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Partecipazione del Ministro Bonino alla III Giornata dell’Integrità

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato)



L’integrità è un tema da difendere e tutelare per qualsiasi ramo della Pubblica amministrazione, in qualsiasi paese. Ma in Italia abbiamo un problema supplementare dovuto ad antichi retaggi e da una frammentazione a livello istituzionale che spesso provocasovrapposizioni dove, alla fine, è difficile capire chi fa cosa. Questo, in uno Stato di diritto – dove la responsabilità è innanzitutto individuale – rappresenta unfattore molto negativo. Più la responsabilità è diffusa, meno ci si sente accountable.Accountability: un termine anglofono per il quale, non a caso, una traduzione immediata in italiano non esiste se non quella, più articolata, del “render conto”…


Proprio per come è nato e si è sviluppato nel tempo il nostro sistema, dobbiamo oggi essere particolarmente esigenti, a cominciare da noi stessi. Perché l’integrità è questione personale. Come diceva Jean-Paul Sartre: “E’ vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei”. Quindi si possono ideare tutte le misure e contromisure possibili ed immaginabili – tra poco ne elencherò alcune che sono state attuate qui alla Farnesina a livello interno e verso l’esterno – ma non avranno pienamente successo se chi opera in questo ambito non è cosciente del fatto che la Pubblica Amministrazione deve essere come una “casa di vetro”.


Trasparenza, innanzitutto. Trasparenza nelle scelte e nei processi decisionali. Ma spesso la trasparenza da sola non basta. La trasparenza è necessaria ma senza assunzione di responsabilità individuale rischia di essere insufficiente. “Il potere corrompe” si dice; o è più vero dire che il potere attira i corrompibili? Forse non risolveremo mai questo dilemma ma è nostro compito – anzi, nostro dovere – promuovere nel nostro quotidiano – e non solo in occasione della “Giornata internazionale contro la Corruzione” – la salvaguardia dell’imparzialità, della riservatezza, dell’indipendenza nelle attività istituzionali che svolgiamo.


Da tre anni la Farnesina dedica, nell’ambito della Giornata Internazionale contro la corruzione (9 dicembre), una giornata focalizzata sulle nuove sfide che trasparenza e integrità rappresentano per la Pubblica Amministrazione.


Il Ministero degli Esteri ha infatti inserito tra le proprie priorità un percorso virtuoso di apertura alla cultura della legalità e alla permeabilità dei processi organizzativi e dei risultati dell’Amministrazione.


Da tre anni la Farnesinasi è dotata di un Programma per la Trasparenza ed è al primo posto della classifica del Dipartimento della Funzione Pubblica sulla Trasparenza dei siti web delle PP.AA. (la c.d. “Bussola della Trasparenza”, recentemente premiata anche in ambito europeo).


Uno degli ambiti in cui si è meglio misurata la capacità del Ministero degli Esteri di confrontarsi con le tematiche dell’integrità è quello della gestione del rischio: un processo mediante il quale si misurano i rischi per le attività di un’organizzazione e si sviluppano strategie per governarli.


Già dal 2011 la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo ha per prima realizzato un processo di risk management, culminato con la redazione di un manuale per la gestione del rischio, l’adozione del Registro del Rischio e la nomina di un Risk Manager. Nel 2012 è stata invece la volta della Direzione Generale per gli Italiani all’estero che si è dotata del medesimo strumento applicandolo airischi legati alla concessione dei visti.


La trattazione delle pratiche di visto figura tra le principali aree verso cui rivolgere prioritaria attenzione per iniziative di promozione della cultura della legalità e dell’integrità. L’attività di trattazione delle pratiche di visto ha conosciuto, nello scorso decennio, una costante crescita nel numero di domande e di visti rilasciati (più che raddoppiati in dieci anni, dai circa 850.000 del 2002 agli oltre 1.850.000 del 2012). Quest’aumentata pressione sulle Sezioni visti delle nostre Rappresentanze all’estero si traduce in un incremento del rischio di corruzione (con effetti negativi in termini di contrasto all’immigrazione illegale e di immagine dell’Amministrazione).


La lotta alla corruzione è un obiettivo prioritario del Governo, anche in ragione delle recenti disposizioni normative (legge 6 novembre 2012 n. 190 nota come “legge anti-corruzione” o d.lgs. 14 marzo 2013 n. 33 sulla “trasparenza” delle pubbliche amministrazioni). Si tratta di un fondamentale tassello per potenziare e consolidare il principio di legalità nelle varie articolazioni della società italiana.


In particolare, la nuova normativa detta specifiche misure volte alla trasparenza dell’attività amministrativa, compresa quella relativa agli appalti e all’attribuzione di posizioni dirigenziali; è inoltre prevista una più stringente disciplina di incompatibilità, ad es. per il c.d. cumulo di impieghi e incarichi dei dipendenti pubblici. Si tratta di impegni su cui la Farnesina non vuole farsi trovare impreparata.


All’interno della nuova legge “anticorruzione” è prevista una tutela del pubblico dipendente che denuncia o riferisce condotte illecite apprese in ragione del suo rapporto di lavoro. Il pubblico dipendente che denuncia all’autorità giudiziaria o alla Corte dei Conti, ovvero riferisce al proprio superiore gerarchico condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del rapporto di lavoro, non può essere sanzionato, licenziato o sottoposto ad una misura discriminatoria.


La nuova legge sull’anticorruzione ha previsto inoltre la definizione di un codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni al fine di assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico. La violazione dei doveri contenuti nel codice di comportamento sarà fonte di responsabilità disciplinare e nei casi più gravi, potrà comportare anche il licenziamento disciplinare.


Il Ministero degli Esteri predisporrà un proprio Codice integrativo, volto a precisare i canoni di comportamento che devono ispirare tutti coloro cheoperano al servizio della Struttura. Una particolare attenzione sarà dedicata alle sedi all’estero. Ciò anche al fine diin modo di contrastare fin dal loro sorgere eventuali fenomeni di malcostume, che nelle loro estreme conseguenze possono condurre all’illegalità e/o essere indici di corruzione, arrecando anche notevole danno all’immagine del Paese.


La Farnesina ha comunque già adottato un Decalogo per i Direttori degli Istituti di Cultura, e una Guida Pratica agli affari generali e amministrativi delle attività di Cooperazione allo Sviluppo delle Sedi all’estero. Si tratta distrumento di lavoro per gli Uffici all’estero, Ambasciate e Unità Tecniche Locali, per la gestione dei fondi e dei progetti. Esso ha l’obiettivo di coagulare le regole per l’aspetto più fluido della gestione all’estero, cioè quello relativo alla stipula dei contratti per il personale e della rendicontazione.


La lotta alla corruzione è in definitiva soprattutto un impegno contro la perdita di competitività del Paese e i costi diretti e indiretti che la corruzione comporta. L’essere saliti nell’ultimo anno dal 72° al 69° posto della classifica di Transparency International è motivo di incoraggiamento per continuare su questa strada, anche per favorire gli investimenti nel Paese, secondo le linee di “Destinazione Italia”.


Al mantenimento della competitività contribuisce tra l’altro un adeguamento della rete diplomatico consolare del nostro Paese. In tale ambito, adempiendo peraltro ad un preciso obbligo di legge, – l’ultimo dei quali è il DL 95/2012 – il Ministero degli Esteri sta procedendo ad una ristrutturazione nella dislocazione degli uffici che tenga conto delle realtà emergenti quanto delle nuove aperture in un quadro di contenimento della spesa che ci ha portato, allo stesso tempo, a chiudere una serie di uffici retaggio di una concezione troppo “eurocentrica”.


Né ci è sfuggito il dibattito di questi tempi con tratti a volte polemici circa i costi dell’indennità di servizio all’estero che la nostra rete comporta. In questo caso intendiamo muoverci in un quadro di maggiore “leggibilità” di questa spesa(che non significa certamente uscita dall’opacità) tenendo presente, tuttavia, che analoghi sistemi internazionalmente riconosciuti potrebbero comportare esporsi da parte dell’erario dalle 2 alle 3 volte superiori.


Un recente studio della Banca Mondiale (2012) condotto su un ampio numero di Paesi mostra che imprese costrette a fronteggiare una pubblica amministrazione corrotta crescono in media quasi del 25% di meno di imprese che non fronteggiano tale problema. Aspetto ancora più preoccupante è che ad essere più fortemente colpite sono le piccole e medie imprese e le imprese più giovani. Il rapporto della Banca Mondiale rivela che, tra le aziende costrette a subire fenomeni di corruzione, quelle piccole hanno un tasso di crescita delle vendite di oltre il 40% inferiore rispetto a quelle grandi (le piccole aziende sono definite come quelle nel 25% più basso della distribuzione: le grandi quelle nel 75% più alto).


A riprova dell’impegno italiano nella lotta alla corruzione, la Guardia di Finanza ha intensificato le operazioni nel settore della “tutela della spesa pubblica”, coerentemente con gli obiettivi dei processi di spending review. In particolare, la Guardia di Finanza ha: scoperto frodi al bilancio nazionale e dell’Unione europea per oltre 1 miliardo e 350 milioni di euro, sequestrando oltre 280 milioni di euro di fondi già percepiti e bloccando 506 milioni di euro di risorse non ancora erogate; segnalato alla Corte dei Conti circa 1000 dipendenti e funzionari pubblici per un danno erariale di oltre 2 miliardi di euro.


Si tratta di un cammino complesso, ma la priorità della lotta anticorruzione è ormai ben presente alla società italiana. Questa terza giornata alla Farnesina lo conferma e intende sottolineare il nostro impegno costante e la nostra ferma determinazione al riguardo.

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