Una Città-Stato proiettata nel futuro. Con quasi sei milioni di abitanti, Singapore non è solo un centro finanziario e logistico di prim’ordine (il suo porto è il secondo al mondo per traffico), ma si è affermata come l’hub tecnologico più avanzato dell’Asia. Con un’economia che ha registrato una crescita del +4,4% nel 2024 e un PIL pro capite che supera i 93.000 dollari, Singapore offre un ecosistema perfetto per l’impresa, grazie a infrastrutture d’avanguardia, un sistema normativo stabile e un bassissimo tasso di disoccupazione (all’1,9% nel 2024).
Il cervello strategico di Singapore opera su più livelli. Il Paese è leader indiscusso nell’aerospazio (in particolare per la manutenzione e revisione di velivoli) e pioniere nei servizi di informazione e comunicazione. Ma sta spingendo con forza anche sui settori che definiranno il prossimo decennio: agritech, foodtech e cleantech.
Considerata la porta d’accesso privilegiata all’Associazione delle Nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN), Singapore attinge a una rete commerciale che copre il pianeta, essendo parte dei principali accordi come l’Accordo per il partenariato transpacifico del CPTPP e il RCEP – l’accordo di libero scambio tra 15 paesi dell’Asia-Pacifico -, i quali, alla luce della ridefinizione del sistema commerciale internazionale, vengono visti come un’opportunità per rafforzare patti plurilaterali e regionali. Da parte loro, gli scambi commerciali con l’Europa sono regolati dall’Accordo di Libero Scambio UE-Singapore (EUSFTA), in vigore dal 2019.
Le sfide per Singapore derivano dalla sua stessa natura di hub: una forte esposizione agli shock esterni, un’elevata dipendenza dalle importazioni e un alto costo della vita. Per questo, la Città-Stato investe in strategie d’avanguardia a lungo termine. Così, di fronte alle difficoltà che affronta il settore agricolo, il Paese, di cui solo circa l’1% del territorio è destinato all’agricoltura, si è fissato l’obiettivo di produrre localmente entro il 2035 sia il 30% del fabbisogno di proteine – inclusi uova e frutti di mare – sia il 20% del consumo nazionale di fibre, una categoria che comprende verdure a foglia e a frutto, germogli di soia e funghi,, anche grazie al vertical farming e all’innovazione (Singapore è stato il primo Paese ad approvare la vendita di carne coltivata). Parallelamente, il Green Plan 2030 punta alla sostenibilità totale promuovendo la green mobility (60.000 punti di ricarica per veicoli elettrici entro il 2030), mentre si spinge sulla digitalizzazione della smart city e sull’espansione delle infrastrutture logistiche, come il raddoppio della metropolitana e l’ampliamento del porto. A livello globale, Singapore continua ad attrarre un flusso massiccio di capitali, con Investimenti Diretti Esteri (IDE) in entrata che hanno superato i 143 miliardi di dollari nel 2024.
L’interscambio con l’Italia
Per l’Italia, Singapore è la prima destinazione delle esportazioni in tutta l’area ASEAN. Non a caso è uno dei Paesi prioritari del Focus Asia-Pacifico del Piano d’azione per l’export italiano, lanciato lo scorso marzo dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Antonio Tajani. Nel periodo gennaio-ottobre 2025, l’Italia si è posizionata come il 18° fornitore della Città-Stato, scalando due posizioni rispetto all’anno precedente. Tra i principali competitor europei, si posiziona dopo Francia (quota 2,65%), Regno Unito (2,54%) e Germania (2%), con una quota del 1,2%.
Tuttavia, la bilancia commerciale è nettamente a favore dell’Italia: nel 2024, l’interscambio ha superato i 4,4 miliardi di euro, generando per la Penisola un surplus di oltre 2 miliardi (3,2 miliardi di export contro 1,2 di import). Questa tendenza si è confermata nei primi otto mesi del 2025, con un saldo positivo di 1,6 miliardi di euro – l’export ha già sfiorato quota 2 miliardi, in crescita del 2,3% rispetto al medesimo periodo del 2024.
Se guardiamo alla composizione dei flussi per il periodo gennaio-luglio 2025, l’Italia esporta principalmente macchinari e apparecchi (397 milioni di euro) e computer e apparecchiature elettroniche (387 milioni). Seguono sostanze chimiche (147 milioni), tessile e abbigliamento (147 milioni) e farmaceutica (122 milioni). Dall’altro lato, importiamo da Singapore quasi esclusivamente computer e apparecchi elettronici (123 milioni di euro) e sostanze chimiche (40 milioni).
Nel settore dei beni di consumo, il mercato di Singapore è maturo e richiede alta qualità, aprendo grandi opportunità per le imprese italiane, in particolare nel food & beverage, che frutta oltre 130 milioni di euro all’Italia, quarto esportatore europeo nel Paese in questo ambito. Anche nella moda di lusso, nella gioielleria e nell’arredamento di design, aziende italiane di primo piano, come Menarini, Ferrero e STMicroelectronics, hanno già una presenza consolidata nel Paese.
La presenza italiana è strutturata: i dati ufficiali al 2022 registravano quasi 300 imprese italiane a Singapore, con un fatturato complessivo di 22,2 miliardi di euro e oltre 8.000 addetti. Lo stock di IDE italiani a Singapore ha poi raggiunto la quota di quasi 1,8 miliardi di euro al 2024.
La recente missione a Singapore del Vice Ministro per le Imprese e il Made in Italy, Valentino Valentini, ha riaffermato la centralità dei mercati asiatici per il consolidamento e lo sviluppo di partenariati economici a beneficio del sistema produttivo italiano. Soprattutto, ha confermato l’opportunità di cogliere i vantaggi di una collaborazione di lungo periodo, che unisce l’esperienza industriale e tecnologica italiana con la capacità di innovazione di Singapore, lavorando insieme per costruire valore per le imprese e rafforzare la competitività reciproca sui mercati globali. Gli incontri del Vice Ministro con Autorità e attori economici locali hanno evidenziato la volontà di sviluppare la cooperazione lungo settori di interesse reciproco, quali l’innovazione tecnologica, la transizione energetica, la manifattura avanzata e la formazione del capitale umano.
Inoltre è stata ribadita l’importanza del rinnovo del Programma Esecutivo 2027-2029 tra il Ministero italiano degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e l’agenzia governativa singaporiana di ricerca e sviluppo A*STAR, un asse centrale della relazione bilaterale che ha già dimostrato la sua efficacia nel potenziare la cooperazione scientifica e tecnologica.
Intervista all’Ambasciatore d’Italia a Singapore, Dante Brandi
Tre visite del Viceministro Valentini a Singapore in meno di un anno testimoniano di un rinnovato interesse per il Paese da parte del Made in Italy?
È un segnale chiaro del rinnovato impegno dell’Italia verso questo Paese e, più in generale, verso la regione indo-pacifica. Singapore è un interlocutore di primo piano per la proiezione del Made in Italy, grazie al suo ruolo di hub finanziario e logistico e alla sua capacità di attrarre investimenti e innovazione.
Nel corso della missione dello scorso settembre abbiamo lavorato per dare concretezza a questa visione, con la firma di tre accordi di cooperazione nei settori dei semiconduttori, della transizione energetica e della formazione universitaria. Questi risultati dimostrano la volontà comune di costruire un partenariato di lungo periodo, basato su innovazione, sostenibilità e valorizzazione del capitale umano.
Singapore è anche un ponte verso altri mercati strategici. Le visite del Viceministro Valentini hanno consentito di esplorare potenziali collaborazioni nel quadrante africano. Il nostro obiettivo è consolidare un dialogo economico e industriale stabile, che vada oltre la promozione commerciale e favorisca una collaborazione strutturata tra sistemi produttivi, istituzioni e università. In questo quadro, il Made in Italy si afferma non solo come simbolo di qualità e creatività, ma anche come motore di tecnologia e competitività.
In che modo le imprese italiane possono trarre vantaggio dell’interesse di Singapore per l’Eurozona?
In due modi: utilizzando il Paese come piattaforma strategica per espandersi nella regione ASEAN e agendo in funzione di attrazione di investimenti da parte della platea di investitori basata in questo centro finanziario. Singapore riconosce la solidità del tessuto produttivo italiano e apprezza la capacità delle nostre aziende di coniugare innovazione, sostenibilità e design, vedendo nell’Italia un partner affidabile e orientato alla qualità. Per l’Italia, questo interesse rappresenta un’opportunità concreta di rafforzare la cooperazione economica e industriale con un partner che condivide i nostri valori di apertura, efficienza e eccellenza.
Nel 2024, l’export italiano verso Singapore ha superato i 3,2 miliardi di euro, con una crescita di oltre il 14,3 per cento rispetto all’anno precedente. Nel 2025 si prevede un ulteriore aumento del 9 per cento, con particolare impulso nei semiconduttori (+12,2 per cento), a conferma dell’interesse crescente di Singapore per le nostre imprese e della loro competitività nei settori ad alto valore aggiunto.
Singapore rappresenta oggi una piattaforma ideale per le aziende italiane che vogliono guardare all’ASEAN, grazie a infrastrutture d’eccellenza, un ecosistema economico dinamico e un quadro normativo trasparente. Allo stesso tempo, operatori locali come il fondo sovrano Temasek o ST Telemedia stanno investendo in Italia in settori chiave quali energia, infrastrutture e data centres. È la dimostrazione di un rapporto sempre più stretto, a beneficio del quale l’Ambasciata continuerà ad agire in funzione di promozione e facilitazione.
In una precedente intervista aveva sottolineato le già importanti relazioni accademiche tra Singapore e Italia: in che modo verranno rafforzate con l’accordo tra l’Università di Torino e la Nanyang Technological University?Insieme a quella nel settore della sicurezza e della difesa, la cooperazione scientifica e tecnologica tra Italia e Singapore è un pilastro fondamentale delle nostre relazioni bilaterali. L’accordo tra l’Università di Torino e la Nanyang Technological University, firmato durante l’ultima missione del Viceministro Valentini, segna un passo importante in questa direzione, sviluppando un ulteriore partenariato tra prestigiose istituzioni accademiche dei due paesi.
Esso prevede la supervisione congiunta di programmi di dottorato, attività di ricerca condivisa e scambi di docenti e studenti in settori di punta come l’intelligenza artificiale, la sostenibilità e la manifattura avanzata. Si tratta di aree che rappresentano il futuro della cooperazione tra i nostri due Paesi e che rispecchiano le priorità comuni di innovazione digitale e transizione verde.
La collaborazione tra università italiane e istituti di eccellenza singaporiani poggia già sul programma esecutivo di cooperazione attraverso il quale team di scienziati dei due paesi stanno sviluppando dieci progetti di ricerca in diversi settori, dall’immunologia alla fisica quantistica, dall’oncologia alla robotica, dall’intelligenza artificiale all’idrogeno. Stiamo lavorando per individuare i settori di comune interesse sui quali sviluppare il secondo ciclo triennale di progetti, che partirà nel 2027. Un partenariato concreto che costituisce l’autentica cifra delle relazioni tra i nostri paesi: mirate cioè ad un pubblico globale quale il progresso scientifico e tecnologico.