Situato oggi nella periferia meridionale dell’attuale Baghdad, lo storico sito di Tell Muhammad rappresenta uno degli insediamenti più significativi della Mesopotamia antica. Dopo le indagini che hanno mostrato l’importanza del sito durante l’epoca di Hammurabi di Babilonia, l’interesse per Tell Muhammad è rinato grazie al progetto Baghdad Urban Archaeological Project, promosso dall’Università di Catania in collaborazione con lo State Board of Antiquities and Heritage iracheno e sostenuto dal Ministero degli Affari Esteri italiano. La missione ha ripreso gli scavi nel 2022, restituendo al presente un patrimonio eccezionale: tra i risultati più significativi, emergono un sistema di mura difensive — con porta monumentale — di epoca Paleobabilonese (ca. 1900-1600 a.C.), strutture residenziali e artigianali, antichi sistemi di gestione delle acque.
Vita quotidiana, attività produttiva e ritualità funeraria nell’antica Mesopotamia
Durante l’ultima campagna di scavo conclusa da poche settimane, gli archeologi hanno portato alla luce ampi settori produttivi che si trovavano all’interno degli edifici posti in prossimità delle fortificazioni settentrionali. In particolare, sono state messe in luce delle stanze dell’epoca di Hammurabi di Babilonia che rappresentavano una sorta di fucina con una serie di forni e di installazioni legate all’utilizzo del fuoco. Qui la produzione di cibo si mescolava a quella di metalli, come evidenziato dalla scoperta di un crogiolo di terracotta quasi intatto al cui interno si trovavano ancora i resti della fusione dei metalli e che è tra i pochi esemplari trovati in contesti archeologici della Mesopotamia.
Ma l’aspetto straordinario di questa stagione è stata la presenza di tombe poste al di sotto dei pavimenti di questi edifici. I morti continuavano quindi a seguire i vivi attraverso una contiguità tra spazi produttivi e quelli dedicati al mondo degli inferi. La modalità di deposizione dei defunti differiva tra infanti e adulti, ma i luoghi erano i medesimi come evidenziato da una stanza dedicata al culto dei defunti, con un altare che presentava ancora i resti di libagioni, nella quale gli infanti erano posti all’interno di vasi in ceramica accanto ad un individuo adulto con le gambe allargate e le mani sul pube con due bicchieri in ceramica che rappresentavano il corredo funerario. I testi mesopotamici ci ricordano che la rimembranza dei defunti (denominata kispum in Accadico) avveniva esattamente come evidenziato dal contesto archeologico appena descritto. A Tell Muhammad, il connubio tra vita e morte doveva essere un trait d’union costante non solo grazie alla presenza di tombe all’interno degli edifici o di altari dedicati al culto dei defunti, ma grazie all’iconografia riconoscibile nei numerosi sigilli oltre che a figurine in terracotta.
Verso il futuro: Un progetto di cooperazione per stimolare il turismo culturale in Iraq
In conclusione, Tell Muhammad emerge oggi come un sito chiave per comprendere la complessità politica, economica e culturale della Mesopotamia. Le sue mura, i suoi canali, le sue ceramiche e i suoi templi raccontano una città viva, stratificata, articolata — una città che non è più semplice “testimonianza del passato”, ma ponte concreto tra noi e migliaia di anni di storia umana e la cui futura narrazione sarà prevista grazie al parco archeologico di Tell Muhammad e Tell Harmal previsto quale parte del progetto di cooperazione ArTourBagh finanziato dal MAECI attraverso l’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS) e che vede la collaborazione tra le Università di Bologna e Catania con il coordinamento del Prof. Nicolò Marchetti.