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Giappone, un nuovo piano per l’energia che punta su rinnovabili, nucleare e idrogeno

Giappone, un nuovo piano per l’energia che punta su rinnovabili, nucleare e idrogeno
Giappone, un nuovo piano per l'energia che punta su rinnovabili, nucleare e idrogeno

Il nuovo Piano strategico per l’energia del Giappone – il settimo – riflette l’urgenza di rafforzare la sicurezza energetica attraverso l’efficienza, la diversificazione delle fonti e la decarbonizzazione. Il Paese nipponico, per la prima volta, si pone l’obiettivo di massimizzare l’uso dell’energia rinnovabile come principale fonte di elettricità, puntando a un tasso di autosufficienza energetica del 30-40%, mentre attualmente è al 15,2%.

Per realizzare questa strategia, il Giappone punta a potenziare la rete elettrica e le interconnessioni regionali, ma anche a migliorare l’ambiente di business, introducendo schemi di finanziamento e gare di appalto che aumentino la prevedibilità del ritorno sugli investimenti in progetti di vasta scala a lungo termine. In particolare si punta a espandere al 4-8% la quota di eolico, oggi piuttosto limitata (1,1%), attraverso l’installazione di impianti offshore per una capacità di 10 gigawatt (GW) entro il 2030 e 30-45 GW entro il 2040, dei quali 15 GW di eolico galleggiante.

Nel mix energetico 2040 il nucleare – visto ormai come una fonte di energia stabile e costante, perfetta per lo sviluppo di data center e fabbriche di semiconduttori – vale il 20% (in aumento di 11,5 punti percentuali rispetto all’attuale 8,5%), mentre il termico per la generazione dell’energia elettrica scende al 30-40% (in declino rispetto all’attuale 68,6%).

Un ruolo cruciale come combustibile di transizione sarà ricoperto dal GNL (gas naturale liquefatto), che attualmente alimenta il 32,8% dell’energia elettrica prodotta: il suo approvvigionamento aumenterà del 10% entro il 2040.

Il piano prevede di incentivare il settore privato ad acquisire scorte attraverso contratti a lungo termine e di attuare iniziative di diplomazia energetica – come l’Asia Zero Emission Community (AZEC) e il sostegno a progetti upstream in Asia e Africa – per rafforzare la catena di fornitura internazionale. In questa ottica rientra l’accordo siglato tra ENI e JOGMEC (Japan Organization for Metals and Energy Security) nell’ottobre 2024 per l’approvvigionamento di GNL e la collaborazione in Mozambico.

Assumono una funzione chiave per la decarbonizzazione anche l’idrogeno e i suoi derivati (ammoniaca, metano sintetico e carburanti sintetici), nonché lo sviluppo di tecnologie innovative per la CCUS (Carbon Capture, Utilization and Storage) e la gestione intelligente degli impianti (AI/IoT). Il Giappone, leader nelle tecnologie legate alla produzione, al trasporto e alla combustione dell’idrogeno, mira a costruire una catena di fornitura internazionale di idrogeno pulito, capace di stimolare la domanda a livello globale e assicurare un approvvigionamento stabile per il Paese.

Gli obiettivi sono ambiziosi: arrivare entro il 2030 a un prezzo di 30 yen (0,17 euro) per Nm³ e a 3 milioni di tonnellate l’anno di consumo, per poi crescere fino a 12 milioni di tonnellate nel 2040 e a 20 milioni nel 2050, con un costo inferiore ai 20 yen (0,12 euro) per Nm³. Il Governo ha stanziato circa 3 trilioni di yen (17 miliardi di euro) per colmare il divario di prezzo rispetto alle fonti tradizionali, oltre a finanziamenti per la realizzazione di hub strategici (hydrogen valleys) che incentivino l’utilizzo del vettore in diversi settori: elettrico, trasporti e infrastrutture, fino ai settori hard-to-abate come l’industria siderurgica.

Per i derivati dell’idrogeno e i biocarburanti, il Governo punta all’introduzione di metano sintetico o biogas nella rete di gas cittadino (1% della fornitura), mentre nei trasporti è prevista benzina a bassa intensità carbonica miscelata a bioetanolo per il 10% entro il 2030 e per il 20% entro il 2040.

Con la prospettiva di integrare la strategia energetica in quella industriale ed economica, il Governo giapponese ha elaborato nel febbraio 2025 la GX2040 Vision. Il principio su cui poggia è la simultanea realizzazione di crescita economica e decarbonizzazione, facendo leva sulle tecnologie in cui il Paese eccelle per sviluppare un vantaggio competitivo nella transizione verde.

Gli strumenti finanziari chiave includono l’emissione di GX Transition Bonds – i primi titoli di Stato al mondo per energia pulita e decarbonizzazione – per 20 trilioni di yen (116 miliardi di euro); un sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dal 2026 per mobilitare 150 trilioni di yen (867 miliardi di euro) entro il 2033; e una tassa sui combustibili fossili dal 2028. Solo nel 2025, il bilancio stanzia 4,5 miliardi di euro per la transizione verde.

Alla base del settimo Piano strategico per l’energia e della GX2040 Vision stanno gli impegni assunti dal Giappone nel suo Contributo Determinato a livello Nazionale (NDC), consegnato quest’anno all’UNFCCC (Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici). I nuovi traguardi intermedi verso la neutralità carbonica del 2050 prevedono una riduzione delle emissioni rispetto al 2013 del 60% entro il 2035 e del 73% entro il 2040.

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