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Discorso dell’On. Ministro al Convegno “Tunisia: speranza nel Mediterraneo” – Tavola rotonda “Euromed: Politiche economiche per la democrazia e lo sviluppo”

Roma, Rappresentanza Commissione europea, 4 maggio 2017

(fa fede solo il testo effettivamente pronunciato) 

 

Ministro Mouakher (Ministro tunisino per gli Affari Locali e l’Ambiente)

Signora Bouchamaoui (Premio Nobel per la Pace 2015, Presidente di UTICA, Confederazione dell’Industria del Commercio e dell’Artigianato tunisina)

Presidente Craxi (Presidente della Fondazione Craxi)

Illustri ospiti, Ambasciatori, Signore e Signori,

Sono molto felice di dare il benvenuto in Italia al Ministro Mouakher e alla Premio Nobel per la Pace, Signora Bouchamaoui, e onorato di essere in questo gruppo di panelist oggi. Sono anche molto grato alla Fondazione Craxi e, in particolare, a Stefania Craxi per il fortissimo impegno a favore della partnership Italia-Tunisia.

Esisteva un rapporto speciale tra il Presidente Bettino Craxi e la terra tunisina. Un legame antico, autentico, profondo, che si è irrobustito nel corso degli anni ed ha offerto concretezza all’agire politico di uno statista ben consapevole di come lo sviluppo della cooperazione tra l’Europa e i Paesi dell’area mediterranea, rappresentasse il terreno fertile su cui consolidare una prospettiva comune di amicizia e di progresso.

“L’avvenire comune è la strada che dobbiamo percorrere insieme accelerando il passo” suggeriva Craxi nel dicembre 1987, intervenendo al Forum euro-maghrebino che si teneva proprio a Tunisi. “Un avvenire comune di popoli che la storia ha profondamente influenzato e mescolato –  aggiungeva – con radici che nella loro diversità, nella loro ricchezza e nel loro splendore di antiche civiltà, sono conosciute, rispettate e sofferte e sono, in larga parte anch’esse, radici comuni”.

Quello tra l’Italia e la Tunisia è un rapporto strettissimo, anche perché a separarci c’è soltanto una piccolissima striscia di Mediterraneo di 71 km da Pantelleria.

Italia e Tunisia sono storicamente legate da profonde relazioni politiche, culturali, economiche. Non a caso la mia prima missione da Ministro degli Esteri, dall’altra parte del Mediterraneo, si è svolta proprio in Tunisia.  Ma come dico spesso il rapporto tra l’Italia e il Nord Africa trascende la dimensione bilaterale: va inserito nella cornice più ampia delle relazioni tra l’Europa e il Nord Africa.

E il destino dell’Europa è nel Mediterraneo! Il perno della nostra azione, come Unione Europea, deve essere necessariamente rivolto al Mediterraneo e dal Mediterraneo verso l’Africa.

Io mi sento profondamente mediterraneo. Sono nato dove l’Europa finisce e comincia l’Africa: dal balcone di casa mia vedo la Valle dei Templi, poi il Mediterraneo, se l’occhio umano me lo permettesse vedrei proprio l’Africa.

Provate a immaginare il planisfero della Terra con i suoi grandi oceani: il Mare Mediterraneo sembra al confronto un piccolo lago, eppure è dentro quelle acque che si sono giocati e continuano a giocarsi i destini del mondo. 

Nel Mediterraneo si concentrano alcune delle crisi più rilevanti per la sicurezza e la stabilità dell’Europa: dalla crisi libica all’ondata di rifugiati e migranti dall’Africa; dal terrore diffuso da Daesh al rallentamento degli scambi economici; con l’eccezione di quelli fra Italia-Tunisia che hanno sostanzialmente tenuto.  

L’instabilità nel Mediterraneo è un po’ come un “vento caldo di scirocco” che soffia sul “fuoco dei populisti e demagoghi”.

Se vogliamo evitare che l’incendio populista si diffonda e bruci le fondamenta della nostra democrazia, l’Europa non deve più far finta di ignorare queste crisi.

Se vogliamo garantire serietà, razionalità e profondità al dibattitto europeo, dobbiamo quindi concentrarci di più sulla stabilizzazione del Nord Africa, nella piena consapevolezza che siamo indissolubilmente legati da un destino comune.

E’ un dibattitto che non ha solo connotati di politica estera, ma anche e soprattutto risvolti di politica interna: perché come dicevo c’è in ballo la tenuta delle nostre istituzioni democratiche e la nostra comune via della crescita, dello sviluppo e della prosperità nel Mediterraneo.

Nell’instabilità che l’ha circondata, la Tunisia è stata un modello di stabilità!  La Tunisia è una storia di successo e un punto di riferimento per tutta la regione mediterranea. Il suo processo di transizione ha difeso libertà e democrazia, grazie all’instancabile ricerca di un dialogo inclusivo fra tutte le componenti politiche, economiche e sociali del Paese.

Un modello di successo che la barbarie del terrorismo ha tentato inutilmente di scalfire. La Tunisia è stata colpita al cuore nel tempo storico in cui il Parlamento discuteva di una più forte legislazione nel contrasto al terrorismo.

I terroristi hanno preso di mira il Museo del Bardo a Tunisi, poi le spiagge di Sousse, ovvero le fondamenta stesse di un’economia che si regge per tanta parte proprio sul turismo. La Tunisia ha pagato un doloroso contributo di sangue alla sua voglia di libertà e democrazia, e con essa l’Italia, che proprio a Tunisi, tra i corridoi del Bardo, ha pianto i suoi quattro connazionali.

Ma il terrorismo ha perso in Tunisia perché tutti gli attori principali – nessuno escluso – si sono impegnati per lo sviluppo democratico, economico e sociale del Paese, consapevoli che in democrazia il “50% + 1” dei voti non basta per governare efficacemente.

Con grande coraggio e lungimiranza, il Governo ha scelto di intraprendere le riforme più ambiziose come la riforma della Pubblica Amministrazione: per rendere più efficiente, agevole e trasparente la macchina pubblica, che a sua volta agevola le altre riforme.

Con altrettanta determinazione si è difeso lo Stato di Diritto. E’ un tema a cui tengo molto, con tante iniziative di collaborazione fra i nostri due Paesi. L’ultima delle quali sarà un Convegno internazionale a Sousse organizzato dalla nostre Avvocature (18-21 maggio), che sarà un ulteriore ed importante gesto simbolico di rifiuto del terrorismo e di ogni paura. (Evento organizzato dal Consiglio Nazionale Forense e dall’Ordine Nazionale degli Avvocati Tunisia – ONAT).

E poi c’è il grande sforzo compiuto dalla Tunisia sul piano della sicurezza: oggi le forze di sicurezza garantiscono un migliore controllo delle frontiere, del territorio e il Paese è premiato dal ritorno degli imprenditori e dei turisti. Ci auguriamo tutti che continui così!

In questo campo, grazie all’intesa che abbiamo raggiunto a febbraio, ho potuto destinare altri 12 milioni di euro a favore del  rafforzamento del controllo delle frontiere marittime e a migliorare i sistemi di identificazione della Tunisia.

Si tratta di 12 milioni a valere sul Fondo Africa, che ho lanciato già qualche mese fa, ponendo la Tunisia fra i Paesi prioritari, con uno stanziamento complessivo di 200 milioni di euro. 

È un ambito in cui non verrà mai a mancare l’aiuto dell’Italia, che ha posto in primo piano il nesso fra sviluppo e sicurezza del Mediterraneo anche nel quadro del G7.

Sosteniamo con convinzione il meccanismo locale di coordinamento in materia di sicurezza del G7 istituito a Tunisi. Lo riteniamo un utile strumento di confronto permanente e strutturato per la presentazione da parte tunisina delle istanze discusse nei Vertici. È un modello di cooperazione locale che vogliamo vedere crescere. 

La Tunisia è per l’Italia un Paese strategico anche per la gestione dei flussi migratori. È un Paese di origine, di transito e talvolta di destinazione dei fenomeni migratori.

La collaborazione è già molto matura e fondata sulla gestione congiunta di problemi concreti: come il controllo dei confini, la lotta ai trafficanti, il rimpatrio dei migranti irregolari, la lotta alle cause profonde delle migrazioni, e il ruolo delle diaspore.

Oltre al Fondo Africa, siamo pronti a compiere un ulteriore salto di qualità, attraverso il lavoro che stiamo già facendo insieme per un Accordo Quadro in tema migratorio, come concordato in occasione della visita del Presidente Essebsi a Roma e come previsto nella Dichiarazione congiunta che ho firmato con il mio collega tunisino nel febbraio scorso.

Vorrei valorizzare il nostro modello di cooperazione in occasione dell’Evento Ministeriale dedicato ai flussi migratori, che ho voluto organizzare qui alla Farnesina per il prossimo 6 luglio. Ci saranno tutti i principali Paesi africani coinvolti, i Paesi europei e le principali Organizzazioni internazionali. Vogliamo creare nuove partnership e modelli comuni di gestione del fenomeno migratorio.

La nostra strategia, in questo ambito, è stata condivisa anche con i partner G7. L’obiettivo è di costruire “una visione comune” al Vertice G7 di Taormina, che ci aiuti a contribuire ai due Global Compact negoziati in ambito ONU sul tema dei rifugiati e dei migranti.

Ricordo che ci sarà tanta Africa al Vertice di Taormina grazie una sessione di outreach con i Paesi africani. Non affronteremo soltanto la questione migratoria, ma anche i temi dello sviluppo sostenibile, della sicurezza alimentare, dell’innovazione, delle infrastrutture, e dell’energia. 

Siamo convinti di questo sforzo e siamo altrettanto convinti che la Tunisia abbia tutte le carte in regola per essere un “Hub” economico nel Mediterraneo in partnership con l’Italia. I numeri sono dalla nostra parte: con una comunità di 150.000 tunisini in Italia e fra questi tanti imprenditori di successo; con ben 850 aziende italiane nel Paese – quasi un quarto delle imprese straniere – che realizzano un fatturato di oltre 3 miliardi all’anno e danno lavoro a 60.000 persone. Imprese che non hanno mai smesso di investire nel Paese, anche nei momenti più difficili.

Per questo abbiamo deciso di sostenere con determinazione la Strategia “Tunisia 2020” con un contributo di oltre 360 milioni di euro, in particolare nell’ambito delle infrastrutture e dell’energia.

Soltanto due giorni fa ho dato la mia autorizzazione agli emendamenti richiesti nell’Accordo italo-tunisino sul Programma di Aiuti alla Bilancia dei Pagamenti, destinando altri 50 milioni di euro su una assistenza totale di 145 milioni.

Un’opera di “Tunisia 2020” che ci sta particolarmente a cuore è il cavo di interconnessione elettrica ELMED. Una volta realizzato consentirà di scambiare energia elettrica tra la Tunisia e l’Europa tramite il nostro Paese, l’incarnazione della collaborazione nord-sud in funzione dello sviluppo reciproco.

ELMED sarà la prova tangibile di come il Mediterraneo può stimolare crescita in Europa e vice-versa.

Pochi giorni fa (22 e 23 aprile) nella pittoresca città costiera di Tabarka abbiamo organizzato la Prima Edizione degli “Italian Business Oscars”, grazie al lavoro della nostra Ambasciata e della Camera Tuniso-Italiana di Commercio e d’Industria. Abbiamo celebrato l’importanza del partenariato economico tra Italia e Tunisia, premiando le imprese italiane e tunisine che hanno contribuito al consolidamento dei nostri rapporti.

Un’iniziativa nella quale si è anche cercato di favorire l’incontro di imprese italiane che stanno avviando progetti in Libia con aziende tunisine. Vogliamo creare un clima favorevole alle relazioni economiche fra Italia, Tunisia e Libia.

Voglio concludere con un messaggio di speranza incentrato sui giovani. Come molti Paesi del continente africano, la Tunisia è un Paese giovane e dinamico.

La via della prosperità dipende dalla capacità di offrire opportunità ai giovani. E’ essenziale che alla crescita demografica corrispondano adeguati sbocchi occupazionali. 

L’altra sfida è il coinvolgimento dei giovani in politica, per sconfiggere la c.d. “fatica democratica”. L’elettorato attivo e passivo è pericolosamente in declino fra i giovani.

E con i giovani l’istruzione e la cultura restano i nostri migliori alleati per sostenere crescita, sviluppo e anche sicurezza. Ci serve un modello che non solo investa in una istruzione aperta al dialogo e alla tolleranza, ma anche che incoraggi creatività, innovazione e imprenditorialità. Perché povertà e terrorismo attecchiscono nell’ignoranza e nell’assenza dell’istruzione. Sono necessari dunque maggiori investimenti nel settore formativo, vero antidoto contro il terrorismo e il fanatismo. 

In occasione della visita del Presidente Essebsi, ci siamo impegnati a potenziare la mobilità dei giovani, con la concessione di borse di studio, dottorato e ricerca, e attraverso altre opportunità di incontro tra studenti, ricercatori e giovani imprenditori dei nostri due Paesi.

Perché i giovani sono – per un Paese giovane coma la Tunisia – la migliore speranza di crescita e di consolidamento della democrazia.

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