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Tajani: «Africa e Gaza, Italia garante su sviluppo e ricostruzione»

Tajani «Africa e Gaza, Italia garante su sviluppo e ricostruzione» (Il Mattino)
Tajani «Africa e Gaza, Italia garante su sviluppo e ricostruzione» (Il Mattino)

Ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, il Mali sta per finire nelle mani di Al Qaeda, la crisi rischia di estendersi a tutta l’area del Sahel. Cosa può fare l’Italia, lei ha appena concluso una delicata missione in Africa occidentale?

«Il pericolo in Mali è duplice, perché jihadisti e fautori dello Stato islamico puntano a prendere il controllo del governo. Per giorni hanno bloccato l’afflusso di cisterne di carburanti dai porti sull’Atlantico verso questo paese che non ha sbocchi al mare. C’è un clima di tensione e preoccupazione per le comunità estere che si trovano a Bamako. Ricordo che nel 2024 un’intera famiglia italiana è stata liberata soltanto dopo molti sforzi: Rocco Langone, la moglie Maria Donata Caivano e il figlio Giovanni erano stati sequestrati il 19 maggio 2022 nella loro abitazione alla periferia della città di Koutiala, a sud est della capitale del Mali, Bamako, dove vivevano da diversi anni. Attualmente i nostri connazionali, circa 60 persone, in gran parte hanno deciso di lasciare il Paese. Il rischio secondario è che dal Mali la minaccia jihadista possa rafforzarsi anche negli altri Paesi del Sahel, ed è proprio quello che con i nostri sforzi diplomatici a livello internazionale stiamo cercando di evitare».

Qual è la situazione attuale?

«L’ambasciatore Dejak da Bamako ci ha aggiornato sul fatto che la crisi nelle ultime ore sembrerebbe in fase di leggerissimo miglioramento. Non risultano nuove azioni del “Jnim” (i jihadisti) e il governo di Bamako sembra reggere. Il flusso di carburante verso la capitale è ripreso, anche se in quantità palliative rispetto ai bisogni. L’aeroporto dispone di carburante per aerei. Ci sono elementi per ritenere che il blocco operato dal Jnim non sia prodromico a un colpo di forza dei jihadisti nei confronti delle autorità militari e che potrebbe invece trattarsi di una grande azione dimostrativa. Ma stiamo seguendo l’evoluzione del caso».

Quali azioni sta compiendo il governo italiano?

«Siamo in Africa subsahariana per combattere il terrorismo e per difendere la sicurezza dei nostri cittadini, quella delle nostre aziende. Difendiamo la nostra idea di partnership politica paritaria con quei paesi. I nostri piani nella Cooperazione per la sicurezza includono una missione importantissima: in Niger operano 350 nostri militari con il compito specifico di formare l’esercito e i quadri della polizia. Il Niger gioca un ruolo fondamentale: geograficamente, risalendo verso Nord, dopo quel paese c’è la Libia e tutti sappiamo quanto il rapporto con la Libia sia strategico per l’Italia. Va tenuta sotto controllo la regione di Agades, il centro dal quale transitano armi e traffici illegali».

Il Piano Mattei va avanti o subirà modifiche e ritardi?

«Il Piano Mattei prosegue secondo i tempi e gli obiettivi fissati. L’Italia è vista con grande favore e apprezzamento dai Paesi africani: abbiamo rapporti di cooperazione e collaborazione paritetica in Paesi molto ricchi di materie prime. Il Niger, ricordo, è un Paese ricco di uranio, abbiamo rapporti privilegiati con Mauritania, Ciad e Burkina Faso. Con il Senegal in occasione del vertice Italia-Africa del gennaio 2024 è stato firmato il “Programma di partenariato” del valore di 105 milioni di euro. Il Senegal è un paese prioritario per la cooperazione italiana allo sviluppo, tradizionalmente beneficiario di circa 15 milioni l’anno per il finanziamento di progetti legati soprattutto allo sviluppo rurale, all’educazione e al sostegno del settore privato. Da gennaio 2025 è Paese partner del Piano Mattei. Anche sull’applicazione del Global Gateway all’Italia viene riconosciuta un ruolo da protagonista in netta contrapposizione alle politiche di neocolonialismo poste in essere da Cina e Russia».

Nelle ultime ore si sono moltiplicate le testimonianze su un’altra guerra africana drammaticamente violenta, quella in Sudan…

«In Sudan due generali che controllano ormai due eserciti contrapposti stanno provocando da due anni decine di migliaia di morti. È una strage che nessuno conosce fino in fondo: solo in queste ore arrivano le testimonianze dei sopravvissuti all’assedio di El Fasher, il capoluogo del Darfur, per mesi circondata dalle Rsf, caduta dopo 18 mesi di assedio. Sono racconti di esecuzioni sommarie, stragi, bambini uccisi davanti agli occhi dei genitori: il Sudan è una catastrofe nascosta di cui dobbiamo occuparci, la strage dei civili va fermata».

È preoccupato dalla tensione crescente tra Usa e Venezuela?

«È una crisi molto complessa, gli Stati Uniti stanno dispiegando una imponente forza militare via mare. H governo italiano non ha riconosciuto il risultato elettorale indicato da Maduro, quindi in Venezuela formalmente non abbiamo un ambasciatore ma un incaricato d’affari. Stiamo seguendo con le nostre rappresentanze diplomatiche e con interventi diretti da Roma le vicende di Alberto Trentini e di tutti i nostri connazionali fermati».

Come valuta la fragile tregua a Gaza?

«Vanno incoraggiati gli sforzi e i risultati sinora ottenuti. Siamo già presenti con militari e diplomatici nel CMCC, il centro aperto dagli americani e da Israele per far avanzare la tregua e la stabilizzazione della Striscia. Domani una nostra delegazione (militari e diplomatici) sarà nella regione per nuovi incontri e per preparare la conferenza sulla ricostruzione di metà novembre del Cairo, per la quale l’Italia è paese co-organizzatore assieme all’Egitto. In questo processo vanno coinvolti i Paesi del mondo arabo perché l’obiettivo finale è pacificare l’intera regione e creare condizioni di sviluppo e progresso».

Questi scenari di crisi pregiudicano i piani di crescita dell’Italia?

«Noi stiamo puntando sulla diplomazia della crescita, resta confermato il nostro obiettivo di raggiungere i 700 miliardi di export entro il 2027. I numeri delle esportazioni extra Ue confermano che il Made in Italy è forte, richiesto e apprezzato sui nuovi mercati in Asia, India, Giappone, Medio Oriente, Mercosur. Con il commissario Ue Sefcovic stiamo lavorando affinché alcune categorie di prodotti – acciaio, alluminio – possano godere di dazi Usa tollerabili. Su altri come il vino stiamo lavorando per una esenzione totale. Con la presidente Ue von der Leyen è anche aperta una profonda interlocuzione, anche come Ppe, per modificare il bilancio comunitario, in particolare sui fondi destinati all’agricoltura e sulle risorse di coesione».

Sull’Ucraina si andrà a un nuovo pacchetto di aiuti militari a Kiev?

«Putin sta intensificando gli attacchi in Donbass per ottenere in un secondo momento posizioni negoziali più favorevoli dopo che per tre anni i risultati a livello militare sono stati modesti. Un intervento della Cina sarà determinante per favorire l’avvio di un cessate il fuoco e di un processo di pace stabile».

  • Autore: Lorenzo Calò
  • Testata: Il Mattino

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