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La Corea del Sud corre ai ripari per ridurre la dipendenza dai minerali esteri

La Corea del Sud corre ai ripari per ridurre la dipendenza dai minerali esteri
La Corea del Sud corre ai ripari per ridurre la dipendenza dai minerali esteri

Tra i leader mondiali in diversi settori ad alta tecnologia, la Corea del Sud ha annunciato una strategia per assicurare l’approvvigionamento di minerali critici, un piano che mira a ridurre la sua dipendenza dalle importazioni da parte di pochi Paesi. La strategia prevede l’aumento della produzione interna, investimenti in economia circolare e riciclo, maggiore cooperazione con nazioni ricche di risorse e investimenti esteri pubblici e privati.

Stanno quindi aumentando i progetti che riguardano la costruzione di una filiera di produzione interna. Tra questi, va annoverata l’inaugurazione, avvenuta lo scorso giugno a Gwangyang, di un nuovo impianto produttivo di precursori NMC da parte del colosso siderurgico POSCO Future M, con una capacità produttiva annuale di circa 45.000 tonnellate. Tale progetto è parte integrante della strategia nazionale di potenziamento della capacità di produzione interna che punta a raggiungere le oltre 300.000 tonnellate annue nazionalmente prodotte entro il 2028. Nel prossimo futuro, è attesa la conclusione dei lavori di costruzione di ben tre impianti produttivi di NMC situati nel complesso industriale di Saemangeum, nella costa occidentale. Uno di questi impianti, una volta entrato a pieno regime, dovrebbe produrre circa 120.000 tonnellate annualmente, ovvero quasi metà dell’obiettivo sopracitato.

Altro punto della strategia nazionale riguarda il riciclo dei minerali critici. Durante il primo “Forum pubblico-privato per il riciclo dei minerali critici”, tenutosi a marzo, il Ministero dell’Industria coreano ha presentato un piano ambizioso che si concentra sul recupero di dieci minerali strategici, tra cui litio, cobalto, nichel, manganese e grafite, fondamentali per la produzione di batterie, semiconduttori e altri prodotti altamente tecnologici. L’obiettivo principale è incrementare il tasso di riciclo dal 2% attuale al 20% entro il 2030, trasformando la Corea del Sud in un hub di eccellenza per il recupero e la lavorazione di risorse secondarie. Tra le azioni previste vi sono lo sviluppo di tecnologie avanzate di recupero, il potenziamento delle infrastrutture industriali, incentivi per le imprese del settore e l’aggiornamento del quadro normativo, con una nuova legge dedicata al trattamento delle batterie esauste. La strategia include inoltre la creazione di un sistema di certificazione per i materiali riciclati e il supporto alle aziende nello sviluppo di standard tecnici e nella gestione sostenibile dei rifiuti.

Durante il vertice G7 di giugno, Seoul ha anche aderito al G7 Critical Minerals Action Plan il cui obiettivo è anticipare le carenze di minerali critici, coordinare le risposte a eventuali interruzioni del mercato e diversificare e riportare a livello nazionale le attività di estrazione, lavorazione, produzione e riciclo. Inoltre, la Corea del Sud è membro, e attualmente Chair fino al 2026, del Minerals Security Partnership (MSP), iniziativa lanciata dagli Stati Uniti e di cui fa parte anche l’Italia e l’Unione Europea il cui scopo è coordinare la stabilizzazione della supply chain delle materie prime.

Accanto alla cooperazione multilaterale, Seoul punta molto sui rapporti bilaterali con i Paesi ricchi di materie prime e competenze tecnologiche. Al G7, il Presidente Lee ha incontrato Sudafrica, Brasile e Messico per discutere di litio, rame e terre rare. Con l’Australia, partner strategico, sono stati firmati accordi sui minerali critici e sulla sicurezza delle catene di fornitura. Memorandum simili sono stati siglati anche con Perù, Kirghizistan e Mongolia. Nel 2025 si è inoltre tenuto a Tokyo il primo dialogo Corea-Giappone dedicato alla cooperazione sui minerali critici.

L’ultimo tassello della strategia coreana riguarda gli investimenti esteri, soprattutto in Africa: l’azienda statale KOMIR (Korea Mine Rehabilitation and Mineral Resources Corporation) ha acquisito una partecipazione del 46% nella miniera di nichel e cobalto di Ambatovy, in Madagascar, mentre POSCO gestisce il progetto Mahenge in Tanzania, che prevede lo sviluppo di una miniera di grafite. POSCO, inoltre, è riuscita ad assicurarsi sia forniture di grafite, in Madagascar, sia un contratto di fornitura di sei anni con l’australiana Syrah Resources per importare fino a 60.000 tonnellate all’anno di grafite dalla miniera di Balama, in Mozambico. Anche STX Corporation è attiva in Mozambico detenendo il 40 % della produzione di grafite della miniera di Caula. A dimostrazione dell’attenzione dedicata anche all’innovazione e alla ricerca, Korea Zinc, tra i leader mondiali nella raffinazione di zinco, ha investito 85,2 milioni di dollari nella startup canadese The Metals Company, impegnata nell’estrazione di minerali dal fondale oceanico del Pacifico.

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