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Malaysia, il ponte strategico della regione

Malaysia, il ponte strategico della regione
Malaysia, il ponte strategico della regione

Posizionata strategicamente, ricca di risorse naturali ma con lo sguardo rivolto all’industria avanzata: la Malaysia si sta affermando da tempo come una “testa di ponte” ideale per guardare a tutto il Sud-Est asiatico. Nonostante sfide interne e contesti globali in rapida evoluzione, l’economia del Paese, che conta quasi 36 milioni di abitanti, ha mostrato resilienza, con una crescita prevista al 4% per il 2026.

Storicamente, il motore economico della Malaysia, che ha un forte orientamento all’export, è alimentato dagli idrocarburi (è il secondo produttore di petrolio della regione e terzo maggior produttore di gas naturale liquefatto al mondo) e dall’olio di palma (secondo produttore mondiale). Oggi, però, il Paese sta diversificando la propria economia, puntando sul settore manifatturiero (elettronica, componentistica, automotive) e sui servizi. La sua forza per attrarre investimenti diretti esteri (IDE) risiede in un mix di infrastrutture in potenziamento, manodopera qualificata a basso costo e incentivi fiscali. Oltre ai Paesi dell’Asia orientale, gli Stati Uniti rappresentano il terzo partner commerciale della Malaysia, nonché uno dei maggiori investitori e la principale destinazione delle esportazioni malesi. Nell’ambito dell’Unione Europea, l’Italia si colloca nella Top 3 dei principali fornitori – dietro Germania e Francia – nei primi sette mesi del 2025.

La Malaysia ha firmato vari accordi di libero scambio siglati a livello bilaterale, con Cina, India, Pakistan, Corea del Sud, Giappone, Australia, Nuova Zelanda. Importante hub commerciale, la Malaysia è un membro fondatore dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN) e parte integrante dei principali accordi regionali, come l’Accordo per il partenariato transpacifico CPTPP e il RCEP, il quale include i dieci Paesi ASEAN, oltre a Cina, Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. I rapporti con l’Unione Europea, tuttavia, vivono una fase di stallo: i negoziati per un accordo di libero scambio (FTA) si sono arenati da anni a causa di un contenzioso sull’olio di palma, che l’UE considera non sostenibile, una mossa che Kuala Lumpur giudica discriminatoria.

Nonostante le sfide, che includono la dipendenza dai prezzi delle materie prime e la necessità di riforme burocratiche, il Paese investe in settori chiave per il futuro. Tra questi spiccano grandi progetti infrastrutturali come la Pan Borneo Highway e la East Coast Rail Link, lo sviluppo della green economy (in particolare fotovoltaico e sfruttamento delle biomasse dall’olio di palma) e l’industria aerospaziale, con l’ambizioso obiettivo per il settore di raggiungere un fatturato di 12,3 miliardi di euro entro il 2030 e 32.000 dipendenti.

 

L’interscambio con l’Italia

L’Italia percepisce la Malaysia come un partner cruciale e una base strategica nell’area. Infatti, con esportazioni pari a 1,7 miliardi di euro nel 2024 – ossia un incremento del 23,4% rispetto al 2023 – è il quarto mercato di sbocco per il Made in Italy nell’ambito ASEAN. Complessivamente, nel periodo gennaio-luglio 2025, l’Italia si è posizionata come il 21° fornitore e il 22° cliente della Malaysia, mentre nel 2024 l’interscambio complessivo ha raggiunto quota 3,1 miliardi di euro, in crescita del 9,3% rispetto all’anno precedente. nei primi otto mesi del 2025 l’interscambio ha continuato a crescere rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2%), così come le esportazioni italiane, che hanno superato quota 1,1 miliardi, in crescita di quasi il 5%.

Nel 2024, le esportazioni italiane nel Paese sono cresciute di oltre il 23%, con un saldo positivo di 272 milioni di euro, tornato attivo dopo quattro anni, soprattutto grazie ai settori della transizione digitale ed energetica, degli apparecchi industriali avanzati e della robotica, dei trasporti e dell’aerospazio. In effetti, l’Italia esporta in Malaysia principalmente apparecchi elettronici e ottici (prima voce del nostro export con 257 milioni di euro per i primi sei mesi del 2025). Seguono macchinari industriali (183 milioni), prodotti manifatturieri (98 milioni) e mezzi di trasporto (92 milioni).

I sistemi economici dei due Paesi sono per molti aspetti simili, entrambi caratterizzati da una forte vocazione manifatturiera, da specializzazione in processi e prodotti a media e alta tecnologia e da un tessuto di Piccole e Medie Imprese (PMI). Nel mercato malese vi sono notevoli possibilità di realizzare investimenti produttivi comuni per il mercato locale e i Paesi vicini. Non a caso, sul territorio malese sono presenti 150 imprese italiane tra cui Leonardo, Maire-Tecnimont, Assicurazioni Generali, STMicroelectronics, Saipem, Mapei, Cementir, Alfagomma e Maccaferri.

Gli IDE italiani in Malaysia, superiori a 2,5 miliardi di euro nel 2024, sono destinati a crescere ulteriormente nei prossimi anni grazie a nuovi progetti tra cui quelli nel campo dell’energia, del CCUS (Cattura, Utilizzo e Stoccaggio del Carbonio), dell’idrogeno, dei carburanti avanzati e dell’aerospazio.

 

Una partnership strategica

Che l’Italia sia pronta a consolidare la partnership con la Malaysia, attraverso investimenti reciproci, trasferimento di tecnologia e sostenibilità industriale è stato il messaggio del primo Forum Imprenditoriale bilaterale che si è svolto a inizio luglio 2025 a Roma, in occasione della visita in Italia del Primo Ministro malese Anwar Ibrahim e di una delegazione ministeriale di alto livello.

A conferma dell’interesse italiano verso una maggiore collaborazione con la Malaysia, hanno partecipato all’incontro di Roma più di 50 grandi imprese, associazioni imprenditoriali e istituzioni finanziarie italiane, oltre a 30 aziende malesi.

Questo forum di “collaborazione e opportunità”, come è stato definito dal Vice Primo Ministro e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, si è svolto nel segno del nuovo Piano per l’Export italiano nei Mercati Extra-UE, all’interno del quale la Malaysia è considerata un’interessante porta d’accesso al più vasto mercato del Sud-est asiatico, rappresentando già il 15,8% del totale esportato dall’Italia nell’area ASEAN nel primo trimestre del 2025.

Il Forum di Roma ha evidenziato le ampie convergenze su priorità condivise tra le due economie, quali transizione verde, difesa, microelettronica, catena di approvvigionamento e industria avanzata. Questi sono infatti alcuni dei settori che Kuala Lumpur intende potenziare nell’ambito dei suoi piani di sviluppo economico, aprendo diverse opportunità per le imprese italiane. A margine della tavola rotonda si è discusso inoltre del riavvio dei negoziati per un accordo di libero scambio UE-Malaysia, attualmente al secondo Round di negoziati, considerato cruciale per l’integrazione economica euro-asiatica.

 

Intervista all’Ambasciatore d’Italia a Kuala Lumpur, Raffaele Langella

Come spiega il rinnovato interesse da parte malese per i prodotti Made in Italy, con il balzo del 25% registrato quest’anno dall’export italiano nel Paese?
In Malaysia si sta registrando un fortissimo interesse per il Made in Italy. Il dato del nostro export dimostra non solo che i prodotti italiani continuano a essere visti come sinonimo di qualità e innovazione, ma anche che esiste un ampio potenziale ancora inesplorato, sia in termini di crescita dei contatti B2B sia per quanto riguarda l’ampliamento del bacino di clientela nel settore retail. Va anche considerato che i turisti malesi che scelgono di trascorrere le vacanze in Italia sono in forte aumento e, al ritorno nel Paese, cercano il prodotto italiano sugli scaffali dei supermercati. Come Ambasciata stiamo lavorando intensamente, insieme a ICE e alla Camera di Commercio Italiana in Malaysia (ItalCham), per rafforzare ulteriormente l’immagine del nostro Paese e delle nostre aziende. Va infine considerato l’attuale contesto commerciale internazionale, caratterizzato da mutevolezza e incertezza. In questo scenario la Malaysia si presenta come un hub commerciale sufficientemente solido, posizionato strategicamente nel Sud-Est asiatico e caratterizzato da un tasso di crescita che continua ad attrarre gli investitori. Queste premesse ci rendono fiduciosi sul contributo che il mercato malese potrà dare all’obiettivo di diversificazione dell’export italiano verso mercati Extra-UE e al raggiungimento dell’obiettivo globale dei 700 miliardi di esportazioni entro fine 2027 annunciato dal Ministro Tajani.

Esistono settori specifici in cui può ancora avvenire un ulteriore salto di qualità per le esportazioni italiane in Malesia?
La tavola rotonda sul partenariato economico italo-malese che si è tenuta a Roma lo scorso luglio ha confermato la grandissima attenzione dei due Governi al rilancio dei legami commerciali e industriali bilaterali, a partire dai settori energetico, dei macchinari avanzati, delle infrastrutture e della difesa. Stiamo osservando rapidi e concreti sviluppi in questi ambiti. Le nostre aziende sono pronte a investire perché vedono che ci sono buone condizioni di mercato e un crescente interesse da parte malese a sviluppare nuovi partenariati industriali. Si pensi ad esempio agli investimenti sulla transizione energetica legati al progetto della ASEAN Smart Grid. Oltre ai settori che ho citato, vorrei anche menzionare l’importanza non marginale del nostro export in specifici ambiti come quello del motociclo. L’evento promozionale realizzato a fine ottobre da ICE e dai principali operatori della filiera del motociclo a margine del MotoGP di Sepang ha fatto emergere segnali molto positivi di un dinamismo commerciale italo-malese nel mondo delle due ruote.


Quali sono, a Suo avviso, i progetti e i piani strategici attualmente in corso o di prossima attuazione in Malesia che potrebbero offrire le maggiori opportunità di collaborazione e investimento per le imprese italiane?
Stiamo seguendo con attenzione i progetti di varie aziende italiane in Malaysia e notiamo molto positivamente una tendenza di crescita degli investimenti. Uno di questi, sicuramente molto significativo, è la Bioraffineria di Pengerang, importante progetto industriale di ENI gestito tramite una joint venture con Petronas ed Euglena. È stato da poco avviato il cantiere di questo impianto nel Sud della Malaysia peninsulare, che sarà operativo dal 2028 con una capacità di lavorazione di materie prime rinnovabili fino a 650.000 tonnellate l’anno per la produzione di carburante sostenibile per aviazione, HVO diesel e bio-nafta. La stessa ENI ha firmato lo scorso 3 novembre un accordo con Petronas per la costituzione di una società indipendente a partecipazione paritetica (“NewCo”), attraverso l’integrazione dei rispettivi asset Upstream in Indonesia e Malesia. Sono passi molto significativi che dimostrano quanto profonda stia diventando la collaborazione industriale italo-malese nel settore energetico.

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