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Corea del Sud, la potenza dell’innovazione tra Chaebol e K-Culture

Corea del Sud, la potenza dell’innovazione tra Chaebol e K-Culture
Corea del Sud, la potenza dell'innovazione tra Chaebol e K-Culture

La Corea del Sud è una democrazia stabile e una potenza industriale affermata. Nel giro di pochi decenni, ha compiuto un balzo che l’ha portata da Paese in via di sviluppo a decima potenza economica mondiale (la quarta in Asia dopo Cina, Giappone e India), con un reddito pro capite che ha raggiunto i 36.289 dollari nel 2025. Con oltre 50 milioni di abitanti, il Paese è un leader globale nell’innovazione, investendo ben il 5,21% del PIL (2023) in Ricerca e Sviluppo (secondo al mondo).

L’economia è fortemente export-led (orientata all’esportazione) ed è dominata dai grandi conglomerati, i cosiddetti Chaebol (come Samsung, Hyundai, LG, SK). I settori chiave sono l’industria manifatturiera e l’alta tecnologia: semiconduttori, ICT, automotive, robotica e intelligenza artificiale. La Corea punta a divenire un hub regionale dell’intelligenza artificiale, anche grazie a un piano nazionale di investimenti pubblici e collaborazioni industriali per rafforzare capacità di calcolo, storage e competenze locali, e in questa cornice vanno collocate le recenti intese raggiunte con NVIDIA e BlackRock. A questi settori si affiancano comparti strategici come la chimica (quinto mercato mondiale), la cantieristica navale (il porto di Busan è il sesto più trafficato al mondo) e una crescente industria della difesa.

Un’attenzione particolare è dedicata all’aerospazio, settore in cui la Corea sta consolidando la propria posizione grazie allo sviluppo del razzo domestico Nuri (KSLV-II) – con il ruolo determinante di una società privata, Hanhwa Aerospace – e all’istituzione nel 2024 della Korea AeroSpace Administration (KASA), che si è posta l’obiettivo entro i prossimi due decenni di raggiungere con un veicolo spaziale prima il suolo lunare e poi quello di Marte. In tale contesto si dischiudono prospettive per la cooperazione bilaterale in settori cruciali come l’osservazione della Terra, le telecomunicazioni, l’esplorazione spaziale, l’innovazione e lo sviluppo tecnologico.

Per sostenere la sua vocazione all’export, Seoul ha costruito una delle reti di Accordi di Libero Scambio più estese al mondo. Oltre agli accordi con Stati Uniti e Cina, e alla partecipazione al RCEP che coinvolge 15 Paesi dell’Asia-Pacifico, per l’Europa è fondamentale dal 2011 l’Accordo di Libero Scambio UE-Corea, il più avanzato mai concluso con un Paese terzo dal blocco regionale, diventato così il terzo partner commerciale di Seul, dietro Cina (primo partner sia per l’export che per l’import) e USA. In effetti, quell’accordo ha potenziato significativamente gli scambi bilaterali che, nell’arco dell’ultimo decennio, sono cresciuti a un tasso medio annuo del 7,3%. Inoltre, risultano estremamente positive le performance dell’Italia in ambito UE, confermandosi nel 2023 come il secondo partner della Corea per esportazioni (era il terzo nel 2021), preceduta dalla sola Germania.

Sul piano domestico, le sfide per la Corea del Sud sono significative. La prima è geopolitica, a causa della costante tensione con la vicina Corea del Nord. La seconda è interna: una grave crisi demografica, con un tasso di fecondità crollato a 0,72 nel 2023 (il più basso al mondo), e un alto livello di indebitamento privato (283,78% del PIL).

Guardando al futuro l’attuale Amministrazione punta a un mix energetico entro il 2038 che inverte la precedente politica di phase-out, rilanciando la produzione da fonti rinnovabili dal 9,6% al 33% e l’energia nucleare dal 30,7% al 35,2%, mentre la quota del GNL (gas naturale liquefatto) dovrà diminuire dal 26,8% al 10,6% e quella del carbone dal 31,4% al 10,1%.

Parallelamente, la Corea del Sud investe nella propria influenza globale tramite il soft power. Così per il solo anno 2023, il Ministero della Cultura, dello Sport e del Turismo ha strategicamente stanziato un budget complessivo di 6,74 trilioni di won (pari a quasi 5 miliardi di dollari) a varie iniziative volte a rafforzare la competitività dell’industria nazionale dei contenuti, come le produzioni per i servizi streaming, a promuovere attivamente la cultura coreana nel mondo e a rilanciare il turismo internazionale.

 

L’interscambio con l’Italia

L’Italia ha una posizione di primo piano in Corea del Sud, la quale costituisce il terzo mercato di sbocco del Made in Italy in tutta la regione Asia-Pacifico, dopo Cina e Giappone. Nel periodo gennaio-agosto 2025, l’Italia è il terzo Paese UE per esportazioni verso Seoul (con una quota di mercato dell’1,22%), superata solo da Germania (3,38%) e Francia (1,34%). La bilancia commerciale è a favore dell’Italia, con un surplus di 963 milioni di euro nel 2024 – su un interscambio totale di 11,4 miliardi -, e di 315 milioni nel periodo gennaio-agosto 2025.

Nel 2024, le esportazioni italiane hanno raggiunto gli oltre 6 miliardi di euro, dominate dai beni di consumo di alta qualità. A testimonianza, nei primi otto mesi dell’anno, il settore “Moda” (Prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori) ha rappresentato da solo oltre un quarto del totale esportato (25,7%) in questo mercato particolarmente interessato ai prodotti italiani di eccellenza.

Seguono i macchinari (Macchinari e apparecchiature) con oltre il 14% (per 566 milioni di euro), un settore con potenziale, anche se il mercato coreano è considerato “chiuso” e richiede una presenza locale stabile. Altre voci importanti  sono  i medicinali e i preparati farmaceutici (4,8%) e gli autoveicoli (3,9%, 149 milioni). Il Made in Italy è apprezzato e, nel 2023, ha ricoperto il secondo posto per esportazioni di olio di oliva e paste alimentari, il terzo per caffè e conserve di pomodoro, il quarto per cioccolata e il sesto e ottavo per formaggi e prodotti da forno e pasticceria.

La presenza italiana conta 120 aziende (dati al 31/12/2022) che operano in particolare nei settori dell’industria manifatturiera, trasporti e logistica, commercio all’ingrosso e al dettaglio. Queste impiegano circa 5.500 addetti con un fatturato complessivo di 3,2 miliardi di euro. Tra le aziende con impianti produttivi locali figurano Mapei, Arneg e la joint venture ENI Versalis-Lotte. Lo stock di IDE netti italiani in Corea del Sud a fine 2024 era di 2,7 miliardi di euro, mentre quello coreano in Italia era di oltre 1 miliardo. Le opportunità maggiori, oltre al lusso, risiedono nelle partnership industriali e tecnologiche, come dimostrano le collaborazioni nei settori della chimica e della difesa.

 

Verso il rafforzamento della cooperazione industriale

Le relazioni bilaterali hanno ricevuto un nuovo impulso grazie a recenti iniziative diplomatiche, culminate nel Business Forum Italia-Corea del Sud, organizzato dall’Ufficio di Agenzia ICE a Seoul in stretto raccordo con l’Ambasciata italiana, e in collaborazione con Confindustria e con la Federation of Korean Industries (FKI). L’evento, che ha visto la partecipazione del Vice Ministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini e oltre 370 rappresentanti aziendali di quasi 180 imprese italiane e coreane, ha avuto come obiettivo quello di consolidare una partnership industriale e imprenditoriale duratura per svolgere un ruolo di primo piano a livello mondiale nel campo delle tecnologie avanzate e dell’innovazione.

La volontà condivisa è cogliere le opportunità offerte dalle complementarietà dei due sistemi produttivi. Da un lato, la forza italiana nelle PMI e nelle filiere di alta qualità; dall’altro, la potenza coreana nei grandi gruppi tecnologici. I settori strategici identificati per una futura collaborazione includono l’intelligenza artificiale, i semiconduttori, la robotica, la transizione verde, la sicurezza energetica e le scienze della vita (healthcare e farmaceutica), oltre a comparti consolidati come la cantieristica e i macchinari di precisione.

Il forum si è concluso con ben 150 incontri B2B tra le aziende partecipanti e la firma di diversi Memorandum d’Intesa volti a rafforzare i rapporti commerciali, gli investimenti congiunti nei mercati emergenti e la cooperazione tecnologica, ponendo le basi per un’ulteriore integrazione tra i due Paesi nel campo dell’innovazione.

 

Intervista all’Ambasciatrice d’Italia a Seoul, Emilia Gatto

La vostra Ambasciata ha di recente pubblicato “Diplomazia della crescita: destinazione Corea del Sud”, può spiegarci i vantaggi di questo nuovo strumento per le aziende italiane?
All’indomani degli sviluppi nella trattativa commerciale tra Stati Uniti e Corea del Sud a margine del summit APEC, con l’indice azionario KOSPI (Korea Composite Stock Price Index) che ha superato nei giorni scorsi la soglia dei 4.000 punti, questo Paese conferma di meritare l’attenzione che il nostro Governo e le nostre imprese gli stanno dedicando.

La guida “Diplomazia della crescita: destinazione Corea del Sud”, realizzata dall’Ambasciata d’Italia a Seoul con il contributo del Sistema Italia in Corea (ICE Agenzia, Ufficio ENIT, Istituto Italiano di Cultura, Camera di Commercio Italiana in Corea), in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti, SACE e SIMEST, si inserisce tra le iniziative del Piano d’Azione per il sostegno all’export italiano nei mercati ad alto potenziale, lanciato nel marzo 2025 dal Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, che individua la Corea del Sud e la regione Asia-Pacifico tra le aree prioritarie per la proiezione economica dell’Italia nel mondo.

L’auspicio è che questo documento possa costituire per le nostre aziende uno strumento agile e operativo, capace di offrire una visione d’insieme sulla traiettoria di sviluppo del Paese, sulle opportunità offerte da questo mercato e dai suoi settori di punta, sulla normativa vigente in materia fiscale, doganale e del lavoro, nonché sulle principali tappe da intraprendere per avviare o consolidare attività economiche in Corea.


Una volta che il MoU MIMIT-MOTIE dell’8 novembre 2023 sulla collaborazione industriale bilaterale nei settori dei semiconduttori, dei minerali critici, dell’automotive e delle nuove tecnologie verdi sarà entrato in fase operativa, quali opportunità genererà per le imprese italiane?
Abbiamo ospitato a Seoul il 5 settembre scorso il primo Business Forum Italia-Corea del Sud, aperto dal Viceministro delle Imprese e del Made in Italy Valentino Valentini, alla presenza di oltre 380 rappresentanti di 36 aziende italiane e 207 imprese coreane. Il Viceministro ha sintetizzato con grande efficacia il nostro interesse verso questo mercato, parlando dell’auspicio di una partnership duratura tra Italia e Corea, che colga le opportunità di cooperazione offerte dalle complementarietà esistenti in diversi ambiti, tra cui l’intelligenza artificiale, la mobilità sostenibile, l’automazione industriale e la robotica, le biotecnologie e i servizi medicali avanzati, la ricerca e sviluppo sui semiconduttori, la neutralità carbonica, la transizione verde e la sicurezza energetica. In effetti, il messaggio che abbiamo voluto lanciare con il Business Forum è che siamo pronti ad aprire una nuova fase nei rapporti economici bilaterali, facendo leva proprio sui settori sopra richiamati.

Uno dei seguiti del Business Forum dovrebbe essere per l’appunto un rinnovato slancio verso l’attuazione del Memorandum d’intesa citato nella domanda. Crediamo che il MoU in questione abbia le potenzialità per rafforzare la presenza industriale italiana, migliorando l’accesso ai mercati coreani e potenziando la reputazione del Made in Italy nei settori ad alta intensità tecnologica. Siamo interessati a programmi congiunti di ricerca e sviluppo e ad esplorare condivisione di tecnologie e know-how in ambiti di complementarietà tra i due Paesi. L’intesa potrebbe inoltre stimolare investimenti diretti coreani in Italia e accrescere la partecipazione delle imprese italiane a bandi e partenariati industriali di alto livello in Corea. Puntiamo in definitiva a una cornice di riferimento per promuovere una collaborazione strutturata, innovativa e sostenibile tra Italia e Corea, in settori chiave per la competitività industriale e la sicurezza economica nel lungo periodo.


Il settore dell’abbigliamento e del tessile Made in Italy può contare su una forte domanda in Corea del Sud, come spiegare questo successo?
Il popolo coreano è attento alla raffinatezza e alla ricerca dell’armonia. Questo senso dell’eleganza, radicato nella cultura del Paese e forse debitore dell’etica confuciana dell’ordine e della misura, si manifesta attraverso scelte di consumo attente al design, alla qualità e alla coerenza visiva. I consumatori coreani tendono a privilegiare prodotti che uniscono funzionalità, bellezza e innovazione.

Non stupisce dunque che l’eccellenza del design italiano continui a rappresentare un elemento di attrattiva unica per i consumatori locali. La moda italiana, con il suo artigianato impeccabile e l’uso di materiali di alta qualità, si distingue nel panorama internazionale. A dispetto di una flessione delle nostre esportazioni nel settore moda iniziata nel 2024, l’Italia mantiene ad esempio il primato come principale fornitore di pelletteria in Corea, merito dell’eccellenza artigianale e del design distintivo che ci caratterizzano nel segmento premium.

D’altra parte, la Corea è il primo importatore pro-capite in Asia per beni di consumo Made in Italy.

 

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