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Giro: ‘Minoranze patrimonio dell’umanità’ (Panorama)

Che cosa fare per il conflitto in Iraq e Siria? Fin dall’inizio della crisi siriana la comunità internazionale si è divisa tra chi non si voleva schierare e chi non voleva un negoziato tra tutte le parti. Risultato: l’impotenza. Gli attacchi Usa rallentano i terroristi, ma non sono risolutivi. C’è bisogno di un nuovo disegno politico generale. La prima cosa da fare è evitare i veti: tutti gli attori (regionali e internazionali) devono essere parte della soluzione. Non ci sarà pace finché la Russia non aiuterà in Siria e l’Iran non sarà coinvolto. È necessario anche ottenere da tutti la fine dei finanziamenti alle varie forze in campo che alimentano il flusso d’armi. In Medio Oriente può esistere solo un interesse generale che soddisfi, per quanto possibile, tutti. Tuttavia anche questo non basta per riavere la pace.

Ci vuole un’idea nuova per ristabilire la convivenza tra maggioranza sunnita, sciiti e le numerose minoranze. Si tratta di un compito complesso. Va dichiarato dall’Unesco che le diversità e le minoranze di quelle terre sono «patrimonio dell’umanità». Se scompare una minoranza, oltre al massacro si compie un etnocidio, cioè un genocidio culturale. Per questo l’appello #savealeppo lanciato dal professor Andrea Riccardi di Sant’Egidio è essenziale: salvare l’antica città di Aleppo, dove ancora resiste la convivenza. Vanno ritessuti i legami tra le comunità: è il compito della politica se vuole rendersi utile.

La pace non è solo tregua, ma sforzo d’intelligenza per sostenere le ragioni del convivere.

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