Il 12 luglio 2024 è stata inaugurata, al Museo Nazionale di Antropologia di Città del Messico, la mostra “Forme e colori dell’Italia preromana. Canosa di Puglia”, uno dei progetti del “Racconto della bellezza”, programma di collaborazione tra Ministero degli Affari Esteri e Ministero della Cultura mirato a promuovere all’estero il patrimonio culturale italiano.
La mostra è giunta così alla sua tappa finale, dopo essere stata ospitata dagli Istituti Italiani di Cultura di Santiago del Cile, Buenos Aires e San Paolo del Brasile. A Città del Messico, grazie alla collaborazione della Secretarìa de Cultura, dell’Instituto Nacional de Antropologìa e Historia e del Museo Nacional di Antropologìa, rimarrà nel Salone delle Esposizioni Internazionali del Museo fino al 29 settembre.
La mostra, che si inserisce nell’ampio programma di iniziative che celebrano i 150 anni delle relazioni diplomatiche tra Italia e Messico, è curata da Massimo Osanna, Direttore Generale Musei del MiC, e da Luca Mercuri, Direttore del Servizio III della Direzione Generale Musei del MiC.
I materiali esposti provengono dai depositi e dalle collezioni di alcuni dei principali musei della Puglia: il Museo Archeologico Nazionale di Canosa di Puglia, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Archeologico di Santa Scolastica di Bari, nonché della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia e della Soprintendenza Nazionale per il patrimonio culturale subacqueo-sede di Taranto. In mostra sono anche reperti recuperati durante le operazioni di contrasto al commercio clandestino di beni culturali, condotte dal Comando Carabinieri del Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale.
L’esposizione racconta un momento significativo della storia dell’Italia antica e si concentra sui Dauni, una popolazione che abitava la parte settentrionale dell’attuale Puglia.
I reperti esposti – armature, ceramiche, gioielli e ornamenti – provengono da Canosa di Puglia, uno dei centri più importanti del distretto daunio. Qui, tra il IV e il II secolo a.C., i “Principi”, personalità di spicco dell’élite locale, furono sepolti in ipogei (tombe a camera familiari, scavate nel tufo locale) con un ricco corredo funerario, che esibiva lo status sociale del defunto.
Per celebrare la tappa finale della mostra, in considerazione del prestigio della sede espositiva, il percorso si è arricchito di due oggetti straordinari: un diadema in oro e pietre preziose, decorato da fiori, bacche e foglie mobili, e uno scettro in lamina aurea, custoditi nel Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Entrambe le opere provengono da una tomba monumentale rinvenuta a Canosa e appartenente ad una famiglia aristocratica vissuta fra la fine del III e gli inizi del II secolo a.C. I preziosi manufatti appartenevano a una donna, sicuramente di rango regale, di cui possiamo forse ricostruire il nome di Opaka Sabaleida, inciso su un contenitore di argento rinvenuto nel corredo tombale.
Crediti foto: Gustavo Aranda