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Tajani: “La pace e il pacifismo. Proteggere le democrazie e arginare gli illiberali.” (Il Foglio)

Tajani La pace e il pacifismo. Proteggere le democrazie e arginare gli illiberali. (Il Foglio)
Tajani La pace e il pacifismo. Proteggere le democrazie e arginare gli illiberali. (Il Foglio)

Che cosa vuol dire oggi essere ottimisti quando si parla d’Europa?

Vuol dire comprendere che non c’è alternativa alla scelta europea e quindi dobbiamo lavorare perché l’Europa sia sempre più forte, sempre più coesa e far sì che il progetto dei padri fondatori dell’Europa contemporanea si possa realizzare.

La prima era una domanda facile, quella difficile invece è: come si riconosce un euroscettico e quanto è pericoloso oggi essere euroscettici in questa fase storica?

Euroscettico significa non credere in un progetto che ci offre la garanzia di poter far star meglio i nostri cittadini, un progetto che rafforza la nostra identità, la nostra storia, il nostro modo di essere. L’Europa siamo noi, l’Europa è un concetto che nasce fin dall’antichità, l’Europa è frutto della nostra cultura, della nostra storia: il diritto romano, il Cristianesimo, il Medioevo, il Rinascimento, l’Illuminismo. E siamo noi anche nelle guerre, nelle divisioni. Pensare che l’Europa sia un progetto fallimentare è profondamente sbagliato, perché rinnegheremmo noi stessi e in questo momento in cui c’è una grande competizione a livello globale e c’è il rischio di trasformazioni geopolitiche, come possiamo pensare noi, 60 milioni di italiani, di poter essere competitivi con un miliardo e mezzo di cinesi, un miliardo e mezzo di indiani? E mettiamoci anche gli Stati Uniti e poi la Federazione russa, e l’Africa che avrà due miliardi e mezzo di abitanti nel 2050: se siamo mezzo miliardo di europei allora forse insieme con un progetto comune possiamo contare di più e proteggere meglio i nostri interessi.

E possiamo essere ottimisti sul fatto che i cosiddetti patrioti in Europa ovvero le destre illiberali continueranno a non toccare palla per molto tempo?

Questo dipende dagli elettori: se le forze che credono nell’Europa saranno capaci di risolvere i problemi dei cittadini, i populismi sono destinati a fallire, sia quelli di destra sia quelli di sinistra. L’euroscetticismo di estrema destra e l’euroscetticismo di estrema sinistra si toccano, fanno battaglie comuni pur dicendo di doversi combattere fra di loro. A questo bisogna dare risposte, bisogna risolvere alcune grandi questioni, rendere le istituzioni più vicine ai cittadini, far sì che l’Europa non sia un’Europa ideologica ma sia un’Europa che difende certi valori ma si rende conto anche della società. Ci sono progetti sociali, ci sono delle questioni sociali che non possono essere trascurate da pochi funzionari che vivono a palazzo Berlaymont, che magari hanno studiato a Bruges e pensano di essere in grado di risolvere i problemi con una scarsa conoscenza della realtà.

Mentre stiamo parlando, a proposito dell’ottimismo, è in corso l’attuazione di un piano di pace molto importante in medio oriente e rispetto a questo piano di pace come si riconoscono i pacifisti per così dire farlocchi, cioè coloro che non solo sul fronte del medio oriente ma magari anche su altre questioni, tifano per la pace ma in realtà sono agenti del disordine?

Io non credo al pacifismo, credo nella pace, credo nei portatori di pace, bisogna costruire la pace, la pace non si costruisce sventolando qualche bandiera o gridando qualche slogan e poi magari trasformando un corteo per la pace in una manifestazione dove si distruggono vetrine e si menano i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri che non c’entrano niente. Costruire la pace, secondo me è costruirla giorno per giorno: io credo nel modello di pace che ha indicato il giorno del suo insediamento Papa Leone XIV, che è la pace che intanto parte da ciascuno di noi. Vivere la pace, costruire la pace, avere la pace dentro il cuore: soltanto così tu puoi essere costruttore di pace. La pace è anche dialogo, si costruisce anche nel rapporto tra persone, non è soltanto quando si firma un trattato dopo una guerra, la pace si costruisce giorno per giorno. È un po’ come la libertà: se non la difendi, poi quando vedi che c’è una guerra che esplode non sai più che cosa fare, perché ti rendi conto che la pace che avevi era un bene prezioso. Piero Calamandrei diceva che la libertà è come l’aria, ti accorgi della sua importanza solo quando viene a mancare. Lo stesso è per la pace.

Parlando di libertà, ci sono altre due questioni cruciali. Come si può spiegare a chi ha ancora dubbi su quanto sia pericolosa la Russia per l’Europa? Quanto è importante quello che stiamo facendo e che dobbiamo continuare a fare per la difesa dell’Ucraina?

La Russia ha voluto aggredire l’Ucraina per un progetto che è la restaurazione dell’Unione Sovietica. Putin, che è stato un grande leader del Kgb, è un autocrate e pensa con la forza di poter ricostruire l’Unione Sovietica, un impero, però i suoi interessi vanno a limitare la libertà di altri paesi – l’Ucraina, la Georgia, la Moldavia, tutti i paesi dell’est – che l’hanno conquistata dopo anni di dittatura, quindi è giusto difendere la libertà.

Putin a un certo punto aveva scelto di avere un rapporto con il mondo occidentale libero, quando con l’accordo di Pratica di Mare scelse di stare con la Nato e scelse di stare con Europa.

Vi ricordate il famoso incontro Bush-Putin-Berlusconi, che rappresentava l’Europa in quell’occasione? Dopo un paio d’anni Putin però cambiò idea. Da allora la sua posizione. diventata ostile al nostro mondo. Questo non significa che dobbiamo essere in guerra con la Russia, dobbiamo però far capire alla Russia che siamo pronti e non siamo disposti a farci sottomettere dalla sua volontà, vogliamo convivere in pace. Noi vogliamo il dialogo ma non possiamo accettare che si usi la forza per raggiungere obiettivi egemonici, quindi io mi auguro che la Russia cambi posizione dopo Putin, magari anche che Putin rinsavisca: noi non siamo nemici storici della Russia. Ma come si vince questa guerra contro Putin e non contro la Russia? Io credo che sia determinante il ruolo degli Stati Uniti. Se gli Stati Uniti decidono di fermare la Russia e la Cina da un’altra parte decide di fermare la Russia, allora si può trovare un accordo di pace con l’Ucraina. È difficile per Putin fare rapidamente marcia indietro per una serie di motivi: perché un autocrate non può mai di fronte al proprio popolo dire sto perdendo, lui vuole conquistare sempre più terreno, e perché tutta la sua industria è ormai orientata all’industria della guerra, il suo esercito, quasi un milione e mezzo di uomini, guadagna tre volte quanto guadagna un operaio. Fare marcia indietro significa dire a un milione e passa di persone: da domani guadagni due terzi di meno di quello che guadagni oggi. Quindi si crea un problema sociale come si crea un problema nella riconversione immediata dell’industria della difesa. Quindi tutto questo insieme di cose rende più difficile a mio giudizio un accordo di pace. Però sono rimasto sorpreso positivamente dal fatto che la Cina abbia aderito all’appello che l’Italia farà attraverso le Nazioni Unite per una tregua olimpica in occasione dei giochi di Milano-Cortina: se tutti accetteranno di sostenere la nostra proposta può essere che da una tregua si possa compiere qualche passo in avanti.

L’ultima questione riguarda l’Italia: difendere la libertà vuol dire anche difendere libertà di fare impresa e la libertà di avere un’economia con maggiore benessere, e Forza Italia combatte da sempre per avere minori tasse. Possiamo dire che al momento, per come si sta sviluppando la manovra, non c’è quell’idea travolgente di abbassare le tasse come sarebbe lecito aspettarsi da un governo di destra e conservatore?

Ma l’idea di abbassare le tasse c’è, il percorso è quello, per far sì che non ci siano stipendi troppo bassi per il ceto medio, ma anche per cercare di far sì che chi oggi è sotto la soglia della povertà possa risalire la china. È solo che i tempi per fare una vera rivoluzione fiscale sono lunghi, anche perché purtroppo ci siamo trovati una situazione drammatica per quanto riguarda il Superbonus, che poteva essere all’inizio una buona idea, quella di rimettere in movimento l’edilizia, solo che doveva essere un provvedimento a termine, con rigidi controlli, ed è diventato un provvedimento di fatto sine die, con troppi imbroglioni che si sono presi i soldi e sono scappati a Montecarlo senza fare niente.

Ma sulle tasse non si può fare qualcosa di più anche in questa manovra?

Noi stiamo lavorando tanto, stiamo lavorando per la riduzione dell’Irpef e su altro, vediamo, non è facile perché dobbiamo mettere anche soldi sulla sanità che è un tema fondamentale. Noi insistiamo come Forza Italia su questa riduzione delle tasse alle imprese con l’Ires premiale, cioè una detassazione quando ci sono degli investimenti. Stiamo lavorando, io spero che martedì ci possano essere segnali positivi per le imprese e per i lavoratori, perché meno tasse si pagano, più aumentano i consumi e se aumentano i consumi aumenta la produzione e attraverso tutta questa storia arrivano anche più soldi nelle casse dello stato.

Ultima domanda: una cosa che il governo può fare meglio nei prossimi due anni?

Dobbiamo fare di più per la sanità e dobbiamo fare di più per ridurre le tasse, questo assolutamente sì.

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