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Minister Emma Bonino’s Opening Speech at the Meeting of Scientific Attachés Rome, 19 July 2013 (Italian only)

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)


Sono lieta di aprire i lavori di questa riunione insieme al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza. Rivolgo un particolare saluto ai Presidenti degli Enti di ricerca, ai Rettori e ai rappresentanti del settore industriale.


Scienza e diplomazia sono alleate naturali. Non c’è sfida globale – dalle minacce alla sicurezza energetica e alimentare alla lotta al cambiamento climatico e alle pandemie – che la diplomazia possa illudersi di vincere senza l’aiuto della scienza. Non sempre però scienza e diplomazia sono state capaci di dialogare e sfruttare tutte le loro sinergie. Troppo spesso, e non per colpa loro, gli scienziati sono rimasti ai margini dei processi decisionali di politica estera, mentre le questioni sui tavoli negoziali diventavano sempre più complesse.


E’ necessario un cambio di passo. Per questo, a distanza di più di 10 anni, torniamo a riunire alla Farnesina gli addetti scientifici che operano nelle nostre Rappresentanze diplomatiche e consolari. E lo facciamo spinti anche dalla ferma convinzione che le interazioni tra scienza e diplomazia siano particolarmente necessarie in questo momento difficile che sta vivendo l’Italia.


In un Paese come il nostro, privo di materie prime ma ricco della “materia prima” per eccellenza -intelligenza e talento – la ricerca e l’innovazione sono componenti imprescindibili del dinamismo delle imprese. Sarebbe illusorio pensare di essere competitivi nel mercato globale puntando solo sui prezzi concorrenziali: ci sarà sempre un produttore o un fornitore in grado di fare proposte più economiche. La diplomazia per la crescita, prima priorità del mio mandato, significa allora anche favorire il terreno di incontro tra scienziati e imprenditori.


Con questo spirito ho voluto che la cabina di regia per l’Italia internazionale, qui riunitasi la scorsa settimana, rivolgesse un’attenzione particolare alle imprese innovative e con un alto tasso di digitalizzazione. Queste imprese sono una parte importante del nostro tessuto produttivo e possono essere un bel biglietto da visita per tutto il Paese, perché raccontano un´Italia dinamica, tecnologica, che sa innovare e posizionarsi sulla frontiera.


Dobbiamo inoltre compiere ogni sforzo per cogliere insieme le opportunità di crescita che ci offre l’Europa con i finanziamenti alla ricerca. Lo Spazio Europeo della Ricerca è una realtà e con il Programma Quadro “Horizon 2020” acquisirà ancora maggiore spessore, grazie a un maggiore stanziamento di risorse. Non solo non possiamo più permetterci il lusso di sprecarle o sottoutilizzarle, come avvenuto in passato, ma dobbiamo anche esplorare nuove forme di finanziamento, favorendo ad esempio i partenariati tra il pubblico e il privato.


E a chi dovesse avere dubbi su perché finanziare la ricerca in tempi di crisi, possiamo ricordare la risposta di Faraday alla domanda del Ministro delle Finanze britannico, Gladstone, sul valore pratico dell’elettricità: one day sir, you may tax it. La ricerca ci può aiutare a uscire di slancio dalla crisi, aumentando la produttività complessiva del sistema e creando nuova ricchezza per le imprese e per lo Stato.



Gli addetti scientifici hanno un ruolo cruciale per mettere la ricerca al centro dell’azione di rilancio dell’economia e della mentalità del Paese. Possono aiutare a fare rete, a condividere informazioni, a anticipare e cogliere opportunità di collaborazione, a coinvolgere di più gli scienziati negli sforzi di internazionalizzazione delle imprese, specialmente di quelle piccole e medie che non sempre hanno gli strumenti per restare al passo con le continue accelerazioni del progresso tecnologico. Invito quindi le associazioni imprenditoriali a riflettere su come meglio stimolare e facilitare le sinergie con gli addetti scientifici.


Questi possono contribuire anche a rinnovare la mentalità dell’Italia, che deve uscire dal guscio del provincialismo, superare la paura dei cervelli in fuga e aiutare piuttosto i nostri talenti all’estero a fare esperienza e poi tornare in Italia. Per accrescere la nostra competitività, occorre metterci di più in gioco, attrarre i “cervelli in movimento”, entrare in rete con loro, avere un approccio aperto al mondo globale.


Questa considerazione mi spinge a formulare un’altra osservazione. Gli scienziati condividono con i diplomatici un approccio pluralistico volto al superamento di steccati ideologici e culturali, e basato sul desiderio di curiosità, il senso di critica, la capacità di ascoltare l’altro e di comprendere ciò che è diverso. Questa attitudine è ossigeno per il mondo moderno: è il migliore antidoto contro ogni forma di fanatismo e autoritarismo.


Scienza e diplomazia possono lavorare fianco a fianco per promuovere i valori universali della tolleranza e della libertà. Del resto, non ci può essere ricerca senza la possibilità di tentare e di sbagliare. E, come diceva Einaudi, “trial and error” sono “le caratteristiche dei regimi liberi”. E sono anche le qualità dell’imprenditore, che per avere successo deve avere la libertà di rischiare. Le campagne per fare avanzare la libertà di ricerca sono quindi uno strumento per promuovere in senso più ampio le libertà fondamentali.


C’è un’altra ragione per cui la scienza e la diplomazia sono alleate. Il prestigio del patrimonio scientifico si riflette sul soft power di un Paese. L’anno scorso, in una fase molto critica per il Paese, l’immagine e la reputazione dell’Italia si sono giovate dalle straordinarie scoperte del CERN, alle quali hanno contribuito tanti scienziati – italiani e stranieri -, coordinati da una donna che ci ha reso orgogliosi: Fabiola Gianotti, indicata dalla rivista TIME la quinta persona più importante del 2012. Una ragione in più per valorizzare la presenza italiana nei centri internazionali di ricerca.


Ci sono quindi tutte le premesse per intensificare la collaborazione tra il Ministero degli Esteri e il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Penso ad esempio all’azione di valorizzazione delle potenzialità innovative dell’EXPO 2015, che gli addetti scientifici possono realizzare all’estero.


Vorrei poi citare un progetto avviato insieme dai nostri due Ministeri: Innovitalia, una piattaforma informatica che ha cominciato a favorire il networking tra i ricercatori in Italia e all’estero. Mi auguro che, nell’ambito della stretta collaborazione con il MIUR, con il quale la piattaforma è condivisa, si possa riprendere in mano questo progetto, superare gli ostacoli tecnici e completarlo con un pezzo fondamentale: il raccordo tra i ricercatori e il mondo dell’impresa, così che diventi uno strumento utile anche per la diplomazia economica.


Concludo ricordando che oggi saranno firmati un Protocollo d’Intesa e una Convenzione operativa tra il Ministero degli Esteri e il CNR. Questa è l’ulteriore conferma della volontà della Farnesina di rafforzare la collaborazione con il mondo scientifico, coinvolgendolo appieno negli intensi sforzi che stiamo facendo per sostenere la crescita e l’internazionalizzazione del Paese. Sono sicura che da oggi potremo delineare insieme strategie sempre più efficaci di diplomazia scientifica. Con questa convinzione, auguro a tutti voi buon lavoro.

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