L’Ambasciata d’Italia a Londra è una delle residenze diplomatiche d’Italia più illustri e conserva al suo interno, al pari di un museo, una delle più importanti raccolte d’arte esistenti nelle sedi diplomatiche. L’edificio che accoglie tale collezione era la dimora del Conte di Effingham, Thomas Grosvenor, un edificio di gran pregio che ancora oggi conserva l’antica struttura georgiana. Il palazzo sorge sul terreno dell’antico feudo di Ebury appartenente all’Abbazia di Westminster e andato in eredità a Sir Richard Grosvenor, che vi fece costruire l’edificio. Questa realizzazione architettonica rientra in un più ampio progetto urbano che prevedeva, dinanzi al palazzo di Sir Richard, una piazza vastissima, chiusa da edifici monumentali in tutti e quattro i lati, che però non trovò mai compimento.
L’architetto scozzese Colen Campbell viene incaricato della progettazione dell’edificio sul lato est della piazza per realizzare un’ elegante e armonica architettura in stile palladiano. Nel 1725 John Simmons, subentrato nella direzione dei lavori, dà inizio alla costruzione di quello centrale del lato orientale della piazza – l’attuale Ambasciata – la cui facciata, contrassegnata con il n. 4, si distingue per le maggiori dimensioni e per il protiro classicheggiante a colonne e frontone. L’edificio viene portato a termine nel 1728 mentre gli altri saranno conclusi 7 anni dopo. Per mantenere la continuità delle facciate, all’estremità l’architetto ripete alcuni elementi architettonico – ornamentali del palazzo centrale restituendo al complesso urbano una generale armonia e una scansione ritmica del telaio edilizio del lato orientale, che si è mantenuto ancor oggi sull’attuale slargo di Grosvenor Square.
L’edificio, rimasto invenduto nonostante la sua eleganza tipica del primo Settecento, viene offerto alcuni anni dopo da Simmons come premio di una lotteria. Il vincitore è Francis Howard, Conte di Effingham che, a sua volta, lo dà in affitto – fino al 1741 – per poi venderlo al Conte di Malton e primo Marchese di Rockingham, Thomas Watson – Wentworth. Costui apporta sostanziali modifiche alla struttura interna e cura una nuova decorazione a stucco dei soffitti. Dopo alterne vicende, la dimora abitata per oltre 30 anni da Sir Charles, Secondo Marchese di Rockingham e Primo Ministro nel 1765 e 1782, passa in eredità al nipote William Wentworth, Quarto Conte Fitzwilliam. E’ da lui che vengono eseguiti numerosi interventi architettonici documentati dalle ragguardevoli spese per il Palazzo, ammontanti a 3.986 sterline del tempo. Ulteriori trasformazioni vengono apportate dalla sua famiglia nel secolo successivo e anni dopo, fino al 1902, anno in cui le modifiche sono state sostanziali: hanno previsto, infatti, l’aggiunta di un piano e di un corpo di un nuovo edificio sul lato posteriore, a collegamento con le architetture che si innalzano su Three Kings Yard. In quest’ala è ospitata oggi la Cancelleria dell’Ambasciata. La storia della Residenza diplomatica di Londra, ospitata nella dimora storica dei Grosvenor, qui sinteticamente descritta, affonda le sue origini all’epoca degli Stati preunitari e al tempo di Cavour; in particolare, si lega all’antica presenza sul suolo inglese di un’attiva residenza diplomatica del Regno di Sardegna, unico Stato preunitario ad avere un tale ruolo politico con l’Inghilterra. I fitti rapporti del Regno di Sardegna avvenivano nel Palazzo della Legazione di allora, oggi non più esistente, ubicata in Sardinia Street, già in prossimità di Lincoln’s Inn Fields.
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L’anno 1856 è di particolare rilevanza per la storia delle relazioni diplomatiche fra i due regni, con il viaggio a Londra di Vittorio Emanuele II in visita alla regina Vittoria, e con la nomina a Ministro Plenipotenziario del Marchese Emanuele D’Azeglio, il quale inaugura una politica di alleanze condotte da Cavour che si rivelerà fondamentale per la nascita del regno d’Italia (1861). Le relazioni diplomatiche si rafforzano tramite la Legazione, che viene elevata al ruolo di Ambasciata nel 1876. Il primo Ambasciatore d’Italia presso la corte di san Giacomo è Luigi Menabrea, che precedentemente aveva ricoperto anche le funzioni di Ministro degli Esteri. La decorazione originaria in “stile Adam” del palazzo diplomatico, già dimora dei Grosvenor, si è mantenuta oggi solo in parte, ma ancora evidenzia grande finezza esecutiva in alcuni particolari architettonici degli ambienti, come in tutti i camini esistenti nelle sale al pianterreno e al primo piano, in particolare nelle Sale Adam, Blue Room e nel Salone da ballo. Qui, l’adesione a modelli e tipologie formali proprie della decorazione a stucco delle case georgiane di quell’età, si accompagna alla rielaborazione dei motivi ripresi dall’antico, sempre mantenendo una stretta armonia con le sobrie soluzioni architettoniche georgiane. Tra gli ambienti più significativi, al pianterreno, va segnalata, innanzitutto, la Sala dei pranzi ufficiali che deve il suo aspetto elegante ai sei Arazzi del Bachiacca (Borgo san Lorenzo 1494 – Firenze 1557), mirabili spalliere commissionate dal Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici nel 1545 e destinate alla Sala dell’udienza in Palazzo Vecchio a Firenze. Queste 6 spalliere sono state realizzate tra il 1549 e il 1553 dagli Arazzieri della Manifattura medicea, Jon Rost (Bruxelles 1535 – Firenze 1564) e Niklaus Karcher (Bruxelles 1498 – Mantova 1562), che in una trama preziosa di fili di seta, lana, oro e argento, hanno trasposto i mirabili disegni di grottesche e animali, ripresi dai prototipi dell’Antichità di Francesco Ubertini (Borgo San Sepolcro 1494 – Firenze 1557). La qualità della fattura ed anche lo stato di conservazione rendono unici questi esemplari, facenti originariamente parte di una serie di 10 di cui 4 sono rimasti a Firenze. Al fascino di questa Stanza contribuiscono il bel camino georgiano in marmo bianco, due consolles settecentesche in legno intagliato e dorato e un prezioso centrotavola argentato in stile barocco – berniniano, composto da numerosi pezzi di bella fattura. Degno esempio dell’elegante decorazione lignea della dimora Grosvenor che rispecchia il gusto dell’epoca, è la boiserie che riveste le pareti dello Studio dell’Ambasciatore, che ha il suo punto decorativo più alto nella fastosa mostra di camino finemente intagliata a motivi floreali e volute. I pannelli in legno di noce che rivestono le pareti ospitano, all’interno delle specchiature, alcuni interessanti dipinti dei secc. XVI e XVII. Anche lo scalone che conduce al piano superiore è arredato con pezzi di rara bellezza, dal basso, una consolle siciliana e alcune sculture della collezione archeologica dell’Ambasciata: piccoli busti tra cui un Eros, originale greco, alcuni busti muliebri “all’antica” riferibili ai secc. XVII e XVIII e altri arazzi fiorentini della collezione, questi pienamente seicenteschi, accompagnano il visitatore dopo la visione di quelli più antichi rinascimentali conservati nella vicina Sala da pranzo. Nel Vestibolo, altresì, sono appesi i due arazzi più preziosi e monumentali, per dimensioni, della dimora diplomatica: L’Apollo che guida il carro del Sole, firmato e datato 1642 da Pierre Lefèbvre (Anversa 1579 – Firenze 1669) e l’Allegoria della Notte, su cartone di Lorenzo Lippi ( Firenze 1605-1665), pittore fiorentino, eseguita tra il 1641 e il 1643. Al piano superiore l’Adam Room è uno degli ambienti più interessanti sotto il profilo architettonico: conserva, infatti, parte dell’antica decorazione a stucco settecentesca in stile Adam, da cui la Stanza prende appunto il nome. Nel soffitto, motivi geometrici dividono la superficie in specchiature ove sono inseriti tipologie decorative varie, tutte attinte dal repertorio classico e rielaborate con fantasia, come i piccoli esagoni derivanti dai lacunari antichi o i girali vegetali ripresi, in particolare, dai fregi scolpiti dell’Ara Pacis. L’allestimento di questa Sala si avvale anche di un’altra serie di arazzi, questa volta di produzione francese della Manifattura Gobelins, in cui figurano soggetti che illustrano le Stagioni rappresentando lavori dei campi e dei giardini di Enfants Jardiniers, eseguiti nel 1664 su cartoni del pittore Sève le Jeune, che, a sua volta, si è ispirato ai modelli di Charles le Brun. Questi arazzi dell’Ambasciata appartengono alla quarta serie delle varie redazioni eseguite dalle botteghe arazziere e questa venne realizzata nella Bottega di De la Croix negli anni 1703-1705. Giunsero probabilmente a Firenze come dono al Granduca di Toscana da parte del re Luigi XIV che li aveva acquistati nel 1685. Oggi, ottenuti in prestito temporaneo dalle Gallerie degli Uffizi, sono appesi su tutte le pareti fiancheggiando su una delle due pareti brevi, un camino in stile Adam, adornato da motivi di ghirlande e volute ai lati. Dopo la Blue Room che si distingue, invece, per la ricca collezione di dipinti italiani e inglesi, di grande valore, riferibili ai secc. XVI-XVIII, è degna di particolare nota la cosiddetta Sala da ballo che presenta un allestimento di particolare pregio: si avvale, infatti, della presenza di ampi arazzi con le figure dei Fiumi e dello stemma e corona medicei, che sono molto simili a quelli dipinti da Sebastiano Ricci nell’affresco in Palazzo Pitti. Sono stati tessuti nella Bottega di Giovanni Battista Termini ed eseguiti su cartoni di Giovanni Camillo Sagrestani, tra il 1710 e il 1717. Un’altra elegante boiserie che conferisce intimità ed eleganza al piccolo ambiente, è quella realizzata nel cosiddetto “Salottino veneziano”, ove, oggi, si svolgono i pranzi ufficiali previsti per un numero ridotto di invitati. Tra le specchiature in legno di ciliegio, sono ricavate piccole nicchie per statue e per vetrine che ospitano una preziosa collezione di porcellane di Meissen. Questa stanza raccoglie, inoltre, piccoli capolavori di pittura, come il Ritratto di giovane uomo di Leandro Bassano, la testa di popolana di Gaetano Gandolfi, e di ebanisteria, come la commode dipinta a motivi floreali del Settecento e un importante cassettone dipinto con scene di paesaggio, riferibile alla stessa epoca.