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Tajani: la manovra ha una visione. «Dalle banche contributo alla sanità» (Quotidiano Nazionale)

Intervista Tajani: la manovra ha una visione
Intervista Tajani: la manovra ha una visione

ROMA. Stretto da mesi tra dazi, venti di guerra e accordi di pace, più una lunga serie di bracci di ferro elettorali in Patria, neppure i detrattori possono dire che Antonio Tajani in questo periodo abbia giornate semplici. La giornata di ieri non è stata da meno. Iniziata al mattino con il Consiglio dei ministri che ha licenziato la manovra, seguita da una conferenza stampa e conclusasi con lo strazio dei funerali di Stato per i tre carabinieri morti a Castel d’Azzano.

Tajani, vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia: quali sentimenti ha provato in quella chiesa?

«Una profonda tristezza per quei tre servitori dello Stato, ma anche un grande senso di solidarietà e di vicinanza. Tutta l’Italia si è stretta in chiesa attorno alle salme di tre uomini che hanno dato la loro vita per far prevalere la legge. E ha detto bene il ministro Crosetto: i loro nomi resteranno. Si sono sacrificati per tutti noi».

La sua giornata era iniziata con la legge di Bilancio. Si è detto soddisfatto, ma le polemiche dei giorni scorsi sono innegabili.

«Sono sinceramente soddisfatto di questa manovra, perché tutte le richieste di Forza Italia sono state accolte, ma soprattutto perché abbiamo dato il via a una manovra che ha una visione. È molto importante che Dbrs abbia alzato ad “A” il rating dell’Italia, e abbia adoperato delle parole che indicano semplicemente quello che noi cerchiamo di fare: l’attuale governo si sta dimostrando stabile e credibile, l’Italia sta avendo un periodo di stabilità politica che garantisce maggiore credibilità nelle sue politiche di bilancio».

Ciascuno ha puntato la propria bandierina?

«Nessuna bandierina, ma il contrario: ripeto, c’è una visione dell’Italia e della società che dura da tre anni e che, dal 2027, auspicabilmente, durerà per altri 5 anni».

Sanità, ceti medi, salari, sono i tre settori che FI ha rivendicato.

«Siamo fortemente convinti che la riduzione della pressione fiscale con il taglio dell’Irpef dal 35 al 33% nei confronti del ceto medio possa favorire la crescita. Così come per far aumentare il potere di acquisto dei salari più bassi abbiano deciso di detassare gli aumenti previsti nei rinnovi contrattuali del 2025/2026 per gli stipendi fino a 28mila euro. Abbiamo dato forti segnali alle imprese con interventi per otto miliardi e abbiamo sospeso due tasse da sempre osteggiate come la plastic tax e la sugar tax. Abbiamo confermato la Zes per Umbria e Marche con 2,3 miliardi. La Sanità, infine, è un capitolo a parte«.

Apriamolo.

«II nostro piano prevede circa 7 miliardi in più per assumere più medici e infermieri e per il payback per le imprese farmaceutiche. Una misura che si inserisce in scia con quanto già fatto dai ministri Zangrillo con la liberalizzazione dei servizi nelle farmacie e Bernini con l’abolizione del test d’ingresso a medicina».

Altra critica: gli aumenti non sono che pochi spiccioli.

«Si tratta di cifre inferiori a quanto avremmo voluto, ma non sono di bonus estemporanei, bensì di incrementi strutturali che si uniscono in prospettiva con quelli già portati a casa negli anni scorsi e che si sommeranno a quelli che verranno. La visione è sistemica».

A proposito di bonus: il 110% è lo spettro che si aggira anche attorno a questa manovra.

«Con bonus e superbonus non si risolvono i problemi degli italiani. Troppi soldi sono stati erogati e spesso sono finiti nelle tasche sbagliate. Le scorie di quella misura le paghiamo ancora».

Non c’è stata neanche una tassa sugli extraprofitti bancari, voluta dalla Lega e fortemente osteggiata da voi.

«Gli “extraprofitti” non esistono. Esistono i profitti, che vengono tassati. La nostra è una questione di principio, ma anche di stabilità economica. Gli atteggiamenti punitivi sono demagogici e in più spaventano i mercati. Mercati che, lo ricordiamo, in questi tre anni ci stanno premiando per la ritrovata stabilità dei conti. Per fortuna la premier è stata chiara: ci saranno anche quest’anno contributi fondamentali da parte di banche e assicurazioni. Ma nessuna tassa sull”‘extra profitto”».

A proposito di premier: risolutiva anche quest’anno nel far rientrare la polemica è stata una cena a casa sua.

«Noi discutiamo, anche animatamente, ma quando ci sediamo a fare sintesi la troviamo. È andata cosi anche stavolta».

I dazi la preoccupano ancora?

«Preoccupano noi e le imprese. Ma abbiamo avviato una strategia per recuperare gli inevitabili cali di esportazione, e in questo gioca un ruolo anche la riforma del ministero degli Esteri e delle ambasciate, che saranno vere e proprie piattaforme per sostenere le imprese italiane all’estero. L’obiettivo è arrivare a 700 miliardi di export all’anno».

 

  • Author: Simone Arminio
  • Header: Quotidiano Nazionale

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