Con l’intento di mitigare l’impatto dei costi dell’energia, la Nuova Zelanda ha avviato un percorso per rafforzare la propria sicurezza energetica. In un contesto globale di transizione e incertezza, il Governo neozelandese sta portando avanti una strategia diversificata che punta con forza sulle rinnovabili senza però rinunciare al contributo dei combustibili fossili come garanzia di stabilità.
Il piano “From the Ground Up”, che verrà posto al vaglio del Parlamento, è al centro della strategia neozelandese sulle rinnovabili. L’obiettivo è raddoppiare la produzione di energia geotermica entro il 2040, sia per la generazione elettrica sia per applicazioni di calore diretto. Oltre a posizionare il Paese come un riferimento nello sviluppo geotermico globale, il piano intende sviluppare le economie regionali, incentivando industria, turismo ed esportazioni. Infatti i dati del Ministero delle Imprese, dell’Innovazione e dell’Occupazione del 2024 mostrano un aumento del 21% della capacità di produzione geotermica rispetto all’anno precedente, grazie all’entrata in funzione di due nuove centrali, Tauhara e Te Huka 3.
Nel complesso, secondo i dati ufficiali, nel 2024, quasi un terzo del consumo energetico della Nuova Zelanda proveniva da fonti rinnovabili mentre la quota di energia rinnovabile nell’approvvigionamento energetico primario totale è salita al 45,4%, rispetto al 42,9% del 2023.
Parallelamente, il Governo neozelandese sta anche esplorando le opportunità legate al biogas, dopo che il recente “Biogas Bridge Forum” a Wellington ha messo in luce questa risorsa, come un’ulteriore opzione strategica per aumentare la resilienza energetica e sostenere lo sviluppo regionale. In questo contesto, il Ministero dell’Energia ha avviato un programma di lavoro dedicato volto a creare un mercato del biogas funzionante nel Paese.
Infine è stato abrogato il divieto di esplorazioni offshore di petrolio e gas, ripristinando la possibilità di rilasciare nuovi permessi, allo scopo di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti, data la variabilità della produzione idroelettrica, fonte intrinsecamente soggetta alle incertezze meteorologiche.
A rafforzare questa rete di sicurezza, le principali aziende energetiche attive in Nuova-Zelanda (Genesis, Mercury, Meridian e Contact) hanno siglato un accordo per una riserva strategica di dieci anni, con il duplice obiettivo di aumentare la stabilità e favorire prezzi più accessibili per i consumatori.
Le risorse geotermiche
Le risorse geotermiche della Nuova Zelanda sono concentrate quasi esclusivamente nella zona centrale dell’Isola del Nord, all’interno della zona vulcanica di Taupo. Esiste anche un campo geotermico nel Northland, a Ngawha, nell’estremo nord dell’isola. Kawerau, dove il vapore geotermico è una fonte energetica significativa per le cartiere e le industrie locali, è uno dei maggiori siti al mondo per l’utilizzo diretto del calore geotermico.
I giacimenti di petrolio greggio della Nuova Zelanda sono concentrati sia all’interno della regione di Taranaki, nella parte occidentale dell’Isola del Nord, sia appena al largo della sua costa. Anche i giacimenti di gas naturale sono concentrati intorno e al largo della costa della regione di Taranaki. In assenza di strutture per importare o esportare gas naturale, la Nuova Zelanda consuma tutto il gas naturale che produce. La maggior parte del gas prodotto da questi giacimenti viene iniettato in una rete di trasmissione che approvvigiona i principali centri dell’Isola del Nord. L’unico impianto di stoccaggio di gas naturale su larga scala della Nuova Zelanda si trova ad Ahuroa.