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Speech detail

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)




Chiarissimo Prorettore Adriano Redler, Signore e Signori,


sono molto lieto di questo incontro. Ringrazio il Presidente, Dottor Giuseppe Spiezia. E saluto il Presidente onorario di “Ad spem”, Professor Franco Mandelli, al quale mi legano profondi vincoli di amicizia e stima. Il Professor Mandelli è stato insignito dei più alti riconoscimenti nazionali e internazionali. Il suo nome, il suo eccezionale valore scientifico, la sua straordinaria umanità e il profondo impegno solidaristico sono conosciuti e ammirati in tutto il mondo. Una volta negli Stati Uniti il Direttore di uno dei più importanti centri ematologici, al quale avevo segnalato un particolare caso, mi rispose con sorpresa dicendo: “francamente, non capisco perché vi rivolgete agli Stati Uniti, voi che in Italia avete Mandelli”. Vorrei anche ricordare l’impegno del Professor Mandelli nell’Associazione Italiana contro le leucemie, linfomi e mieloma, di cui egli è il Presidente. Franco Mandelli appartiene a quella ristretta categoria di persone che, secondo Tolstoy, hanno compreso che la vera gioia si ottiene solo se si guarda alla vita come un servizio.


Signore e Signori,


il volontariato testimonia che si può fare molto quando cittadini generosi e motivati si associano, mettendo insieme capacità organizzative e i progressi compiuti dalla scienza. E siccome non basta fare il bene, ma occorre anche farlo bene, l’Associazione “Ad spem” è l’esempio tangibile dei brillanti successi che possono essere ottenuti con la combinazione di dedizione e visione, generosità e organizzazione, società civile e mondo scientifico. L’autosufficienza nel fabbisogno di sangue a uso trasfusionale è un traguardo notevole che voi – con quasi 2 milioni di donatori – avete conseguito con i vostri ammirevoli sforzi.


Quando alcuni sostengono, per ignoranza o in mala fede, che gli italiani sono un popolo di individualisti, incapaci di organizzarsi, per smentire tale asserzione è sufficiente ricordare gli eccellenti risultati del volontariato italiano. Il volontariato è una delle più significative realizzazioni della società civile del nostro Paese negli ultimi decenni. Ha radici antiche e profonde in Italia, ma per molto tempo è stato limitato a settori particolari della società. Ora è diventato un vero, grande, crescente movimento popolare. Voi, insieme a tante altre belle realtà dell’associazionismo italiano, avete trovato una risposta a quella che Martin Luther King definiva la “persistente e urgente domanda della vita”, e cioè: “cosa stai facendo per gli altri?”.



Questa domanda vale anche nelle relazioni internazionali. È nel rapporto tra i popoli che il volontariato, e la generosità dell’impegno sociale, nella lotta alla povertà e alle malattie che vi si collegano, fanno la vera differenza. La solidarietà è un aspetto essenziale della politica estera italiana. Viviamo in un mondo interdipendente. I “beni pubblici” determinano la qualità della vita e spesso le scelte degli Stati. Il nostro tempo offre all’uomo nuove opportunità, mai avute prima. Impone anche il dovere di fare un buon uso di esse. Le questioni della salute hanno quindi una rilevanza crescente nell’attività diplomatica. Siamo impegnati nella lotta alla malaria, alla tubercolosi, all’AIDS, alla mortalità infantile, con particolare attenzione e sostegno alla ricerca nei Paesi in via di sviluppo.


Ho visitato pochi giorni fa a Maputo un eccellente centro di formazione per ricercatori mozambicani sostenuto proprio, tra gli altri, da questa Università. Argomenti fino a pochi decenni fa estranei all’agenda internazionale, sono ora al centro di strategie nelle quali l’Italia è protagonista.


Nel nostro impegno per la cooperazione allo sviluppo la sanità è prioritaria. Assicuriamo assistenza medica nelle grandi emergenze derivanti da calamità naturali o da guerre; e in questi giorni stiamo inviando un ospedale da campo in Giordania per i feriti siriani. Formiamo personale medico e paramedico per i Paesi che ne hanno più bisogno.


Vorrei evidenziare un altro ambito che mi sta particolarmente a cuore: la ricerca scientifica e tecnologica. Nell’immaginario della mia generazione, il progresso si identificava con la conquista dello spazio. Oggi, il settore di punta è quello biologico e medico. Su queste sfide si misura il prestigio di un Paese. Ho lanciato nelle scorse settimane, insieme al Ministro Profumo, un progetto strutturato per rendere sistematico il rapporto tra quell’enorme, ricca risorsa rappresentata dai nostri ricercatori all’estero, e il nostro Paese. Ho dato impulsi in questo senso a tutte le Ambasciate italiane, per incoraggiare le collaborazioni tra le nostre Università e quelle straniere, tra i centri di biomedica più avanzati, come quelli esistenti negli Stati Uniti, in Europa, in Russia.


Vorrei concludere con un aneddoto. Un giorno, nel corso della sua lotta per l’indipendenza dell’India, Gandhi ricevette una lettera in cui si chiedeva ai leader mondiali di redigere una Carta dei diritti dell’uomo. Gandhi, che si batteva per i diritti fondamentali del suo popolo, sorprese tutti con la sua inattesa risposta. “Dalla mia esperienza – disse – ho capito che è molto più importante avere una Carta dei doveri”. Ecco, con il vostro meritorio impegno, nel donare senza chiedere, avete dimostrato di aver compreso e attuato questo monito. La donazione di sangue è uno dei gesti più generosi, e allo stesso tempo più semplici, che un essere umano può compiere. Ma è anche un dovere morale e civile, che occorre sostenere.

A voi tutti il mio caloroso ringraziamento anche a nome del Governo. Grazie.

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