(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)
Signore e Signori,È per me un piacere ed un onore accogliere oggi alla Farnesina la signora Tawakul Karman, Premio Nobel per la Pace 2011, che ringrazio di cuore per avere accolto il mio invito.Ringrazio la Vicepresidente del Senato della Repubblica Emma Bonino, il Sottosegretario Marta Dassù e il Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo Elisabetta Belloni per aver reso possibile questo incontro.Un grazie sentito, infine, alla Signora Anna Fendi – per la sua profonda sensibilità, di cui anche in quest’occasione ha saputo dare prova – e a tutti i rappresentanti della società civile qui presenti per la loro adesione calorosa a questo evento.
Signore e Signori,non è da oggi che il Ministero degli Affari Esteri ha come priorità della sua azione la promozione del ruolo della donna. E non è da oggi che lavoriamo affinché lo sforzo della società civile in questo campo sia sostenuto e valorizzato non solo in ambito nazionale, ma anche in ambito internazionale.È questa una battaglia di civiltà che il Governo Italiano nel suo complesso conduce con coerenza. Benché la crisi finanziaria in questo momento ci costringa a compiere quotidianamente tante scelte difficili – a volte persino dolorose – la nostra determinazione non viene meno.
Le politiche di promozione del ruolo e dei diritti delle donne non possono essere impostate secondo uno schema predeterminato, uguale in ogni luogo e in ogni tempo. Di questo siamo ben consapevoli, come testimoniano le recentissime Linee guida della Cooperazione Italiana, con le quali il Ministero degli Affari Esteri conferma e approfondisce una riflessione iniziata da oltre un quarto di secolo.Le politiche di promozione dei diritti e del ruolo delle donne mirano ad incidere sulla società e a renderla più equa e giusta: esse agiscono su dinamiche profonde, strutturali, necessariamente di lunga durata. Dinamiche che si declinano in modo differente a seconda dei contesti. La diversità culturale è infatti un valore nel quale l’Italia crede profondamente.Ricevo costantemente dai miei interlocutori stranieri attestazioni di stima per la sensibilità di cui noi italiani sappiamo dare prova. Nella cooperazione internazionale, ma anche nelle missioni di pace e persino nelle relazioni commerciali sappiamo portare la nostra capacità di entrare nel cuore della gente. È parte della nostra umanità, del nostro essere un popolo di frontiera, che in ogni luogo si sente un po’ a casa propria.
L’Italia si rallegra quindi per la felice decisione del Comitato per l’assegnazione del Nobel. Decisione che l’Italia ha sostenuto, avendo appoggiando la campagna per il conferimento del Nobel per la pace alle donne africane. Il conferimento del premio a tre donne, due africane e una araba, ha premiato questa felice intuizione, con un abbraccio ideale a tutte coloro che – anche in contesti difficili – si battono per un’uguaglianza vera tra donna e uomo.
“Le donne devono smettere di sentirsi parte del problema e diventare parte della soluzione”. Queste parole della Signora Karman sintetizzano in maniera efficace anche i principi ispiratori della nostra azione sia nei fori multilaterali che nell’attuazione pratica delle molte iniziative della Cooperazione Italiana. Siamo convinti che dobbiamo restituire alle donne il loro ruolo di protagoniste della storia. I tempi sono già più che maturi per riconoscere chiaramente l’impegno delle donne per la pace e per lo sviluppo e per valorizzarne il contributo alla crescita del loro Paese.Gli eventi straordinari della primavera araba ai quali abbiamo assistito nell’ultimo anno hanno dimostrato come le donne abbiano dato ampiamente prova di sapere assumere anche le più alte responsabilità. Una delle misure del successo della transizione democratica in corso sarà sicuramente la capacità delle nuove leadership di promuovere i diritti e le aspirazioni delle donne. Abbiamo già assistito ad alcuni segnali incoraggianti: le prime consultazioni elettorali hanno generalmente visto l’aumento della presenza femminile nei Parlamenti.
Molto c’è ancora da fare, non solo nei Paesi in transizione, ma anche nel nostro stesso Paese. In questo sforzo, so bene che possiamo contare sul costante sostegno e sull’incoraggiamento della società civile. Una società civile che certamente non si limita a seguire, ma che costantemente anticipa l’azione delle istituzioni, stimolandoci a fare sempre di più e sempre meglio, a vedere il mondo da una prospettiva diversa. Per questa loro opera ringrazio in modo particolare le organizzazioni non governative, per il tramite della loro qualificata rappresentanza intervenuta oggi a quest’evento.
Signore e Signori,tengo in modo particolare a ricordare che oggi, 6 febbraio, ricorre la giornata mondiale della lotta contro le mutilazioni genitali femminili. È a tutti ben noto l’assiduo e costante impegno della Farnesina contro una pratica così gravemente lesiva della dignità della persona. Nonostante la riduzione dei fondi per la cooperazione allo sviluppo, l’Italia contribuisce al fondo contro le mutilazioni genitali femminili istituito presso l’United Nations Population Fund e l’UNICEF. Il Governo italiano sostiene inoltre in modo convinto la campagna per arrivare all’adozione di una risoluzione ad hoc dell’Assemblea delle Nazioni Unite sulla messa al bando delle mutilazioni genitali femminili. E’ un’iniziativa che travalica i suoi obiettivi di carattere sanitario e che non vuole assolutamente interferire con le specificità giuridiche e religiose dei vari popoli. La risoluzione mira soprattutto a riaffermare il rispetto dei diritti umani più basilari, quale il diritto fondamentale all’integrità fisica.Siamo convinti che la Campagna contro le mutilazioni genitali femminili sarà coronata del meritato successo. E’ una battaglia che deve essere vinta e che lo sarà, grazie anche agli sforzi di quanti, come il Senatore Emma Bonino, vi si sono dedicati a fondo e da lungo tempo. Una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite non cambierà immediatamente pratiche a volte diffuse da secoli. Sarà un primo passo di altissimo valore simbolico. Un monito per i Governi e per la coscienza collettiva sull’esigenza di mettere al bando le pratiche che offendono la dignità delle persone e delle donne in particolare.
Vi lascio ora a questa occasione di confronto e di scambio con la Signora Karman. Una donna forte, che ammiro e rispetto profondamente, che viene da un Paese in questi giorni più che mai al centro dell’attenzione del mondo. Una donna che è riuscita ad affermarsi a livello nazionale ed internazionale per il suo forte impegno politico, fino ad ottenere i più alti riconoscimenti internazionali.
Vi ringrazio ancora per l’attenzione e prego lascio ora al Sottosegretario Marta Dassù la conduzione dei lavori.