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Tajani: «Ora più privatizzazioni per modernizzare l’Italia. Così cambieremo lo Stato» (Milano Finanza)

L’Italia per modernizzarsi e competere a livello internazionale deve privatizzare ciò che il pubblico non riesce a gestire. Sì all’ingresso del Tesoro nella rete di Telecom e al Tagliadebito. Il Montepaschi? Vada sul mercato. Parla il Vicepremier Antonio Tajani

A dispetto dei venti di guerra che spirano ancora forti in Ucraina e della frenata dell’economia l’Italia è più salda e rispettata nel mondo ma deve avviare un corposo progetto per modernizzare lo Stato, aprendo alla gestione dei privati in tutti i settori in cui il pubblico non riesce a essere efficiente. Ne è convinto il Vicepremier e Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, che in questa intervista a Milano Finanza spiega la filosofia liberista che da sempre contraddistingue Forza Italia: dare spazio al mercato in un’ottica di economia sociale.

Anche per questo l’esecutivo avvierà una fase di privatizzazioni, a partire da Mps, passando per una «strategica» nazionalizzazione della rete. Quanto al Tagliadebito, che questo giornale propone da tempo, Tajani non ha dubbi: si deve fare.

Vicepresidente Tajani, lei è di ritorno da un vertice europeo dei ministri degli Esteri, a che punto è la guerra in Ucraina, ci sono concrete speranze di pace?

Sulla drammatica scena della guerra in Ucraina assieme alle operazioni militari da tempo sono in corso attività politiche e diplomatiche. Il tentativo è quello di avviare negoziati fra Russia e Ucraina. L’Italia sostiene ogni azione che possa favorire una pace giusta per l’Ucraina attraverso vie politiche e diplomatiche. Non sono pessimista, ma ancora non vedo una svolta nelle azioni militari della Russia che apra la strada a un vero negoziato diplomatico. E chiaro comunque che ogni accordo deve prevedere il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino.

Lei di recente ha rilanciato la necessità delle privatizzazioni. Un processo che ritiene necessario perché le risorse per la manovra sono scarse? O perché ci sono ancora quote di aziende, come Eni e Enel che si possono vendere?

Le privatizzazioni servono a un’Italia che deve ritornare a crescere per diventare più efficiente e competitiva. La mia visione, quella di Forza Italia, è per uno Stato meno invasivo e più efficiente e per imprese più produttive e competitive. Per avere uno Stato più forte e concentrato sui suoi veri obiettivi, che non sono gestire pezzi di economia. Io sono un sostenitore dell’economia sociale di mercato.

Faccia un esempio concreto.

Torniamo sull’idea di privatizzare i porti: chi pensava che volessi «vendere» i porti deve capire che invece punto alla privatizzazione dei servizi dei porti. Non dobbiamo vendere le banchine o altri asset strategici ma coinvolgere i privati per una gestione più efficiente. I porti sono solo un esempio; ci sono molte attività in cui il pubblico svolge attività anche commerciali.

Quali?

Il trasporto pubblico locale, le municipalizzate, la gestione dei rifiuti: una gestione privata spesso potrebbe aumentare l’efficienza, attirerebbe gli investitori e farebbe risparmiare soldi al settore pubblico. Non deve essere una battaglia di religione, ma abbiamo l’obbligo di parlarne.

Avete in mente riforme e privatizzazioni iper-liberiste come quelle della Thatcher?

Lo Stato deve disegnare il campo di gioco, fornire le regole e farle rispettare. Ma quando è opportuno la gestione va affidata tranquillamente a privati, che possono lavorare anche meglio dello Stato. La modernizzazione dello Stato deve includere ogni aspetto della sua organizzazione. Un solo esempio: una giustizia civile più efficiente varrebbe un rialzo del 3% del pil. Per favorire investimenti italiani ma anche per attirare investimenti stranieri dobbiamo offrire uno Stato e un contesto nazionale più efficienti. Ecco perché Forza Italia insiste sulla riforma fiscale, tributaria e burocratica.

Lei è uno dei pochi che parla della necessità di tagliare il debito pubblico. Milano Finanza da tempo sostiene l’idea di cedere parte del patrimonio pubblico. Che cosa ne pensa? Quale è la sua proposta?

E una questione che dobbiamo discutere. Ricordo che lo Stato ha 2,6 milioni di immobili: non è un tabù dismettere qualcosa che non sia più utile e possa essere gestito in modo più efficiente e produttivo dai privati. È importante far ripartire un dibattito libero con spirito ottimista e positivo. Forza Italia sta lavorando con i suoi parlamentari ed esperti anche a questo dossier.

Anticipi l’idea.

Non dobbiamo svendere, ma possiamo ragionare di questi temi in maniera laica, anche su una sana spending review. Il vero obiettivo è rendere più efficiente e credibile uno Stato che potrebbe chiedere non solo agli investitori stranieri ma anche ai suoi cittadini di investire nel Paese. Nelle banche italiane ci sono 1.800 miliardi di euro di depositi dei cittadini: uno Stato efficiente crea gli incentivi giusti per investirli per la crescita e il benessere della nazione.

Assieme al debito pubblico l’Italia deve fronteggiare il ritorno del Patto di Stabilità; ma l’Europa non farebbe meglio a pensare di aiutare l’Italia nel gestire l’aumento degli sbarchi dei migranti sulle sue coste? La situazione sta diventando quasi ingestibile per un solo Paese.

Lo ricordo sempre a tutti: il nome del Patto è di «Stabilità e Crescita». La proposta di miglioramento in discussione adesso in Europa è ancora troppo orientata a una politica eccessivamente rigorista. Che ancora non considera sufficientemente il concetto della crescita. La prima richiesta che facciamo è un Patto pro-investimenti, togliendo dal rapporto deficit/pil alcune spese come quelle per l’Ucraina, il Pnrr per gli investimenti strutturali e per la transizione energetica.

E se entro fine anno non raggiungerete un accordo?

Se entro dicembre non ci sarà un’intesa bisogna pensare alla sospensione del vecchio Patto per altri sei mesi. Anche perché noi insistiamo nel chiedere che il negoziato sia complessivo: la riforma del Patto di Stabilità va fatta assieme all’Unione bancaria, all’armonizzazione fiscale; riforme che servono a fare un’Europa più coesa.

La tassa sugli extraprofitti bancari è stato il tema dell’estate, come finirà?

Anche le banche, in una fase come quella che viviamo, devono offrire un contributo allo Stato se hanno avuto una fase particolarmente positiva. Credo però che si possa migliorare il testo del decreto approvato in agosto per rispettare alcuni obiettivi: innanzitutto la tutela delle piccole banche, quelle di prossimità che potrebbero essere penalizzate perfino più delle grandi banche, comprese quelle straniere. Poi la necessità di detassare i titoli di Stato, perché sono le banche che sostengono il debito pubblico. Terzo elemento: questa tassa deve essere una tantum. E quarto: la misura deve essere detraibile.

In concreto che cosa farete?

Forza Italia presenterà emendamenti per rendere più efficace un principio sacrosanto ma che non deve essere un accanimento contro le banche o il mondo della finanza.

Che cosa pensa del progetto di creare una società per la rete Tim a trazione pubblica? Non va in controtendenza con quello che chiede la stessa Ue, ossia di privatizzare, come dovremo fare con Mps?

È una scelta necessaria per gli obiettivi di sicurezza dello Stato. La rete delle comunicazioni deve essere uno strumento sul quale lo Stato ha un controllo molto efficace. Il Monte Paschi di Siena invece è una banca ed è giusta l’impostazione dell’Unione Europea che ci chiede di privatizzare, la rispetteremo. Il pubblico deve regolare le banche, non possederle.

Nei prossimi giorni lei effettuerà una missione importante in Cina. Quale obiettivo si è posto con l’addio della Via della Seta deciso dalla premier Meloni? Pechino capirà? Ci sarà modo di mantenere alti i rapporti commerciali, come ha fatto la Cdp con uno speciale memorandum?

Noi vogliamo migliorare le relazioni politiche ed economiche con la Cina, sapendo che in molti campi siamo in competizione ma anche che quella nazione è uno dei più importanti attori sulla intera scena mondiale. Vado in Cina per lavorare sulle presenze turistiche, sulla crescita degli scambi commerciali, sulla collaborazione culturale. Poi c’è questo: i dati sulla Via della Seta ci dimostrano che, per esempio, i nostri partner europei che non facevano parte di questo progetto hanno ottenuto risultati economici migliori rispetto all’Italia.

Quindi?

Ne discuteremo. Ma, ripeto, parleremo anche di altro perché la Cina svolge un ruolo decisivo nel mondo: chiederò a Pechino di svolgere un’azione più attiva per portare la Russia verso un negoziato per una pace giusta per l’Ucraina. Poi ci sarà di sicuro un confronto sulla situazione in molte regioni del mondo, penso innanzitutto all’Africa. Noi vogliamo che la Cina comprenda le nostre ragioni e le nostre necessità e vogliamo capire qual è la loro visione.

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio si discute anche dell’immagine dell’Italia nel mondo: con il governo Meloni è più forte o più debole?

In questo primo anno il governo è riuscito a consolidare l’immagine e anche il ruolo dell’Italia. Avere ruolo in politica estera significa riuscire a influenzare i processi che hanno impatto sugli interessi, sulla sicurezza del tuo Paese. Abbiamo iniziato schierandoci con chiarezza e concretezza contro l’aggressione militare russa all’Ucraina. Questo ha rafforzato i nostri rapporti con Stati Uniti e Unione Europea. Abbiamo riportato il nome dell’Italia fra i Paesi protagonisti nei Balcani e ovunque ci dicono che siamo rispettati per il nostro ruolo equilibrato e concreto. Abbiamo affrontato i temi della riva Sud del Mediterraneo, dalla Libia all’Egitto e alla Tunisia. Insomma, credo che l’Italia oggi sia un interlocutore di primo piano in molte aree geo-politiche; la guida del G7, che assumeremo dal 1° gennaio, ci permetterà di rafforzare ancora di più il nostro ruolo.

  • Author: Roberto Sommella
  • Header: Milano Finanza

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