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India, il motore asiatico per l’internazionalizzazione italiana

India, il motore asiatico per l’internazionalizzazione italiana
India, il motore asiatico per l’internazionalizzazione italiana

Il nuovo Piano d’Azione per l’export italiano nei mercati extra-UE, promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), individua nell’Asia-Pacifico uno dei suoi principali assi strategici. Con l’ambizioso obiettivo di portare l’export italiano a quota 700 miliardi di euro, l’India — una delle economie emergenti più dinamiche e rilevanti a livello globale — rappresenta un partner imprescindibile per rafforzare il partenariato economico.
Quello indiano è un mercato chiave, ricco di opportunità per le imprese italiane, grazie a una popolazione giovane e in crescita, e a politiche pubbliche orientate all’apertura e agli investimenti. L’India si prepara inoltre a diventare un attore centrale nell’economia globale, non solo come destinazione per esportazioni e investimenti diretti, ma anche come hub regionale per la riesportazione verso i mercati limitrofi. In questo quadro, l’Amministrazione indiana ha adottato negli ultimi dieci anni politiche volte ad attrarre capitali esteri, con investimenti diretti esteri (IDE) pari a circa 710 miliardi di dollari in quel periodo.

 

Dati e prospettive

Nel 2024, l’export italiano verso l’India ha raggiunto i 5,2 miliardi di euro (+1% rispetto al 2023), collocando il Paese al quinto posto tra i mercati di sbocco italiani nell’area Asia-Pacifico, con un peso del 9,8% sul totale dell’export regionale. Nel Paese, le esportazioni italiane si contraddistinguono per un’elevata diversificazione settoriale: macchinari e apparecchi (40,2%), prodotti chimici (11,5%), computer, apparecchi elettronici ed elettrici (10,3%) metalli di base (7,9%) e articoli in gomma e plastica (4,8%). L’obiettivo per il futuro è incrementare l’interscambio oltre gli attuali 14,2 miliardi di euro e favorire ulteriori investimenti bilaterali, ampliando il numero delle oltre 800 aziende italiane già presenti nel Paese, in particolare nelle aree di Delhi-Gurgaon, Mumbai-Pune, Chennai e Bangalore.
In questo contesto si inserisce il Forum Imprenditoriale, Scientifico e Tecnologico Italia-India, svoltosi a New Delhi il 10 e 11 aprile 2025, che ha visto la partecipazione di 730 delegati (di cui 250 italiani), 484 imprese (117 italiane) e oltre 400 incontri B2B. Il Forum ha messo a fuoco comparti ad alto contenuto tecnologico: industria e agricoltura 4.0, infrastrutture, mobilità sostenibile, energie rinnovabili, tecnologie avanzate, aerospazio, sicurezza, start-up e ricerca scientifica.

All’appuntamento di New Delhi è seguito, il 5 giugno 2025 a Brescia, un secondo business forum tenutosi in occasione del Partenariato Economico Strategico Italia-India.

L’evento ha segnato un ulteriore momento di rafforzamento del legame economico fra India e Italia.

I Ministri Tajani e Goyal hanno aperto il forum imprenditoriale presso il Museo di Santa Giulia per mettere a fuoco le aree maggiormente promettenti per lo sviluppo della cooperazione economica bilaterale.

La scelta di organizzare l’incontro a Brescia nasce anche dal forte interscambio tra Lombardia e India, che ha registrato una crescita di oltre il 10% nell’ultimo anno. Il 40% degli scambi complessivi tra Italia e India transitano dalla regione.

In linea di continuità con l’analogo esercizio svolto a New Delhi ad aprile, il Foro imprenditoriale bilaterale a Brescia ha riunito oltre 400 partecipanti tra aziende, istituzioni e associazioni di categoria, per approfondire opportunità in quattro ambiti: industria 4.0; trasporti; transizione energetica, economia circolare; spazio. I lavori hanno previsto anche sessioni B2B, con circa 170 incontri realizzati tra aziende italiane e indiane.

La nutrita delegazione indiana ha inoltre avuto l’occasione di effettuare incontri e visite alle aziende del territorio bresciano coordinati da Confindustria Lombardia e Confindustria Brescia.

Entrambi gli eventi, inaugurati dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani, rientrano nelle numerose missioni imprenditoriali a guida politica che fanno parte della sua agenda, nell’ambito della strategia di “Diplomazia della Crescita” cui ha dato avvio fin dall’inizio del suo mandato.

 

Il Piano per l’Export

A livello istituzionale, il dialogo tra i due Paesi è stato rafforzato con l’adozione, nel novembre 2024, di un Piano d’Azione congiunto Italia-India 2025-2029, che definisce una roadmap chiara per consolidare il partenariato economico e industriale. Numerose sono le iniziative operative previste a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese italiane in India, a testimonianza di un impegno strutturato e multilivello.
Tra queste, figurano le fiere e missioni imprenditoriali promosse dall’Agenzia ICE, che, con un investimento di 1 milione di euro, puntano a facilitare l’incontro tra aziende italiane e partner locali, creando occasioni concrete di collaborazione.
A loro si affiancano i programmi di business matching sviluppati sia da ICE che attraverso la piattaforma di Cassa Depositi e Prestiti (CDP), oltre a strumenti finanziari dedicati all’espansione internazionale. Nel 2025, CDP ha avviato la sua prima operazione di fusione e acquisizione in India, con un investimento di 114 milioni di euro nel settore automotive, segnando un passo importante nella cooperazione industriale.
SACE, da parte sua, ha messo in campo una potente “Push Strategy” in valuta locale per 200 milioni di euro aggiuntivi, focalizzata su settori strategici come le energie rinnovabili, l’energia, le infrastrutture e la siderurgia. Infine, SIMEST ha attivato una serie di prodotti finanziari agevolati e, ad aprile 2025, ha inaugurato una sede di rappresentanza in India, segnale concreto della volontà di rafforzare stabilmente la presenza del Sistema Italia nel Paese.

 

I settori più promettenti

A conferma dell’interesse verso l’India da parte delle imprese italiane, nei sei mesi più recenti, gli investimenti italiani in India hanno superato i 500 milioni di euro, distribuiti tra aperture di impianti produttivi, centri tecnologici, memorandum d’intesa, acquisizioni e nuovi contratti commerciali. L’India, da parte sua, si propone come hub industriale strategico in diversi settori ad elevato potenziale dove le imprese italiane possono rafforzare il proprio posizionamento attraverso soluzioni tecnologiche, know-how e collaborazione strutturata con partner locali.
Nel comparto agroindustriale, l’Italia — leader globale nelle tecnologie agromeccaniche — è chiamata a svolgere un ruolo di primo piano nei programmi di ammodernamento agricolo avviati dal Governo indiano, che punta su agricoltura di precisione, meccanizzazione sostenibile e tecniche di irrigazione avanzate. Le opportunità riguardano anche la trasformazione alimentare, la logistica a temperatura controllata e i sistemi digitali per la tracciabilità.
Nel settore ferroviario, le previsioni al 2026 indicano un incremento del 157% del traffico merci e del 25% per la domanda di materiale rotabile, mentre il traffico passeggeri crescerà del 30% entro il 2031. Il National Rail Plan 2030 mobilita risorse per 107 miliardi di dollari e il piano Amrit Bharat Station Scheme prevede il rinnovamento di oltre 1.200 stazioni con investimenti superiori a 3 miliardi. Le aziende italiane possono inserirsi nella filiera tramite forniture, tecnologie per la sicurezza e soluzioni per la mobilità smart. Nelle telecomunicazioni, l’apertura integrale agli IDE, la riduzione dei costi di licenza e la liberalizzazione dello spettro radio hanno favorito un’espansione rapida del mercato. Il consumo di dati è cresciuto da 61 MB nel 2014 a 18,4 GB nel 2024 per utente. In questo ambito, Sparkle (Gruppo TIM) ha ampliato le attività in India grazie a una partnership strategica con Airtel, in parallelo all’attivazione del cavo sottomarino Blue-Raman, con una capacità iniziale oltre i 25 Tbps.
Nel comparto energie rinnovabili, l’India è tra i primi cinque Paesi al mondo per capacità installata eolica e solare, e punta a raggiungere 500 GW entro il 2030. Il Governo sostiene attivamente la crescita del settore per ridurre la dipendenza energetica e abbattere le emissioni. Tra aprile 2020 e settembre 2024, gli investimenti esteri per le rinnovabili hanno superato i 19,9 miliardi di dollari e l’India è sulla buona strada per diventare un hub globale. Gli investimenti esteri nel settore delle energie rinnovabili hanno superato i 19,9 miliardi di dollari, posizionando l’India come un potenziale hub globale in questo ambito.
Nelle aree portuale e logistica, l’India intende diventare uno snodo cruciale per i traffici tra Europa, Africa e Asia. Il programma Sagarmala 2030 prevede 576 progetti infrastrutturali per circa 95,7 miliardi di euro. Nel 2024, i porti indiani hanno movimentato 1.629 milioni di tonnellate di merci, con tempi di sdoganamento e giacenza container competitivi a livello globale.
Anche il settore aerospaziale è in forte crescita e destinato a passare da 8 a 44 miliardi di dollari entro il 2040. In autunno è prevista in India una missione ICE con imprese del settore per avviare una cooperazione bilaterale più strutturata.
Sul fronte dell’innovazione, l’Italia ha proposto la creazione di un centro dedicato alla collaborazione tra per start-up e università a Bangalore, cuore dell’ecosistema indiano. Con oltre 160.000 start-up registrate, l’India è il terzo ecosistema mondiale. Secondo le stime, questo comparto contribuirà con circa 1.000 miliardi di dollari all’economia nazionale entro il 2030.

L’Accordo di Libero Scambio

In fase avanzata di negoziazione, l’Accordo di Libero Scambio tra Unione Europea (UE) e India potrebbe concludersi entro la fine dell’anno. L’intesa costituirebbe un ulteriore motore di crescita per l’interscambio bilaterale, con l’eliminazione di barriere tariffarie e la creazione di un mercato integrato da oltre 2 miliardi di consumatori, pari al 20% del PIL globale. Nel 2023, l’UE è risultata il primo partner commerciale dell’India, con 124 miliardi di euro di scambi, pari al 12% del commercio estero indiano. Tuttavia, la penetrazione del mercato indiano per le imprese europee è ancora ostacolata da alti dazi doganali. Bruxelles punta a facilitare l’accesso per automobili e alcolici, mentre New Delhi richiede maggiori aperture per tessile, farmaci e visti. Un accordo commerciale equilibrato aprirebbe nuove prospettive per le imprese italiane, favorendo una più profonda integrazione economica tra Europa e India. 

 

 

Italia e India: un futuro di opportunità 

Intervista all’Ambasciatore d’Italia in India Antonio Bartoli

Alla luce del Piano d’azione per l’export italiano del Governo e della Guida alle opportunità per le aziende italiane realizzata dalla Sua Ambasciata, quali settori, secondo Lei, sono da tenere in considerazione per un’azienda interessata a investire in India?

L’India è una delle economie più dinamiche nel panorama globale. Nell’ultimo decennio (quindi Covid compreso), ha registrato tassi di crescita annui stabilmente sopra il 6%. Più 6,5% nell’esercizio appena chiuso (primavera 2024-2025), addirittura più 9,2% in quello precedente. Ha un vasto mercato potenziale interno per consumi, un’età mediana di circa 28 anni e una classe imprenditoriale proiettata su digitale, IT e innovazione. Il Governo indiano punta a creare occupazione e attrarre capitali, tecnologie e competenze dall’estero, Italia inclusa, per consolidare la base industriale nazionale. Al Foro Imprenditoriale, Scientifico e Tecnologico di Delhi di aprile, e al successivo Foro per la Crescita di Brescia dello scorso 5 giugno, abbiamo posto l’attenzione su settori strategici e ad alto valore aggiunto, dove ampie sono le opportunità di affari per le nostre aziende: industria 4.0, automotive e macchinari (già 40% del nostro export), agricoltura di precisione (per delineare collaborazioni nelle filiere della trasformazione  alimentare, del packaging avanzato e della catena del freddo), infrastrutture e trasporti (su cui il Governo di Delhi stanzia circa 130 miliardi di dollari l’anno), energie rinnovabili (con particolare attenzione ai settori del riciclo, delle tecnologie green e della trasformazione industriale dei rifiuti); ma anche spazio e nuove tecnologie, in vista dell’apertura di un centro italiano in India che favorisca il dialogo tra le componenti principali dei nostri ecosistemi dell’innovazione: start-up, aziende con proiezione internazionale, università e centri di ricerca. A Brescia, il Ministro del Commercio e dell’Industria indiano Goyal ha lanciato la proposta di creare in India un distretto industriale di eccellenza italiana, e vogliamo organizzare missioni imprenditoriali settoriali per favorire l’incontro e l’integrazione tra le filiere produttive dei due Paesi.

Qual è, secondo Lei, il valore aggiunto del Made in Italy in India?

In India, i marchi italiani sono apprezzati per affidabilità e qualità. Anche qui il Made in Italy è sinonimo di gusto e originalità. Dal design alla moda, dall’enogastronomia al turismo. Nell’abbigliamento, ad esempio, Prada, Armani e Gucci stanno rafforzando la loro presenza attraverso punti vendita diretti e collaborazioni locali. Nell’arredamento, il “saper fare” italiano si sta imponendo nei complessi residenziali e negli hotel delle principali metropoli come Mumbai, Delhi e Bangalore. Anche per questo abbiamo portato a Delhi una presentazione del Salone del Mobile di Milano, e organizzeremo entro l’anno eventi dedicati alle giornate della moda italiana.

Al momento, il principale acquirente dei prodotti italiani è una classe di indiani medio-alto spendente di almeno 10 milioni di persone, ma le prospettive di crescita del reddito pro-capite del Paese e la probabile conclusione di un accordo di libero scambio tra Europa e India possono allargare la base dei consumatori di beni e prodotti italiani, contribuendo a far crescere e riequilibrare interscambio e investimenti (anche nel settore dell’agroalimentare, oggi penalizzato da alte barriere tariffarie e non). La settimana della cucina italiana in India e l’anticipazione in India della Fiera Vinitaly hanno riscosso a Delhi un importante successo. L’obiettivo è fare ancora meglio.

Ci può parlare dei progetti e delle politiche del Governo indiano suscettibili di aprire opportunità d’affari per le aziende italiane?

L’India punta con determinazione ad affermarsi sul mercato mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che superi il Giappone entro quest’anno, diventando la quarta economia mondiale e, la Germania nel 2027, diventando la terza dopo Stati Uniti e Cina. Solo quest’anno il Governo ha stanziato a bilancio circa 570 miliardi di dollari in spesa pubblica. L’iniziativa governativa Make In India, lanciata nel 2014, ha l’obiettivo di stimolare l’industria e l’innovazione, per fare del Subcontinente un hub della manifattura globale. Negli anni, questo progetto si è tradotto in ambiziosi programmi di investimento, agevolazioni fiscali e linee di finanziamento alle imprese, ad esempio nelle infrastrutture e nei trasporti. L’India costruisce ogni giorno 15 chilometri di nuove ferrovie e 30 di nuove autostrade – ha in cantiere la costruzione di 234 nuovi porti e 50 nuovi aeroporti nei prossimi cinque anni. Le aziende italiane sono ben posizionate per offrire un contributo di qualità nella digitalizzazione e nel monitoraggio del traffico, nella componentistica, nel segnalamento e nella consulenza ingegneristica.

Altrettanto ambiziosi i target indiani in materia di energie rinnovabili e sostenibilità: cinquanta parchi eolici e il 30% di veicoli elettrici entro il 2030; 500 GW di capacità energetica da fonti non fossili e 8 miliardi di dollari di investimenti in idrogeno verde nello stesso periodo. Senza poi dimenticare: le iniziative Digital India, per la digitalizzazione dei servizi pubblici e privati, e una maggiore connettività e semplificazione burocratica; il programma PLI Scheme (Production Linked Incentive), che offre incentivi alla produzione locale nei settori elettronica, farmaceutica, biotecnologie e agricoltura tecnologica; e il programma Smart Cities Mission, per sviluppare 100 città intelligenti e sostenibili in tutta l’India. Si aprono enormi opportunità per le aziende italiane specializzate in tecnologie green, efficienza energetica, pianificazione urbana, gestione dei rifiuti.

Può spiegarci le opportunità che risulterebbero da un accordo di libero scambio India-UE?

L’Unione Europea e l’India stanno lavorando a un accordo di libero scambio (FTA – Free Trade Agreement) che potrebbe davvero rivoluzionare le relazioni commerciali tra i due blocchi. Un’intesa di questo tipo faciliterebbe notevolmente l’accesso delle aziende italiane al vasto mercato indiano, grazie soprattutto alla riduzione dei dazi doganali. Pensiamo a settori come il lusso, la moda, o la filiera agroalimentare, oggi ostacolata da tariffe che arrivano anche – è il caso del vino – al 150%. Potremmo esportare con costi significativamente inferiori.

Un altro aspetto fondamentale dell’accordo è la facilitazione degli investimenti diretti esteri (IDE), in termini di maggiore protezione legale e trasparenza per le imprese italiane che desiderano operare in India, meno burocrazia e maggiore sicurezza per joint venture e collaborazioni locali. L’intesa potrebbe portare a una standardizzazione normativa tra i due mercati, riducendo le barriere tecniche che spesso ostacolano l’ingresso dei prodotti e capitali italiani in India. Si avrebbero meno problemi di certificazione e una più facile integrazione nei canali di distribuzione locali. Infine, nel settore dei servizi: le imprese italiane specializzate in design industriale, consulenza tecnica e servizi finanziari troverebbero meno ostacoli per operare sul territorio indiano. Anche l’innovazione tecnologica ne trarrebbe vantaggio, con possibilità di collaborazioni dirette in campi emergenti come l’Intelligenza Artificiale, la blockchain e il fintech.

L’India può essere considerata porta d’ingresso in altri mercati?

L’India non è solo un grande mercato di destinazione, rappresentando un sesto dell’umanità. Il Paese è una porta d’accesso verso economie in forte espansione. La sua posizione geografica strategica la colloca al centro di un crocevia che abbraccia il Medio Oriente, l’Asia Centrale, il Sud-Est asiatico e persino l’Africa orientale. Italia e India sono entrambe terminali naturali del comune spazio Indo-Mediterraneo. Il corridoio è la versione contemporanea di rotte che esistevano già duemila anni fa, quando la Roma di Augusto e l’India si scambiavano monete e spezie. L’ espansione di strade, porti e ferrovie a livello nazionale è dunque coerente con l’impulso indiano al progetto IMEC, che anche l’Italia sostiene fortemente. Insieme, vogliamo rafforzare le infrastrutture e la connettività tra due poli di ricchezza economica mondiale, per rafforzare l’interscambio di merci, dati, idee e talenti. Con l’accordo mobilità firmato dai due governi, possiamo infatti portare in Italia personale qualificato, dagli infermieri agli ingegneri indiani. Un’opportunità anche per le nostre aziende.

Quanto è presente in India il Sistema-Italia?

Le imprese che decidono di affacciarsi al mercato indiano o di consolidare qui la propria presenza non sono sole. L’Ambasciata, tre Consolati Generali, ICE, SACE, Simest e una Camera di Commercio italiana molto attiva hanno il compito di affiancarle e offrire loro il supporto necessario in tutte le fasi dell’internazionalizzazione. Mettiamo a disposizione la nostra conoscenza della realtà locale, una continua assistenza nell’interlocuzione con le controparti indiane, ma anche strumenti finanziari, assicurativi e di consulenza. Attraverso il Sistema Italia, le aziende italiane riescono a mitigare i rischi legati agli investimenti e a ottenere un accesso agevolato al mercato indiano.

Un protocollo di collaborazione tra SIMEST, CDP e l’agenzia Investindia favorirà gli investimenti reciproci. ICE, con due uffici a Delhi e Mumbai, continuerà la promozione commerciale delle aziende italiane nelle principali fiere e filiere del Paese. L’Ambasciata a Delhi rinforzerà il proprio organico con un addetto spaziale. Il Consolato Generale a Bangalore con un nuovo addetto scientifico. Sarà un’azione sinergica e con un occhio di riguardo ai settori delle start-up e dell’innovazione.

Ci sono caratteristiche locali che, secondo Lei, un’azienda straniera deve conoscere?

Me ne vengono in mente tre. La prima riguarda le peculiarità culturali, conseguenza di una profonda diversità, anche linguistica, all’interno del Paese. La seconda ha che fare con le dinamiche burocratiche e le normative specifiche del Paese. L’India, anche sul piano degli affari, è un mosaico complesso e non sempre di facile lettura. È quindi necessario approcciarsi con pazienza, preparazione e un orizzonte di medio-lungo periodo. Infine, è necessario costruire una rete di contatti e relazioni di fiducia con i partner locali e con le istituzioni italiane già presenti nel Paese è fondamentale, soprattutto all’inizio. Questo approccio facilita non solo l’ingresso nel mercato, ma anche le prospettive di investimento a medio termine. Delle circa 800 imprese italiane presenti, quasi la metà hanno un sito produttivo in India. Diverse di loro hanno aperto nuove fabbriche e stabilimenti. Gli ultimi due solo nella prima metà di giugno. Dall’inizio del 2025 gli investimenti realizzati o annunciati da imprese italiane hanno sfiorato il mezzo miliardo di euro. Sintomo che, nonostante le sfide, l’impresa italiana guarda con fiducia alle opportunità di questo mercato in rapida crescita e trasformazione.

 

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