Con il nuovo Piano nazionale per l’energia elettrica la Corea del Sud ha delineato il proprio mix energetico fino al 2038. Entro quell’anno, il Piano prevede un aumento significativo della quota di energia prodotta da rinnovabili: si passerebbe dal 9,6% al 33%, mentre la produzione da nucleare passerebbe dal 30,7% al 35,2% e il Gnl (gas naturale liquefatto) dal 26,8% al 10.6%. Al contrario, l’apporto del carbone diminuirà dal 31,4% al 10,1%.
In questo quadro, il Governo coreano ha annunciato, nel breve termine, la costruzione di due nuovi impianti nucleari e un reattore modulare (SMR). Tuttavia, il recente cambio di Amministrazione potrebbe comportare dei cambiamenti dal momento che i democratici sudcoreani sono tradizionalmente a favore di un graduale phasing out del nucleare.
Il piano energetico ha finora ricevuto accoglienza favorevole da parte dei rappresentanti dell’industria energetica, sebbene permangano alcune incertezze, prima delle quali è il costo dell’energia. Il Paese dovrà inoltre gestire l’aumento della domanda nazionale di energia elettrica, che sarà con tutta probabilità trainata dallo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale e del settore dei semiconduttori. Infine, un aspetto critico non affrontato nel Piano è la necessità di modernizzare una rete elettrica che si presenta tutt’oggi obsoleta e poco ramificata.
Sul fronte delle politiche ambientali, il Ministero dell’Ambiente ha dichiarato di voler rispettare gli impegni assunti con gli Accordi di Parigi, che prevedono la riduzione delle emissioni di gas serra del 37% entro il 2030. Tra gli obiettivi del Governo rientrano, come da Piano Nazionale, la conversione del mix energetico con una quota di almeno il 20% di fonti rinnovabili entro il 2030. Tra gli strumenti previsti, la riduzione nell’uso del carbone e lo sviluppo dell’economia circolare attraverso pratiche innovative di riciclo. Inoltre, il Governo sta incentivando la produzione di mezzi di trasporto pubblici elettrici o a idrogeno.
La Corea del Sud si è affermata negli ultimi decenni come Paese leader nello sviluppo di tecnologie all’avanguardia per il clima, posizionandosi al terzo posto mondiale, dopo Stati Uniti e Giappone, per numero di brevetti nel settore. Un recente report della Bank of Korea ha evidenziato una crescita costante in climate tech innovativa in settori chiave come batterie, componenti chimici ed elettronica, trainata da conglomerati come LG Chem, LG Energy Solution, Samsung Electronics e LG Electronics.
Nonostante i proclami ambiziosi, diverse sono ancora le debolezze strutturali del sistema coreano. Tra tutte, il mercato dell’energia elettrica è tuttora monopolio dell’azienda pubblica “Korean Electric Power Corporation” (KEPCO), che detiene la proprietà delle reti elettriche, il quasi-monopolio della produzione di energia elettrica nazionale e il monopolio totale della vendita ai consumatori finali. La stessa KEPCO si trova attualmente in una situazione finanziaria di forte indebitamento e non sarebbe pertanto in grado di affrontare da sola gli ingenti investimenti per ammodernare e sviluppare ulteriormente la rete nazionale. Infine, la mancanza di concorrenza e le lungaggini burocratiche legate all’installazione di impianti solari ed eolici ostacolano lo sviluppo di un vero mercato delle energie rinnovabili nel Paese.
Ci si attende, però, che il Governo coreano possa presto passare ad azioni concrete, favorendo gli investimenti, anche esteri, nella transizione ecologica e nelle “smart grid”. Sviluppi che potrebbero aumentare la dinamicità del settore e rendere la Corea un mercato attraente cui guardare con estremo interesse.