È una manovra leggera, vale 18,7 miliardi. Ma accontenta comunque tutti: Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. Anche perché la strategia economica del governo Meloni è legata all’intera legislatura. E per l’anno prossimo, dice il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani a Milano Finanza, «si punta a una Legge di Bilancio piu ricca».
Domanda. Ministro Tajani, da Gaza alla manovra: sono stati giorni molto intensi. Qual è il bilancio?
Risposta. Sono molto soddisfatto sia per l’inizio di questa difficilissima tregua a Gaza sia per come è andata con la manovra.
Soddisfatto sia come vicepremier sia come leader di Forza Italia?
Assolutamente sì. I confronti sono sempre intensi nella maggioranza ma l’importante è raggiungere l’obiettivo. E direi che ci siamo riusciti
Con il vicepremier Salvini pace fatta quindi?
Non c’è mai stata e non ci sarà mai guerra con Salvini. C’è confronto politico per governare insieme il Paese. Facciamo parte di gruppi politici diversi che da anni sono uniti in una coalizione. Tutto qui.
Torniamo alla manovra. Nel complesso come la valuta?
Molto bene. È parte di una strategia complessiva che comprende i cinque anni della legislatura. La nostra visione è chiara: ridurre la pressione fiscale, aiutare il ceto medio, far crescere i salari poveri, aiutare le imprese e continuare a batterci per la sanità
Misure che verranno coperte grazie al contributo di tutti, anche di banche e assicurazioni?
Esatto, con un contributo volontario. Non è stata imposta nessuna tassa sugli extraprofitti, che d’altronde come concetto è privo di significato.
Concretamente di che accordo parliamo?
Per le banche si parla di diverse misure. Anzitutto diamo loro la possibilità di affrancare su base volontaria gli utili accantonati nel 2023, pagando però un’aliquota ridotta al 27,5% dal 40%. Puntiamo a un leggero incremento di entrate con il rinvio delle Dta e sicuramente l’aumento di due punti percentuali dell’Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive, ndr) sosterrà le casse pubbliche. Dopodiché verrà introdotto un nuovo regime sulla deducibilità dei crediti di difficile riscossione (che viene spalmata su più esercizi, ndr) e una limitazione del riporto fiscale delle perdite.
Di quanti soldi parliamo?
Il contributo atteso dai due settori è di 4t5 miliardi per i primi due anni, a cui aggiungere 2,5 miliardi per il terzo. In totale ci aspettiamo un contributo di circa 11,5 miliardi.
Sulle assicurazioni c’è ancora un po’ di riserbo…
Ci sono ancora dei confronti in merito, ma daremo loro la stessa possibilità di scelta che hanno le banche poi ovviamente l’aumento dell’Irap coinvolgerà anche loro. L’atteggiamento però è lo stesso: siamo per l’economia sociale di mercato. Vogliamo impegnare risorse per aiutare il ceto medio e le fasce più deboli della popolazione. Detasseremo gli aumenti salariali degli stipendi più bassi nei contratti 2025-2026.
Insistendo solo su credito e assicurazioni si corre il rischio di far fuggire gli investitori?
Certo. Un governo che ha un atteggiamento vessatorio nei confronti delle banche spaventa tutte le imprese, spaventa gli investitori, fa un danno all’Italia. 11 mercato deve essere difeso. Ripeto: con le risorse che arrivano da quei settori finanzieremo gli interventi sulla sanità: se la si guarda da fuori, questa è una manovra rivolta a chi ha maggior bisogno e credo che in questo le banche avranno un titolo di merito.
C’è già chi la chiama manovra Robin Hood
I sacrifici li fanno tutti, bisogna tutelare il bene superiore che è quello dei cittadini italiani. A questo abbiamo pensato abbassando l’Irpef dal 35% al 33% fino a 50 mila euro, beneficio che potrà essere utilizzato fino a 200 mila.
Avete altro in serbo?
Un’idea che stiamo studiando è quella di ridurre le esenzioni fiscali. In Italia abbiamo circa 600 meccanismi agevolativi, forse potremmo ridurli e destinare quelle risorse ai cittadini invece che impiegarli su esenzioni che molto spesso neppure vengono utilizzate.
Tra le misure in piano quale, secondo lei, è più incisiva per le imprese?
Ce ne sono diverse, d’altronde stanziamo 8 miliardi a favore delle imprese. Sicuramente il super e iper ammortamento è un segnale importantissimo in favore delle aziende. Ma anche il payback, il rinvio della sugar tax e della plastic tax sono misure fondamentali. Abbiamo fatto tutto ciò che era in nostro potere, considerando anche che abbiamo dovuto affrontare tassi di interesse elevati e due guerre alle porte dell’Europa.
Se potesse mandare un messaggio alle imprese, quale sarebbe?
Noi guardiamo al loro futuro e quindi del Paese. Non può essere tutto ridotto a una questione di soldi serve strategia. E parlo a livello italiano ma anche europeo.
A proposito di crescita e di obiettivi di lungo periodo, l’export italiano punta ancora a quota 700 miliardi nel 2027 nonostante la flessione delle vendite di agosto dovuta ai dazi?
Non si può rinunciare all’obiettivo dell’internazionalizzazione. La crescita dell’export delle imprese italiane rappresenta un motore importante della nostra economia. Anzi, sia con il Patto per l’Export che con la riforma della Farnesina – che prevede l’introduzione di un segretario generale per la politica economica – dimostriamo l’importanza di supportare le imprese e di avere una visione e una strategia.
Nel complesso quella da varare sana una manovra light. Possiamo aspettarci qualcosa dipiù per laprossima Legge di Bilancio?
Assolutamente sì, lavoreremo ancora di più.