DA QUALCHE SETTIMANA È IN CORSO IN VENEZUELA UN DIFFICILE DIALOGO TRA IL GOVERNO DEL PRESIDENTE NICOLAS MADURO E L`OPPOSIZIONE, RAPPRESENTATA DALLA MUD (MESA DE LA UNIDAD DEMOCRATICA) IL CUI LEADER È IL PROF. RAMÓN GUILLERMO AVELEDO. I lavori vengono facilitati da tre Ministri degli Esteri di Paesi sudamericani: Brasile, Colombia e Ecuador, nonché dal Nunzio Apostolico a Caracas, Monsignor Aldo Giordano. La decisone di dialogare, di per sé, rappresenta un passo in avanti per una società come quella venezuelana, molto polarizzata e alle prese con una situazione economica critica. Com`è noto, il paese è uscito spaccato dalle ultime elezioni e gli animi si sono surriscaldati da febbraio in poi, quando grandi manifestazioni di piazza iniziate dagli studenti e raggiunte dall`opposizione, sono state contrastate con durezza dal governo. Fino ad ora si contano 42 morti, moltissimi feriti, oltre un migliaio di cittadini incarcerati. La prima sessione del dialogo, svoltasi il 10 aprile scorso e trasmessa in diretta TV, aveva creato molte aspettative in Venezuela e anche in seno alla comunità internazionale, in particolare in Italia, in considerazione degli stretti rapporti che hanno i due Paesi. Le notizie di un imminente inizio di dialogo mi erano state date a Caracas sia da membri del governo che da esponenti dell`opposizione. Ad entrambi ho potuto manifestare quanto l`Italia avrebbe apprezzato e sostenuto l`inizio un percorso simile. Tuttavia era necessaria la fine (e la condanna) di ogni tipo di violenza, come ho sottolineato ai miei interlocutori, in specie quelli istituzionali. Tutti, governo, opposizione e collettività italiana, avevano apprezzato il fatto che l`Italia fosse vicina alla crisi del Venezuela. Purtroppo negli ultimi giorni le posizioni si sono irrigidite, le riunioni sono state sospese e la violenza non è cessata. Mentre cala l`attenzione internazionale, non diminuisce l`intensità della crisi a Caracas. Le ali più intransigenti delle due parti vogliono lo scontro; non tutti sostengono il dialogo.
Tuttavia la situazione economica è talmente complessa che nessuna delle due parti sarebbe in grado di risolverla da sola, senza un consenso più largo. Occorre costruire tale consenso e non perdere la fiducia. In processi del genere accade che vi siano momenti più complessi e passaggi a vuoto. In Venezuela, come sappiamo, vi è una profonda diversità in termini di visione del Paese, tra governo e opposizione. Non si tratta di una novità: da sempre il Venezuela è una società divisa socialmente, che ora lo è anche ideologicamente. Se i venezuelani partono dal presupposto che, al di là delle forti divergenze, si può immaginare un Paese di tutti, si gettano le basi per la costruzione di una vera nazione. Nessuno ha il monopolio del futuro: il Venezuela è di tutti i suoi cittadini. Non si costruisce un vero Stato, eliminando l`altro, l`avversario politico.
L`Italia continuerà a seguire con attenzione l`attuale crisi, ascoltando innanzitutto le voci che vengono dalla grande collettività italo-venezuelana. La nostra priorità è naturalmente la protezione dei nostri connazionali. Alcuni sono stati incarcerati, e per essi stiamo insistendo senza sosta al fine di ottenere tutte le garanzie necessarie. Riceviamo quotidiani messaggi e lettere a cui siamo molto sensibili. D`altra parte continuiamo a sostenere le ragioni del dialogo, offrendo tutto l`apporto possibile, in contatto quotidiano con tutte le parti. Come ha dichiarato recentemente il Ministro Mogherini a New York: «Credo che non ci sia altra strada percorribile se non quella di sostenere questo difficile sforzo di dialogo nazionale. Nel frattempo, ovviamente assicuriamo e garantiamo, attraverso Consolato ed Ambasciata, tutta l`assistenza possibile ai casi degli italiani, che stiamo seguendo molto da vicino».