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Mogherini: «Basta veti, indeboliscono l`Unione. L`Italia ha ora una nuova centralità»

Il Messaggero
Marco Ventura


Il premier britannico Cameron, secondo lo Spiegel, minaccia l`uscita dall`Europa se Juncker sarà presidente della Commissione.


«Mi auguro – dice il ministro degli Esteri, Federica Mogherini – che l`indiscrezione venga smentita, sarebbe davvero un brutto presagio. La logica dei veti o delle minacce nazionali è esattamente una delle ragioni della debolezza dell`Europa conosciuta fin qui, e va superata in fretta. Poi, le grandi famiglie politiche avevano preso l`impegno con gli elettori di indicare prima del voto il proprio candidato. Mi sembrerebbe quindi corretto, almeno in questa fase, che chi lo ha indicato gli consenta di verificare in Parlamento se ha il sostegno necessario. In questo nuovo inizio per l`Europa, abbiamo il dovere di partire dalle decisioni sulle scelte da compiere e non cadere nella vecchia logica degli estenuanti bracci di ferro sui nomi. Non il potere, ma la responsabilità. La logica non è quale casella all`italiano, al francese, all`inglese, ma cosa va a fare l`italiano, il francese, l`inglese, in quella casella».


Possiamo ambire a un commissario importante?


«L`Italia è piena di risorse».


Il nostro peso è aumentato dopo il voto europeo?


«Si è rafforzata l`impressione che già davamo di dinamismo, di spinta a fare le riforme e a farle presto. Oggi siamo un`ispirazione e un modello per gli altri. Potrei farle vedere gli sms dei miei colleghi, il senso è la nuova centralità dell`Italia. Per una volta siamo il paese che dà le buone notizie: alta affluenza, calo del voto anti-europeo, siamo l`unico caso in cui il principale partito di governo vince col 40.8 per cento. Il Pd è il primo partito della famiglia socialdemocratica e il più votato in Europa».


In che modo possiamo cambiare l`Europa?


«Nel metodo. Finora lo schema è stato inter-governativo: asse franco-tedesco, sud contro nord, piccoli contro grandi. All`Europa dobbiamo far fare un salto mentale: le scelte si fanno tutti insieme a beneficio della Ue. Va scardinata l`idea dei rapporti privilegiati. Abbiamo un destino comune, da gestire insieme».


Ma in Europa avanzano gli euroscettici…


«C`è il voto di estrema destra, neonazista, xenofobo, e quello anti-sistema o di delusione. Sono diversi. Sono curiosa di vedere come si tradurrà questa complessità in lavoro parlamentare. Per noi è facile capire dove sederci e con chi. Ma la pluralità di altre forze deve articolarsi su una dimensione europea persino difficile da immaginare, mancando la trans-nazionalità».


I margini per cambiare qualcosa – Fiscal Compact, 3 per cento, regole – ci sono?


«Ci sono. Finora abbiamo ragionato con i pugni sul tavolo o il cappello in mano. Ma c`è un interesse comune a cambiare politiche, a passare alla fase degli investimenti e della crescita. Alcune cose si possono fare già dal Consiglio di ottobre. Solo se daremo risposte adeguate potremo sgonfiare il voto a Marine Le Pen e Farage. L`alleanza con Grillo? Di Farage qualcosa si può dire, dei 5 stelle poco: rispetto la loro discussione interna, ma spero non passino mesi o anni a discutere su dove sedersi, con chi allearsi, cosa fare».


Sull`immigrazione i partner europei non ci ascoltano.


«Sanno che il problema è comune. I flussi sono cambiati: per lo più sono richiedenti asilo, non migranti economici. Bisogna agire sulle radici in Africa e Medio Oriente attraverso la prevenzione dei conflitti, la gestione post-conflitto e la cooperazione. Ma i frutti si vedranno fra 10 anni. Poi ci sono le relazioni con i paesi di origine e di transito. In Libia i numeri sono lievitati perché per avere interlocutori bisogna che siano stabilizzate e messe in sicurezza le istituzioni, e rispettati i diritti umani. In Europa va combinato Frontex con Mare Nostrum, ci stiamo lavorando. Per tutti, dopo Lampedusa, la priorità è salvare vite umane. Ed è Mare Nostrum a renderci credibili per ragionare su come rafforzare Frontex».


Il rapporto della Ue con la Russia è a rischio?


«Credo ci sia un interesse di medio periodo di tutta la Ue e della comunità transatlantica a ricostruire un partenariato strategico con la Russia. Se sia possibile o no, dipende pure da quello che succederà sul terreno in Ucraina. Io tendo a sottolineare i lati positivi, anche se gli scontri sono molto gravi. Le elezioni si sono tenute in modo regolare pur nelle difficoltà, con un risultato chiaro al primo turno, il presidente eletto s`insedierà la prossima settimana, ha lanciato messaggi per il dialogo e segnali dello stesso tenore sono arrivati da Mosca. Si dialoga a tre con la UE sul versante energia. È interesse di tutti che questo sforzo di ricostruzione di una partnership con la Russia torni a essere a tutto campo. L`Italia nel semestre potrà giocare un ruolo».


Che ne sarà del negoziato di libero scambio con gli Usa?


«Ne ho parlato a Washington. È un negoziato complesso, non si chiuderà col nostro semestre ma vorremmo consegnarlo alla presidenza successiva avendo fatto reali passi avanti».


E quello tra Ue e India? Peserà la vicenda marò?


«Lo stallo dei negoziati con l`India dura da qualche anno. Vedremo se con la vittoria di Modi e l`insediamento del nuovo governo ci sarà un cambio di marcia».


Dobbiamo augurarci che il generale AI Sisi in Egitto vinca le elezioni?


«Un Egitto stabile e democratico sarebbe centrale per una stabilizzazione di tutta la regione. Mi auguro ci sia intelligenza politica, rispetto della costituzione egiziana e dei diritti umani».


Prossime missioni?


«In Giordania e Libano. Poi, come presidente di turno della Ue, la prima sarà nelle capitali balcaniche. Finora ho fatto 23 missioni e 75 incontri bilaterali in Italia. Una storia vista vale cento storie raccontate».

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