che l’Advisory Board abbia accolto la proposta del Governo italiano di organizzare a Milano e insieme a EXPO 2015 questo evento. Di ciò desidero ringraziare in modo particolare il Re dei Paesi Bassi. A Sua Maestà siamo inoltre molto grati per l’onore che ci riserva con la Sua presenza e per aver significativamente contribuito a fare avanzare il dibattito sulla gestione sostenibile delle risorse idriche. D’altronde, chi meglio degli olandesi conosce le virtù e le minacce dell’acqua?


Anche grazie all’impulso da Lei impresso in questi anni, l’accesso all’acqua e ai servizi igienici di base è evoluto da una nobile idea a un diritto dell’uomo riconosciuto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dal Consiglio dei Diritti dell’Uomo. L’azione dell’Advisory Board ha stimolato e indotto governi, organizzazioni internazionali, organizzazioni non governative, banche di sviluppo a lavorare insieme per l’obiettivo del Millennio sulla sostenibilità ambientale e per dimezzare entro il 2015 la percentuale delle persone che non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base.


Un detto popolare italiano dice: semplice come bere un bicchiere d’acqua. Eppure, questa semplicità è ancora un lusso per i 783 milioni di uomini e donne che non hanno ancora accesso all’acqua potabile. E sono 2,5 miliardi le persone che non hanno accesso ai servizi igienici di base. Come possiamo dare una speranza di vita migliore ai bambini che perdono giorni di scuola – e talvolta purtroppo anche la vita – per malattie contratte da acqua contaminata? Come possiamo spezzare il giogo della povertà se non riduciamo il costo dell’acqua potabile e le inefficienze nell’irrigazione? E come possiamo pretendere di garantirci sicurezza, se la scarsità di acqua e le tensioni che essa genera tra Stati non assumono centralità nel lavoro delle diplomazie? Ad esempio, non si può cogliere appieno la complessità delle relazioni israelo-palestinesi se non si comprende che la Striscia di Gaza e il bacino del fiume Giordano sono tra le aree al mondo con i più alti tassi di crescita della popolazione e con le minori quantità di acqua pro capite.


L’agenda per l’acqua deve essere parte integrante della nostra politica estera. Perché un’agenda per l’acqua significa un’agenda per la pace, per l’inclusione sociale, per i diritti e per lo sviluppo. Investire nell’acqua è anche un modo per favorire la crescita. Avvertiamo la necessità di più partenariati e più cooperazione tra governi, organizzazioni internazionali e organizzazioni non governative sulle risorse idriche, sull’accesso all’acqua, sulla gestione e sul trattamento delle acque, sulla condivisione dell’innovazione e delle tecnologie.


Difficilmente l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite avrebbe potuto essere più tempestiva nel proclamare il 2013 l’anno internazionale della cooperazione nel settore idrico. E altrettanto appropriata è stata la decisione di Expo Milano di individuare sin dall’inizio nell’acqua un aspetto centrale della manifestazione e del suo sito espositivo. Nel progetto di partecipazione, i Paesi saranno invitati a declinare – ognuno a suo modo – la loro visione dell’acqua e i visitatori saranno coinvolti in itinerari e dibattiti sullo stesso tema. Il Commissario Unico, Giuseppe Sala, ci illustrerà il ruolo dell’acqua nel sito espositivo e i punti della Strategia elaborata da Expo Milano sull’acqua. Io mi limito a sottolineare che la scelta di Expo è pienamente condivisa dal Governo italiano, nella consapevolezza che l’Esposizione offre una grande opportunità all’Italia e ai tanti partecipanti di contribuire al dibattito globale su tale vitale tema. L’incontro odierno è un primo tangibile segnale.


Colgo inoltre l’occasione per anticipare che l’Italia ha un orientamento favorevole a includere tra i possibili Sustainable Development Goals anche uno specifico obiettivo relativo all’acqua e ai servizi igienici di base. Nel contempo, per il carattere trasversale che attribuiamo all’acqua, intendiamo sostenere la proposta dell’Advisory Board per introdurre specifici targets negli altri Obiettivi di Sviluppo Sostenibile in modo da monitorare e assicurare la gestione sostenibile delle risorse idriche. E dato che per noi l’acqua deve assumere una maggiore centralità nell’agenda dello sviluppo post-2015, il tema continuerà a essere prioritario anche nei settori di intervento della Cooperazione italiana.


Avvertiamo inoltre la necessità di un approccio integrato alla tematica dell’acqua. Del resto, il documento finale della Conferenza di Rio +20 sullo sviluppo sostenibile evidenzia che la gestione sostenibile delle risorse idriche va necessariamente collegata ad altre questioni fondamentali, quali la sicurezza alimentare, lo sviluppo rurale e la crescente domanda di energia. Anch’io sono fermamente convinta che il tema dell’acqua sia strettamente connesso con altre sfide globali, come quelle dell’agricoltura e della sicurezza alimentare, del cambiamento climatico, dell’istruzione, della sanità e dell’eguaglianza di genere. E’ naturale per me – che ho speso tanto tempo e passione nella lotta contro la fame e per i diritti delle donne – collegare alimentazione, acqua e donne.


Chi si occupa di questioni femminili in Paesi in cui i diritti delle donne sono compressi e la dignità umana annichilita dai morsi della fame e dalle arsure della siccità, chi opera in queste aree per lo sviluppo e le libertà si rende conto che la promozione della condizione della donna e le lotte per il miglioramento delle loro condizioni elementari di vita sono essenziali per promuovere anche lo sviluppo economico e politico. Questo è anche il senso che abbiamo voluto dare all’EXPO di Milano del 2015, nella convinzione che le donne – il cui ruolo non può certo essere rinchiuso entro i confini esclusivi del focolare domestico – hanno una spiccata e naturale sensibilità ai temi dell’alimentazione e della nutrizione. Abbiamo quindi pensato all’EXPO come un’opportunità per l’empowerment delle donne.


Sono tanti gli esempi dello speciale rapporto delle donne con il cibo e con l’acqua. Io vorrei ricordare il caso emblematico di alcune donne sudanesi, che permisero di superare uno stallo negoziale in Darfur…indicando che il fiume sulla cui sorte i negoziatori erano divisi si era in realtà prosciugato da tempo. Le donne lo sapevano perché – a differenza dei negoziatori – per loro, per la loro vita quotidiana, era stato davvero essenziale e non un punto di mero principio. E ricordo il bel film “E ora dove andiamo?” sui particolari metodi culinari con i quali coraggiose donne di un villaggio libanese sono riuscite a prevenire scontri violenti tra i loro uomini.


In un tempo di contrapposizioni ideologiche e fanatismi settari, la condivisione del cibo può avvicinare i popoli. Vogliamo fare dell’EXPO una gioiosa festa di integrazione culturale. I sapori di un piatto e i metodi di lavorazione, conservazione e cottura degli alimenti riflettono le sensibilità, le abitudini e le tradizioni di un popolo. E allora per i milioni di visitatori ai quali Milano spalancherà le sue porte, assaggiare le diverse pietanze, compiere i gesti più naturali della vita – come mangiare e bere – sarà un modo speciale per conoscere una cultura diversa e per rispettare la gente che ha ideato la ricetta.


Credo sia importante che questo messaggio di tolleranza e di integrazione sia diffuso al mondo da Milano, città accogliente e cosmopolita, centro di gravità dell’Europa, luogo di creatività in grado di dire chi sono gli italiani, cosa possono fare, dove può arrivare la loro intraprendenza, e cosa è l’idea italiana di eccellenza, innovazione e qualità della vita. Da Milano l’Italia vuole proiettare nel mondo la sua millenaria cultura dell’alimentazione e di rispetto dell’ambiente e del territorio. Ma non vogliamo dare lezioni. Perché siamo consapevoli delle contraddizioni di un Paese in cui coesistono settori di avanguardia tecnologica e sacche di arretratezza. Anche nel settore idrico, dove a eccellenze apprezzate ovunque si abbinano sprechi di risorse e difficoltà ad arginare il dissesto idrogeologico.


Per la coincidenza temporale con la scadenza degli obiettivi del Millennio, l’EXPO di Milano è anche un’opportunità di riflessione globale sui programmi che la comunità internazionale ha adottato e su quelli che dovrà adottare per consolidare e migliorare i risultati che saranno stati raggiunti nel 2015. Non a caso, l’ONU è stata tra i primi ad aderire all’Expo, che è un’occasione per le Nazioni Unite di presentare quanto hanno fatto e stanno facendo per gli obiettivi del Millennio. La collaborazione tra Expo 2015 e le Nazioni Unite sarà ribadita nei prossimi giorni con la firma del Contratto di Partecipazione delle Nazioni Unite a Expo.


I temi dell’alimentazione, dell’acqua e delle donne – proprio perché intimamente legati tra loro – richiedono risorse finanziarie. Vorrei allora ricordare gli sforzi finanziari che Governo, Istituzioni locali e privati stanno compiendo per assicurare il successo all’EXPO 2015. L’Italia funziona quando ha un preciso obiettivo da raggiungere. Quando vi è una scadenza, quando arriva il momento e la data si avvicina, l’Italia riesce sempre ad attivare risorse e modalità organizzative. Sono sicura che anche questa volta non mancheremo l’appuntamento con il più importante evento internazionale che si svolgerà nel nostro Paese nei prossimi anni.


Il forte impegno italiano è confermato anche dal fatto che i fondi stanziati dal Governo per la realizzazione dell’Expo non sono stati ridotti di un solo euro, nonostante negli ultimi mesi siamo stati costretti ad adottare stringenti manovre correttive del bilancio pubblico. E’ il segnale inequivocabile che l’Italia crede nell’Expo, nei benefici che produrrà per l’umanità, e anche nei notevoli ritorni di promozione e crescita per il nostro Paese. In questo momento difficile per la nostra economia, l’Expo è una grande opportunità di rilancio.


Secondo un recente studio dell’Università Bocconi, Commissionato dalla Camera di Commercio di Milano, l’Expo genererà 10,5 miliardi di euro di PIL aggiuntivo; 199.000 nuovi posti di lavoro tra il 2012 e il 2020; 4,8 miliardi di euro di valore aggiunto per i flussi turistici e 1,7 miliardi per la produzione delle nuove società che saranno appositamente create per l’evento. Uno dei ritorni più significativi sono gli investimenti dei Paesi partecipanti. Il loro totale ammonta a 1,2 miliardo di euro, un dato raccolto dalla Società Expo in base alle indicazioni di stanziamento fornite dagli stessi Paesi. Questi investimenti – che confluiranno nel nostro sistema economico nei prossimi 24-30 mesi – sono il risultato di quella diplomazia per la crescita alla quale ho voluto attribuire la priorità del mio mandato di Ministro degli Esteri.


Il Ministero degli Esteri è fortemente impegnato nella realizzazione dell’Expo anche con un’azione volta a facilitare l’adesione dei Partecipanti Internazionali. Sono 129 i Paesi e le organizzazioni internazionali che hanno assunto l’impegno di partecipare. A meno di due anni dall’evento, abbiamo quasi raggiunto l’obiettivo dei 130 partecipanti che il Governo italiano aveva assunto con il BIE nel 2008. La mia presenza qui, accanto al Segretario Generale del BIE e al Commissario Unico del Governo, conferma tale nostra comune determinazione. Vogliamo aumentare ulteriormente il numero dei Paesi aderenti e intendiamo cooperare sui contenuti e sugli aspetti organizzativi con i Paesi che hanno già aderito.


Il carattere universale del tema dell’Esposizione di Milano non richiede solo l’adesione numerosa dei partecipanti, ma anche il loro contributo propositivo. Abbiamo adottato fin da subito un approccio inclusivo e cooperativo. Offriamo il contenitore di altissima qualità, ma il contenuto sarà il frutto di un’opera di squadra di Governi, organizzazioni internazionali, imprese e privati cittadini. Contiamo anche sul vostro apporto. Con questo auspicio, formulo a tutti voi i miei migliori auguri di buon lavoro! Grazie.