Il leader di FI all’indomani del vertice: «Manovra per la crescita. Lo Ius scholae è giusto, lavoriamo a una legge migliore Compatti con Kiev, le nostre armi solo in territorio ucraino»
Giù le tasse sui redditi, su le pensioni minime, fondi per le donne e gli studenti. All’indomani del vertice di maggioranza con la premier Giorgia Meloni e gli alleati, Antonio Tajani, ministro degli Esteri e leader di Forza Italia, spiega al Messaggero la sua ricetta per una «manovra improntata alla crescita». Dalle privatizzazioni alla burocrazia, la priorità ai conti. Poi sarà il turno delle riforme: «Lavoriamo a una legge sullo Ius scholae».
Ministro quali sono le priorità della manovra decise al vertice di maggioranza?
«Sostenere famiglie, giovani, imprese, razionalizzare la spesa pubblica. Tagliare lacci e lacciuoli della burocrazia. Mantenere anche quest’anno il taglio del cuneo fiscale. Dobbiamo dare risposte agli italiani, ottenere il massimo in un quadro difficile, tra Patto di stabilità, vincoli di bilancio e debito. Puntare sulla crescita».
Da dove si parte?
«Per Forza Italia la priorità è la conferma del taglio del cuneo fiscale. Poi la riduzione dell’Irpef: dal 35 al 33 per cento per i redditi fino a 60mila euro. Daremo attenzione alle donne, proporremo di allargare la decontribuzione alle partite Iva. Come anche di rifinanziare il fondo per la prima casa per i giovani fino ai 36 anni e il fondo per le garanzie agli studenti universitari».
Sulle pensioni cosa si può fare?
«Il nostro partito farà proposte serie, con le relative coperture. Come un ulteriore sgravio per le pensioni minime e basse, tenendo conto di chi ha versato i contributi e ha lavorato come di chi non li ha versati. Non si può vivere con 600 euro al mese. Il nostro obiettivo è arrivare a 1000 euro entro la fine della legislatura».
Al vertice avete parlato di privatizzazioni?
«A mio parere si può pensare a una nuova, parziale liberalizzazione dei servizi, penso ai porti, oltre alle ferrovie e al Monte dei Paschi».
La Rai si può privatizzare?
«No, la Rai è servizio pubblico e deve rimanere così com’è».
Ritoccherete l’assegno unico?
«L’assegno unico non si tocca e nessuno lo ha ipotizzato. Mai stato in agenda. Semmai dobbiamo opporci ai ritocchi chiesti dall’Europa: non si può dare anche agli immigrati, non è sostenibile».
Da quest’autunno in Europa avrete il commissario Fitto. Sarà vicepresidente?
«Sono fiducioso che avrà una vicepresidenza esecutiva, ho incontrato di recente von der Leyen che ha ribadito la sua stima per Fitto. Tutto il sistema politico dovrebbe sostenerlo. Quando Gentiloni affrontò il test dell’Europarlamento nel 2019, Berlusconi, allora deputato europeo, si presentò alla Commissione economica per mostrare vicinanza. Mi auguro che oggi la sinistra faccia altrettanto».
Siete divisi sulla guerra in Ucraina?
«Sulla politica estera siamo unitissimi, niente sbavature».
Qual è la linea?
«Sosteniamo senza se e senza ma l’Ucraina perché vogliamo arrivare a una pace giusta, che significa integrità territoriale e libertà. Lo dimostriamo ogni giorno: il Cdm ha dato il via libera al prestito italiano da 100 milioni di euro per ricostruire la rete idroelettrica ucraina».
E sull’invasione nella regione russa di Kursk?
«Comprendiamo la reazione ucraina. Ma devo ricordare che né la Nato né l’Italia sono in guerra con la Russia e le armi italiane devono essere usate nel territorio ucraino».
Cosa si attende dalla prossima conferenza di pace?
«Una roadmap per una pace giusta, che non può essere resa dell’Ucraina. Perché funzioni al tavolo devono sedersi anche Russia e Cina».
L’opinione pubblica è stanca della guerra, una certa stanchezza si percepisce anche al governo. Preparate il terreno per Trump?
«Mai parlato di Trump. L’Italia ha lavorato bene con tutti i presidenti americani, Reagan e Clinton, Obama, Trump, Biden. Europa e Stati Uniti resteranno i cardini della nostra diplomazia, a prescindere da chi vince a novembre».
A Gaza Netanyahu ha passato il segno?
«Israele ha diritto a difendersi, ma siamo preoccupatissimi per la situazione umanitaria a Gaza: troppi civili morti. Chiediamo un cessate il fuoco immediato per aiutare la popolazione civile e la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani. Bene l’interruzione dei combattimenti di 72 ore per lanciare la vaccinazione anti-polio».
Giusto sanzionare i ministri estremisti?
«No, è inutile e significa recidere i rapporti diplomatici con Israele. È una proposta di Borrell rimasta senza seguito».
Torniamo al vertice: cosa sarà dello Ius scholae?
«I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore, è una riforma in sintonia con il Paese. Diversissima dallo Ius soli, che è invece una proposta ideologica. Ho dato mandato ai gruppi parlamentari di Forza Italia di studiare il problema della cittadinanza e di preparare una proposta di legge complessiva sia sullo Ius scholae sia sullo Ius sanguinis, norma che va rivista perché oggi permette la concessione della cittadinanza a troppi che non vogliono essere veramente cittadini italiani. Ius scholae vuol dire dare la cittadinanza italiana dopo un percorso lungo dieci anni di studio certificato e superato con profitto e l’ottima conoscenza della lingua, della storia e della geografia della nostra Nazione. A ben vedere, un sistema più severo di quello attuale».
Salvini dice: non è nel programma.
«Non vuol dire che non ci si può lavorare in modo serio: nell’agenda del centrodestra è prevista l’integrazione economica e sociale dei migranti regolari. Anche Quota 41 non è nel programma, eppure se ne parla».
Quindi? Voterete con le opposizioni?
«No, niente giochetti, emendamenti e blitz in Parlamento. Noi siamo seri ed elaboreremo una proposta basata sui dati. È una causa giusta, di un centrodestra moderno, che guarda al futuro. Convinceremo i nostri alleati».
La campagna sui diritti è chiesta dalla famiglia Berlusconi?
«Ascolto sempre i consigli da amici di Pier Silvio e Marina, i rapporti sono ottimi, non hanno mai interferito sul programma politico di Forza Italia».
Simona Agnes sarà presidente della Rai?
«Mi auguro e credo di sì. È una donna e dirigente di grande talento, degna erede di suo padre, ha fatto uno straordinario lavoro in Cda. Non è un nome di partito, noi vogliamo persone capaci e sicuramente lei lo è».
Alla Lega andrà il Dg?
«Prima dei partiti conta la qualità delle persone. Ne parleremo».
In Liguria candidate Cavo?
«Sceglieremo il candidato migliore, cioè vincente. Penso ad un civico. Se non sarà possibile noi abbiamo fatto il nome di Bagnasco, sindaco uscente di Rapallo, ma non ci sono preclusioni».
La Lega vuole fare in fretta sull’autonomia: subito accordi delle Regioni sulle materie non-Lep (Livelli essenziali delle prestazioni). Siete d’accordo?
«Abbiamo tutti votato l’autonomia, ma dobbiamo seguire la roadmap concordata in Parlamento. Prima serve una fotografia della situazione e garantire i Lep. Sulle materie non-Lep, una piccola parte, bisogna procedere con prudenza. Penso al Commercio internazionale, una delega del mio ministero: non è immaginabile mettere l’uno contro l’altro il vino pugliese e quello piemontese. Rischieremmo la guerra delle Regioni e un danno al sistema Italia».