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Vietnam, il motore del Sud-Est asiatico che corre verso il futuro

Vietnam, il motore del Sud-Est asiatico che corre verso il futuro
Vietnam, il motore del Sud-Est asiatico che corre verso il futuro

Ambizioni chiare, una popolazione giovane e un’economia che corre. Il Vietnam non è solo un Paese in crescita: è un vero e proprio motore che, dopo aver conquistato lo status di Paese a medio reddito nel 2011, ora punta al traguardo di economia ad alto reddito entro il 2045. E i numeri sembrano dargli ragione. Il Governo vietnamita mira a una crescita dell’+8% per il 2025, un obiettivo sfiorato già nel primo semestre dell’anno con un balzo del PIL reale del +7,52%, il tasso più alto registrato in questo periodo da un decennio.

Il cuore pulsante dell’economia è il settore manifatturiero, il quale attrae molti investimenti diretti esteri (IDE) per la sua manodopera qualificata e a basso costo. Con oltre 100 milioni di abitanti e una popolazione in crescita, il Vietnam è il primo fornitore dell’Italia nell’area dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico ASEAN (ASEAN), coprendo circa il 40% dell’import italiano dalla regione.

Inoltre, il Vietnam sta beneficiando della strategia “China+1”, con molte multinazionali, desiderose di diversificare le proprie catene di approvvigionamento e di ridurre la dipendenza da Pechino, che hanno scelto proprio Hanoi come nuova base produttiva. Di conseguenza, gli IDE stanno toccando livelli record: 21,5 miliardi di dollari registrati solo nella prima metà del 2025 (+32,6% annuo), con Singapore, Corea del Sud e Cina in testa come principali investitori. Seguono Giappone e Hong Kong, entrambi con volumi consistenti nei comparti ad alta tecnologia e manifattura avanzata.

Il Vietnam ha anche tessuto una fitta rete di relazioni commerciali, diventando un importante hub nelle catene del valore globali. Il Paese fa parte di ben 17 accordi di libero scambio con oltre 70 Paesi, tra cui spiccano quelli dell’area ASEAN, dell’APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), dell’accordo trans-pacifico CPTPP e del RCEP, un accordo di libero scambio tra 15 Paesi dell’Asia-Pacifico.

Per l’Italia e l’Europa, la pedina chiave è l’Accordo di libero Scambio UE-Vietnam (EVFTA), entrato in vigore nel 2020. L’obiettivo di questo trattato è la liberalizzazione tariffaria entro il 2030 per il 99% delle merci, la riduzione delle barriere non tariffarie, la tutela delle Indicazioni Geografiche, un meccanismo di risoluzione delle controversie e misure tese a offrire alle aziende europee un “level playing field” con le aziende vietnamite per le esportazioni di beni e servizi, gli investimenti e la loro tutela, e l’accesso alle gare.

I partner di riferimento del Vietnam restano saldamente i colossi asiatici (Cina, Corea del Sud, Giappone) e gli Stati Uniti come mercati di sbocco principale; allo stesso modo, i fornitori chiave sono Cina, Corea del Sud e Taiwan.

Se si guarda ai dati più recenti (giugno 2025), i pilastri dell’export – elettronica e telefonia, macchinari, abbigliamento e calzature – fanno emergere tendenze molto forti. Il vero boom riguarda computer e componentistica elettronica, schizzati a +40% (47,7 miliardi di dollari), ma l’accelerazione più clamorosa è quella del caffè, che ha messo a segno un +66% (5,4 miliardi).  Al contrario, la telefonia mobile è rimasta stabile (-0,9%) mentre il riso ha addirittura subito un rallentamento (-15%).

Dal lato delle importazioni, la struttura dell’economia vietnamita, fondata su catene di trasformazione ad alta integrazione internazionale, richiede un costante afflusso di input produttivi dall’estero. Ne è prova l’aumento molto marcato degli acquisti di elettronica e componenti, cresciuti del 37%, e di macchinari, aumentati del 24%, che conferma la dipendenza del sistema industriale vietnamita dalle forniture estere necessarie a sostenere la capacità di esportazione. Il Vietnam deve altresì affrontare sfide cruciali. Le infrastrutture (strade, ferrovie, porti) faticano a tenere il passo di questa forte crescita e la rete energetica è spesso sotto stress.

L’ombra più grande, però, è quella dei cambiamenti climatici. Il Vietnam è tra i Paesi più esposti al mondo agli effetti del riscaldamento globale, con tifoni, innalzamento dei mari e intrusione di acqua salata nel Delta del Mekong che minacciano agricoltura e infrastrutture. La Banca Mondiale stima che il cambiamento climatico potrebbe costare al Paese fino al 14,5% del PIL entro il 2050. Per questo, il Governo sta spingendo su investimenti strategici, promuovendo in particolare energia e tecnologie verdi. Infatti, nel suo Power Development Plan – PDP VIII, il Vietnam si è fissato ambiziosi obiettivi di transizione ecologica – decarbonizzazione al 2040 e neutralità climatica al 2050 – attraverso il ricorso a varie fonti: eolico, solare, gas, nucleare, idroelettrico e geotermia.

Il Governo sta puntando anche sui trasporti (come il progetto di alta velocità Hanoi-Ho Chi Minh e l’espansione dell’aeroporto internazionale Long Thanh) e sull’alta tecnologia, attraverso accordi con colossi come NVIDIA per sviluppare i settori dell’intelligenza artificiale (AI) e dell’interfaccia di programmazione delle applicazioni (API).

 

L’interscambio con l’Italia: una forte complementarità

L’Italia è un partner commerciale di primo piano per il Vietnam, che rappresenta il quarto mercato di sbocco per il Made in Italy nell’ambito dell’ASEAN. Il Vietnam è uno dei Paesi prioritari del Focus Asia-Pacifico del Piano d’azione per l’export italiano nei mercati extra-UE ad alto potenziale, lanciato lo scorso marzo dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani.

Secondo i dati forniti delle istituzioni locali, nel primo semestre 2025 l’interscambio tra Italia e Vietnam ha raggiunto 3,6 miliardi di dollari, con un aumento del 6,2% su base annua, confermando il consolidamento già emerso nel 2024. Le esportazioni vietnamite verso l’Italia sono salite a 2,6 miliardi di dollari, in crescita del 4,6%, mentre le importazioni dall’Italia si sono attestate poco sotto il miliardo di dollari, con un incremento del 10,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

L’analisi della composizione dell’export vietnamita verso l’Italia mette in evidenza progressi molto rilevanti per il caffè, che raggiunge 409,2 milioni di dollari con una crescita del 47,4%, e per le calzature, pari a 287,3 milioni di dollari con un aumento del 53%. Queste due categorie si collocano rispettivamente al primo e al terzo posto tra i prodotti esportati verso l’Italia. Rimane invece molto marcata la contrazione dei prodotti siderurgici, che scendono a 358,7 milioni di dollari con una riduzione del 32,3%, mentre la dinamica risulta pressoché stabile per la telefonia mobile, pari a 263,3 milioni di dollari con un lieve calo dello 0,91%, e per computer, dispositivi elettronici e componentistica, che totalizzano 237,9 milioni di dollari in aumento dell’1,3%.

Per quanto riguarda le vendite italiane verso il Vietnam, si conferma il rafforzamento del settore farmaceutico, che cresce del 10,8% fino a 158,4 milioni di dollari, diventando la seconda voce dell’export italiano nel Paese. Rimane in prima posizione la meccanica strumentale, che raggiunge 229,5 milioni di dollari con una crescita dell’8,5%, pur continuando a ridurre il proprio peso percentuale sull’insieme delle esportazioni italiane verso il Vietnam. Nel 2020 rappresentava il 30,1% del totale, mentre nel 2024 si attestava al 23,5%, tendenza che prosegue nella prima metà del 2025.

Esiste una complementarità strutturale tra i due sistemi produttivi: l’Italia fornisce al Vietnam materiali e componenti di qualità, come tessuti, pelli e filati, che alimentano filiere locali orientate all’export. Un rapporto analogo emerge nella meccanica strumentale, dove i macchinari e gli impianti italiani contribuiscono all’aggiornamento tecnologico della manifattura vietnamita all’interno di catene del valore sempre più integrate. Inoltre il 2024 ha visto un significativo afflusso di turisti italiani nel Paese, aumentati del 55,8% rispetto all’anno precedente, e attestandosi al quarto posto tra i viaggiatori dei Paesi UE. Una tendenza volta a un’ulteriore crescita con l’inaugurazione negli scorsi mesi di una tratta aerea diretta tra Hanoi e Milano.

Numerose sono le opportunità per le imprese italiane. La classe media vietnamita, ancora limitata ma in costante crescita, mostra un interesse sempre più marcato per la qualità e l’Italian Lifestyle, con effetti positivi sulla domanda di prodotti alimentari, abbigliamento, arredo e motoveicoli. Allo stesso tempo, l’industria locale manifesta un forte orientamento all’innovazione e una crescente esigenza di tecnologie e macchinari avanzati, indispensabili per elevare produttività e standard qualitativi. Le prospettive del Vietnam per fungere da piattaforma produttiva e hub regionale sono confermate dalla presenza di operatori italiani in una gamma sempre più ampia di comparti: dal manifatturiero ai macchinari, all’oil&gas, alle infrastrutture, alla farmaceutica, alle energie rinnovabili e alla tutela dell’ambiente. Tra le aziende italiane attive nel Paese attraverso sedi, stabilimenti, uffici di rappresentanza o progetti, ci sono Piaggio e Fincantieri (i due maggiori investitori italiani in Vietnam), Carvico, Madex, Bonfiglioli, ENI, CAE, Leonardo, Temix e Copan Italia.

 

Una partnership in piena espansione: la missione italiana a Hanoi

L’espansione delle imprese italiane nel mercato vietnamita si è tradotta in una sentita partecipazione al Forum Imprenditoriale co-organizzato a Hanoi da Agenzia ICE, da Confindustria e dalla Foreign Investment Agency del Ministero delle Finanze del Vietnam e presieduto dal Vice Ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini. L’evento, conclusosi con lo svolgimento di circa 150 incontri B2B, ha visto l’adesione di oltre 60 aziende italiane e di circa 300 controparti vietnamite. Numeri alti che hanno anche portato alla firma di vari accordi nei settori edilizio, automobilistico, agroindustriale, bancario, finanziario, digitale, tecnologico, spaziale, dei sistemi di telecomunicazione e delle startup, tra gli altri.

Ma è anche lungo la filiera energetica che il sistema produttivo italiano è in grado di offrire soluzioni avanzate e di accompagnare il percorso vietnamita di decarbonizzazione con tecnologie, competenze, capitali e strumenti finanziari. In questa ottica è stata organizzata, durante la visita del Vice Ministro, una tavola rotonda dedicata alla transizione energetica e alle opportunità legate alla Just Energy Transition Partnership (JETP), meccanismo al quale l’Italia contribuisce in Vietnam con 500 milioni di euro.

Oltre all’impegno di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, il processo di transizione energetica del Vietnam si fonda, da una parte, sul raddoppiamento della capacità di generazione entro il 2030 e, dall’altra, sull’ammodernamento delle reti di trasmissione, con un fabbisogno di investimenti stimati in quasi 120 miliardi di euro nel prossimo quinquennio.

La tavola rotonda ha visto la partecipazione di 15 aziende italiane del comparto e dei due principali conglomerati energetici locali, Petrovietnam (PVN) ed Vietnam Electricity (EVN). Entrambi hanno presentato le proprie strategie di transizione, tra cui l’ampliamento degli impianti idroelettrici esistenti, lo sviluppo di smart grid, l’integrazione di sistemi di accumulo, la formazione di quadri altamente qualificati, una centrale eolica offshore da 1 gigawatt (GW), un impianto pilota per la produzione di idrogeno verde da fonte solare e un impianto idroelettrico a pompaggio nel distretto di Lam Son.

 

Intervista all’Ambasciatore d’Italia ad Hanoi, Marco della Seta

La vostra Ambasciata ha pubblicato “Diplomazia della crescita: destinazione Vietnam”, può spiegarci i vantaggi di questo nuovo strumento per le aziende italiane?
“Diplomazia della crescita: destinazione Vietnam” nasce per offrire alle imprese italiane uno strumento informativo e operativo aggiornato per orientarsi in un contesto economico in rapida evoluzione. Il Sud-Est asiatico rappresenta oggi una delle aree del mondo a maggiore crescita e, di conseguenza, di crescente importanza strategica per l’Italia, sia in termini commerciali che di investimento. All’interno di questo quadro regionale, il Vietnam è per noi il partner di riferimento: da solo concentra circa un terzo delle esportazioni ASEAN verso l’Italia ed è la principale destinazione dei nostri investimenti produttivi nell’area. L’interscambio bilaterale tra Italia e Vietnam ha superato nel 2024 i 6 miliardi di euro, confermando il ruolo di Hanoi come principale mercato di riferimento del nostro Paese nel Sud-Est asiatico. Si tratta di una relazione economica in costante crescita, trainata non solo dalle esportazioni meccaniche e farmaceutiche italiane, ma anche da una crescente cooperazione nei settori dell’energia e della transizione verde. In un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche e dalla riorganizzazione delle catene del valore, il rafforzamento del legame con il Sud-Est asiatico e con il Vietnam in particolare rappresenta per l’Italia una leva essenziale per promuovere stabilità, resilienza e crescita inclusiva, nonché per ampliare la presenza produttiva e commerciale delle nostre imprese in un’area ad altissimo potenziale.

 Per questo il Vietnam è stato inserito nel Piano d’Azione per l’export italiano nei mercati extra-UE ad alto potenziale. La guida “Diplomazia della crescita” si configura come uno strumento dinamico destinato agli operatori interessati a questo Paese, offrendo una panoramica aggiornata sui principali settori economici, sulle opportunità di business e sugli aspetti regolatori più rilevanti. Su impulso del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Vicepresidente del Consiglio e Ministro Antonio Tajani, abbiamo predisposto questo strumento per accompagnare le imprese che ancora conoscono poco il mercato vietnamita, presentandolo ufficialmente al Business Forum Italia–Vietnam di Hanoi dello scorso 4 settembre. Negli ultimi anni il Vietnam è profondamente cambiato: da economia prevalentemente manifatturiera a basso costo, si sta rapidamente trasformando con forti investimenti nei semiconduttori, nella componentistica elettronica e in settori maggiormente avanzati. È dunque un Paese molto diverso da quello che le imprese italiane ricordavano fino a pochi anni fa, e proprio per questo la guida “Diplomazia della crescita” si rivela uno strumento essenziale per comprendere il Vietnam attuale e le nuove opportunità che offre.

 

In che modo la cultura e lo stile di vita italiani vengono percepiti e accolti in Vietnam? Ritiene che l’immagine dell’Italia possa contribuire a rafforzare ulteriormente le relazioni tra i nostri due Paesi?
Storicamente, il Vietnam ha conosciuto un’Italia evoluta, dinamica e dotata di un’economia solida associando al nostro Paese un’immagine di qualità, eleganza e raffinatezza, in particolare per quanto riguarda i prodotti del Made in Italy. Moda, design, enogastronomia e manifattura di alta gamma continuano a essere percepiti come espressione di gusto, competenza e qualità, trovando crescente apprezzamento in una società vietnamita in rapido cambiamento e sempre più orientata verso consumi maggiormente sofisticati.

L’Italia è riconosciuta, inoltre, come una potenza culturale di primo piano capace di suscitare ammirazione e curiosità in molteplici ambiti. La lingua, l’arte, la musica, il cinema e lo sport rappresentano punti di contatto privilegiati attraverso i quali il pubblico vietnamita, in particolare quello giovane, si avvicina al nostro Paese. Il crescente interesse per lo studio dell’italiano e per la partecipazione a iniziative culturali promosse dall’Ambasciata testimonia la vitalità di questo legame. Tale patrimonio è, senza dubbio, un elemento distintivo della nostra presenza in Vietnam e contribuisce a consolidare un dialogo profondo e duraturo tra le due società.

In un contesto di forte crescita economica e di progressiva emersione di una nuova classe media urbana, il Vietnam mostra oggi un interesse sempre più marcato per i prodotti e lo stile italiani. Questo apre prospettive significative per i beni di consumo italiani, dall’agroalimentare alla moda, dal design all’automotive, in un mercato che guarda con attenzione alla qualità e all’identità dei marchi e riconosce nell’Italia un interlocutore affidabile, capace di coniugare cultura, industria e innovazione.

 

Quale tipo di collaborazione con la controparte vietnamita consiglierebbe di ricercare a un’impresa italiana interessata a operare nel Paese?
Alla luce delle profonde trasformazioni che hanno interessato il Vietnam negli ultimi anni, con un’economia sempre più orientata all’innovazione e all’industrializzazione avanzata, le imprese italiane interessate a operare nel Paese dovrebbero guardare con particolare attenzione a forme di collaborazione basate su partenariati industriali e tecnologici in grado di generare trasferimento di conoscenze, competenze e capacità produttive. Le autorità vietnamite incoraggiano fortemente tutti i rapporti economici e industriali che comportino un effettivo trasferimento tecnologico, sia in senso stretto, attraverso l’introduzione di nuove tecnologie e processi produttivi, sia in senso più ampio, tramite la condivisione di know-how, la formazione del capitale umano e l’innovazione organizzativa.

L’Italia dispone di un patrimonio industriale di rilievo e può offrire al Vietnam un contributo concreto nella modernizzazione del suo apparato produttivo e nella transizione verso un’economia a maggiore valore aggiunto. In questo senso, la cooperazione nel campo della transizione energetica rappresenta già oggi un esempio concreto di collaborazione virtuosa, con la partecipazione italiana al partenariato JETP (Just Energy Transition Partnership), che mira ad accompagnare il Vietnam nel percorso verso la decarbonizzazione e l’espansione delle energie rinnovabili.

In prospettiva, ampie opportunità di collaborazione possono aprirsi anche in settori come la smart agriculture, l’industria meccanica avanzata, la mobilità sostenibile e i trasporti, ambiti nei quali l’esperienza italiana può rappresentare un punto di forza decisivo.

Il Vietnam guarda con particolare favore agli investimenti greenfield, soprattutto in settori ad alto contenuto tecnologico e di conoscenza. Le imprese italiane che intendono insediarsi stabilmente nel Paese trovano un contesto incoraggiante, con un quadro normativo in progressivo allineamento agli standard internazionali e un sostegno politico concreto verso gli investimenti esteri di qualità. Puntare su innovazione, sostenibilità e formazione rappresenta dunque la chiave per costruire partenariati solidi, duraturi e reciprocamente vantaggiosi.

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