La tre giorni di Forza Italia «Libertà» a Telese Terme termina sua seconda tappa e il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, segretario nazionale azzurro, concede qualche minuto al Tempo in un’agenda vorticosa, tra incontri e telefonate che, anche nell’ombra del borgo sannita, lo raggiungono continuamente.
In particolare un colloquio telefonico: quello di circa 25 minuti avuto con la portavoce italiana della Flotilla, Maria Elena Delia.
«Ho detto che è pericoloso cercare di forzare il blocco navale israeliano -spiega Tajani- e ho parlato sia come ministro che come padre di famiglia, perché la situazione è preoccupante. Ho detto anche che l’Italia farà tutto ciò che è nel suo potere per tutelare i concittadini e ho consigliato che sarebbe meglio seguire l’appello del Presidente della Repubblica. Noi siamo in grado di far arrivare i beni alimentari in territorio palestinese, con l’intervento del Patriarcato Latino di Gerusalemme».
Dunque, si tenta fino all’ultimo di far cambiare idea agli attivisti che, a quanto trapela, avrebbero apprezzato di non essere stati mai abbandonati dall’Unità di Crisi e riconosciuto la solidità del dialogo tra il ministro degli Esteri e il Cardinal Pizzaballa per far arrivare gli aiuti a destinazione, stante anche il ruolo italiano nel Programma Alimentare Mondiale. Nel nostro colloquio, viriamo poi sullo spirito della tre giorni. Forza Italia presenta un manifesto della Libertà. Perché questa esigenza?
«Vogliamo rafforzare la nostra identità, dare punti di riferimento chiari a tutti, soprattutto ai più giovani e riaffermare la nostra specificità. Siamo diversi dai nostri alleati e siamo un partito cristiano, liberale, garantista ed europeista. Il nostro fondamento politico è la libertà: il modo di difenderla e attuarla cambia con il passare del tempo. Quando Silvio Berlusconi iniziò questa grande battaglia era un altro mondo, oggi c’è l’intelligenza artificiale e dunque dobbiamo riaggiornare quel pensiero ai tempi attuali. Vogliamo ribadire che per noi la persona è al centro».
Avete presentato anche un pantheon. C’è qualche figura in particolare a cui si sente culturalmente più affine?
«Il pantheon va letto nel suo insieme. Abbiamo individuato figure della cristianità che possono essere anche da esempio per i giovani, pensiamo a Giovanni Paolo II e Carlo Acutis. A grandi liberali come Antonio Martino e Benedetto Croce. A immagini del mito o della cultura, che incarnano la battaglia per la libertà della donna, come Penelope o la scrittrice Grazia Deledda. Abbiamo anche individuato una figura come Montezemolo che combatteva il fascismo per pura scelta di libertà, senza ideologie. Noi siamo antifascisti, ma non siamo di sinistra».
Tornando alla crisi medio orientale, c’è una continuità ideologica tra la mobilitazione di Flotilla e le piazze ProPal violente che vediamo?
«Non so se c’è continuità ideologica. C’è molta rabbia per quel che sta accadendo a Gaza, che però viene strumentalizzata politicamente. Mi domando a cosa serva per la causa palestinese bloccare i porti o le stazioni. Non si ottiene nessun risultato: né si fanno stare meglio i palestinesi né si convincono gli israeliani a fermarsi. Noi invece dobbiamo lavorare per entrambi gli obiettivi».
Restando sul tema odio c’è un ribollire anche social, con insulti e minacce. Il Tempo ne è bersaglio da settimane. Che messaggio sente di dare su questo?
«Bisogna abbassare i toni. Evitare cattivi maestri. Chi ha notorietà, chi si esprime dagli scranni del Parlamento deve usare dei toni che non possano essere mal interpretati o considerati come una spinta a forme estreme di ribellione. Non tutti, purtroppo, manifestano civilmente. Ci sono nuclei che praticano la violenza. 60 poliziotti feriti negli ultimi giorni sono lo specchio di una situazione molto grave».
Andando allo scenario Medio orientale. In queste ore trapela un piano Trump che non prevede deportazione dei palestinesi. L’Italia come lo percepisce?
«Mi pare un piano che possa trovare opinioni favorevoli, così come il piano Blair. In presenza di un accordo internazionale noi siamo pronti a fare la nostra parte. Mi pare che ci sia anche da parte dei paesi arabi una disponibilità e anche Hamas ha dato delle aperture. Vedremo poi cosa accadrà in concreto».
Capitolo Ucraina. Von der Leyen ha detto che l’abbattimenti di jet russi che violano lo spazio aereo europeo è un’opzione. La Russia avvisa che ciò sarebbe considerato un atto di guerra. Si rischia un’escalation?
«Bisogna assolutamente scongiurarla. Credo che si debbano evitare di cadere nelle provocazioni di Putin e nel contempo far capire che non abbiamo paura, che la Nato, l’Europa e l’Occidente sono in grado di reagire».
Caso Salis. Si era diffusa un’indiscrezione secondo la quale Forza Italia sarebbe contraria alla revoca dell’immunità. Lei ieri però ha smentito. Come nascono questi rumors?
«Sono voci messe in giro da chi non ci conosce e da chi evidentemente è preoccupato dalla crescita di consensi di Forza Italia. Le minacce di Casapound, non so da chi ispirate, non ci spaventano. Lo ripeto: Forza Italia voterà a favore della revoca dell’immunità, così come chiesto dal relatore del PPE. Perché i reati contestati alla Salis sarebbero stati commessi prima e non dopo la sua elezione all’Europarlamento. Tuttavia rivolgo un appello all’Ungheria affinché ci sia un processo giusto. Qualcuno si è inquietato perché io non ho detto che è una terrorista. Io sono lontano anni luce da Salis, ma un conto è aver presuntamente commesso una violenza, un conto è essere una terrorista».
Fra poche ore sapremo chi avrà il governo delle Marche. A quel punto l’individuazione dei nomi per Veneto, Campania e Puglia sarà in discesa?
«Dobbiamo trovare i migliori candidati possibili, non deve essere una spartizione tra i partiti, per questo io insisto molto sui civici. In Campania, per esempio, con un civico si può vincere. Fico non può intercettare gli elettori di centro che guardano a sinistra. Noi invece abbiamo l’opportunità di farlo. In generale, sull’individuazione dei candidati non sono preoccupato».