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Tumshukayko, tempio di 5500 anni racconta le origini delle società nelle Ande

Muri di contenimento della piattaforma superiore. @ J. Querevalu
Muri di contenimento della piattaforma superiore. @ J. Querevalu

Nelle montagne del Perù, un’équipe italo-peruviana riscopre uno dei templi più antichi dell’America meridionale. Nel cuore delle Ande peruviane, a oltre 2.200 metri di quota nella valle del Callejón de Huaylas, riemerge dal passato un sito archeologico straordinario: Tumshukayko, un complesso templare risalente a circa 5500 anni fa. Situato vicino alla cittadina di Caraz, il sito fu scoperto nell’Ottocento dal celebre esploratore milanese Antonio Raimondi, ma solo oggi, grazie a una missione scientifica internazionale, sta rivelando la sua importanza.

A guidare gli scavi è una missione congiunta del MUDEC – Museo delle Culture di Milano e dell’Università IULM, in collaborazione con le Università Bicocca e Statale di Milano, con il sostegno del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la partecipazione attiva della comunità locale.

Una scoperta monumentale

Dal 2021 gli archeologi lavorano sul campo, portando alla luce una piattaforma cerimoniale alta 50 metri, circondata da strutture minori. Secondo le analisi effettuate dal laboratorio Lambda dell’Università Bicocca, Tumshukayko è tra i templi più antichi dell’area andina centrale, risalente a un’epoca preceramica, quando le prime comunità agricole cominciavano a organizzarsi come culture complesse.

La struttura, costruita con massicci muri curvi di pietra vulcanica e granito, richiese probabilmente la collaborazione di diversi gruppi locali. Era progettata per essere visibile da lontano e dominare simbolicamente il paesaggio circostante. Un’opera che si sviluppò nel corso di secoli e subì anche danni significativi a causa di violente alluvioni. Tra il I e l’VIII secolo d.C., parte del tempio fu poi riutilizzata da popolazioni successive per costruire abitazioni più semplici.

Un santuario per le montagne sacre

Le ricerche suggeriscono che Tumshukayko fosse un santuario dedicato alle Jirkas, le montagne sacre nella cosmologia quechua, considerate fonti di acqua e di vita. L’intera struttura, in particolare la scalinata monumentale, è orientata verso la Cordigliera Bianca, uno dei principali massicci delle Ande. Durante la campagna 2024 sono emersi contesti rituali e sacrificali che saranno ulteriormente analizzati nel 2025 grazie al supporto del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università Statale di Milano.

Quando la ricerca incontra la memoria viva

Tumshukayko non è solo un sito archeologico: è anche una comunità viva. Tredici famiglie abitano ancora oggi all’interno dell’area e partecipano attivamente al progetto, contribuendo alla tutela e alla valorizzazione del sito. I ricercatori raccolgono anche testimonianze orali e tradizioni locali, come quelle sulla elezione della “Ñusta”, una figura simbolica che rappresenta la comunità nei momenti più importanti e che rimanda alla figura delle principesse di epoca inca. Queste storie sono diventate parte di un documentario etnografico, che sarà presentato nei festival internazionali dedicati al cinema antropologico.

Il futuro di Tumshukayko

Nel 2025 partiranno nuovi interventi per la conservazione e valorizzazione del sito, in collaborazione con il Municipio di Caraz. Tra i progetti in cantiere: un percorso turistico ampliato, pannelli informativi e iniziative educative rivolte alle scuole. L’obiettivo è duplice: proteggere un patrimonio archeologico unico e rafforzare il legame tra comunità e territorio.

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