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Dettaglio intervento

EU-US Workshop on Small and Medium-sized Enterprises (SMEs)in the framework of the Transatlantic Economic Council (TEC)



(Fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Vice Presidente Tajani,


Ambasciatore Sapiro,


Ambasciatore Thorne,


Presidente Squinzi,


autorità e rappresentanti del mondo delle imprese,


Signore e Signori,


sono particolarmente lieta di ricevervi al Ministero degli Affari Esteri per inaugurare oggi il primo workshop euro-statunitense sulle Piccole e Medie Imprese alla presenza di delegati istituzionali e rappresentanti delle comunità imprenditoriali europee, e in questo quadro italiane, e statunitensi.


Nel corso dell’ultimo vertice tra Stati Uniti e Unione Europea è emersa la decisa volontà di rafforzare la collaborazione in campo industriale, tecnologico e commerciale.


L’Italia è stata da sempre convinta sostenitrice della necessità di promuovere un ulteriore rafforzamento delle relazioni economiche e commerciali tra Unione Europea e Stati Uniti. Ciò, nella consapevolezza che esistono significativi margini per incrementare gli scambi di beni e servizi e i flussi di investimento bilaterali consolidando la forte interdipendenza già esistente fra le due economie, che rende i rapporti economici UE-USA, contrariamente ad un’impressione diffusa, i più rilevanti al mondo per volumi e valori, forti di un interscambio giornaliero che sfiora i 2 miliardi di dollari, essendo l’Unione Europa il secondo destinatario dell’export e il secondo fornitore degli Stati Uniti con un volume complessivo nel 2011 di circa 650 miliardi di dollari.


I settori in cui l’interscambio ha raggiunto i livelli più alti sono quelli dei macchinari e dei mezzi di trasporto, della chimica e dei beni di consumo, ambito questo in cui l’Italia gioca un ruolo molto importante nella moda, nell’arredamento, nella pelletteria e nell’enogastronomia.


Allo stesso tempo vi sono numerosi settori in forte espansione che senza dubbio rappresenteranno nei prossimi anni una percentuale sempre maggiore dell’interscambio: le nuove tecnologie (biomediche, nanotecnologie), la meccanica per la generazione di energia rinnovabile, le ICT. In considerazione dell’impatto dell’innovazione tecnologica non solo sulla capacità produttiva ma anche sulla qualità della vita, dovremo impegnarci per sostenere i nostri investimenti reciproci in questo campo.


Anche gli investimenti diretti esteri nei due sensi sono cresciuti in questi ultimi anni, nonostante il rallentamento dell’economia mondiale dal 2008.


Al 2010 lo stock totale di IDE tra Stati Uniti ed Europa ammontava a 2.400 miliardi di euro con una leggera preponderanza degli investimenti USA verso l’Europa, rispetto a un saldo positivo per l’Europa nei due anni precedenti durante i quali la crisi aveva fatto calare il flusso di investimenti americani nel Continente.


Prendendo in esame i flussi, a fronte del rallentamento di IDE proveniente dagli Stati Uniti, nel 2008 e 2009 l’Europa, pur con una contrazione degli investimenti, ha mantenuto un flusso positivo di investimenti negli USA, a testimonianza di una fiducia nella solidità del rapporto transatlantico non intaccata dalla crisi.


La crisi quindi, nonostante si parli comunemente di “rinazionalizzazione” dell’Europa, non ha invertito la tendenza all’integrazione e costante crescita dei rapporti economici tra le sponde dell’Atlantico. Sia le esportazioni statunitensi in Europa sia quelle europee negli Stati Uniti sono nel 2011 tornate ai livelli pre crisi, a dimostrazione che, superata una fase di “chiusura” delle due grandi economie come effetto immediato della crisi nel 2009, la ripresa dei commerci e degli investimenti è vista come la soluzione per superare l’attuale fase di rallentamento e per tornare ad una crescita sostenuta.


Il Consiglio Economico Transatlantico (TEC) ha sinora costituito un prezioso foro di dialogo bilaterale per favorire la progressiva riduzione degli ostacoli non tariffari, promuovere l’uniformazione delle regolamentazioni in materia commerciale e sviluppare iniziative congiunte in settori di interesse reciproco.


Allorché la crisi economica in atto ci ha posto dinanzi all’esigenza di accelerare gli sforzi di integrazione economica e di porre rapidamente le premesse per un effettivo salto di qualità nei rapporti economico-commerciali transatlantici, non è dunque un caso che proprio il TEC sia stato investito del compito di esplorare – attraverso la creazione di un Gruppo Congiunto di Alto Livello sull’Occupazione e la Crescita – iniziative nuove e di più ampio respiro in vista del raggiungimento di tale obiettivo.


In questo contesto, l’Italia ha accolto con grande favore i contenuti del rapporto intermedio pubblicato nei giorni scorsi da parte del Gruppo Congiunto, che ha individuato in un accordo globale e onnicomprensivo in materia di commercio ed investimenti lo strumento più idoneo a promuovere una reciproca apertura dei mercati.


Siamo pienamente consapevoli che si tratta di un obiettivo particolarmente ambizioso, ma siamo allo stesso tempo convinti che solo un accordo di tale genere – suscettibile di affrontare tutte le tematiche di interesse di entrambe le parti e di smussare allo stesso tempo le differenze regolamentari esistenti per dar vita ad un vero mercato unico transatlantico – può stimolare in maniera incisiva e durevole la ripresa economica e occupazionale sulle due sponde dell’Oceano.


La conclusione di un tale accordo sortirebbe inoltre effetti al di là della dimensione commerciale bilaterale, ponendo le basi per un rafforzato coordinamento tra Europa e Stati Uniti nella gestione delle sfide economiche globali e nei rapporti con le potenze economiche emergenti.


L’Europa e l’Italia guardano con crescente interesse al processo di integrazione latinoamericana e anche alla luce dell’entrata in vigore – presumibilmente entro la fine dell’anno, dopo la ratifica del Parlamento Europeo – di Accordi Commerciali Triangolari tra l’Unione Europea e alcuni paesi sudamericani, quali Colombia e Perù, e dell’Accordo di associazione UE-America Centrale comprensivo di un accordo di libero scambio. Ritengo che tra i nostri obiettivi debba esserci il rafforzamento della collaborazione commerciale tra gli Stati Uniti, l’Europa e l’America meridionale.


In attesa di tali sviluppi e nell’auspicio che essi possano sollecitamente concretizzarsi, oggi siamo tuttavia chiamati a compiere comunque un concreto passo in avanti verso un rafforzamento della collaborazione tra Unione Europea e Stati Uniti in ambito commerciale ed industriale.


Ci siamo dunque proposti di offrire Roma come cornice di questo evento congiunto tra UE e Stati Uniti in considerazione della particolare importanza che le piccole e medie imprese rivestono nel tessuto industriale sia europeo (e in particolare italiano) che statunitense.


Secondo un rapporto della Commissione Europea sull’internazionalizzazione delle PMI europee, il 25% delle piccole e medie imprese del Continente esporta e il 44% è internazionalizzata, ovverosia, è stata coinvolta in attività di import-export e di subcontracting internazionale, oltreché in investimenti diretti esteri e in attività di cooperazione tecnica internazionale.


Il legame diretto tra internazionalizzazione, fatturato, occupazione e tasso di innovazione delle imprese è a tutti noto.


Anche negli Stati Uniti è dimostrato che le performance, in termini di ricavi, delle PMI internazionalizzate sono state ben superiori rispetto alle imprese non esportatrici.


Il rafforzamento della collaborazione tra le nostre PMI potrebbe rappresentare un grande stimolo ai commerci e agli investimenti tra Stati Uniti ed Europa in un momento cruciale.


L’entità dei flussi commerciali tra i nostri Paesi è già estremamente rilevante, ma nel contesto dell’attuale congiuntura economica occorre che le PMI possano proseguire nel loro percorso di internazionalizzazione con decisione al fine di evitare i rischi derivati dalla crisi attuale.


Tra i principali ostacoli all’internazionalizzazione – rilevati sia negli studi della DG per l’Impresa e l’Industria della Commissione Europea che in quelli della United States International Trade Commission – troviamo gli alti costi derivanti dalla proiezione estera delle aziende, una grande difficoltà di accesso ai finanziamenti, e una carenza d’informazione adeguata, cui si aggiungono spesso lungaggini amministrative e doganali.


Questo è il motivo per il quale riteniamo che l’internazionalizzazione sia per le PMI determinante per superare limiti come quello rappresentato dalle ridotte dimensioni aziendali e dalla carenza di liquidità finanziaria.


Aiutare le nostre PMI a costituire delle “reti”, mettendo in comune i propri asset, è certamente un modo per agevolare il processo di internazionalizzazione.


Lo scopo della nostra presenza qui oggi è pertanto quello di condividere le esperienze e le best practices maturate nei nostri Paesi in tema di sostegno alle PMI e fornire un quadro completo delle necessità delle imprese e delle utili indicazioni circa gli interventi volti a favorire l’accesso al credito e la propensione all’innovazione delle nostre aziende.


Confidiamo che questa iniziativa di due giorni possa dare, grazie all’impegno ed agli sforzi di tutti i partecipanti, un contributo concreto per rendere le nostre realtà sempre più interdipendenti e prospere.

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