L`Italia e il nuovo corso iraniano. L`Unità ne discute con Lapo Pistelli, vice ministro degli Esteri con delega sull`Iran.
La Comunità internazionale s`interroga sulla vittoria di Hassan Rohani nelle elezioni presidenziali in Iran. Qual è la sua valutazione?
«Parto da un numero e da una immagine. Il numero: il candidato preferito dal fronte conservatore, Jalili, quello che diceva “nessun compromesso con il mondo”, è arrivato sostanzialmente ultimo, con 40 punti di distacco dal vincitore. L`immagine: su ogni televisione abbiamo visto giovani ragazze con il capo appena coperto quando non libero, il volto truccato e le ciocche ribelli, festeggiare in motorino per le strade di Teheran. Con le regole del gioco che c`erano, come non considerare questo voto una sorpresa positiva?».
Così non sembra pensarla il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.
«Non mi aspettavo commenti diversi. Il governo israeliano deve uscire ancora dall`incubo legittimo della retorica negazionista di Ahmadinejad, che ha fatto male innanzitutto al suo Paese. Ma è compito adesso dell`intera Comunità internazionale impegnare il nuovo presidente iraniano in un dialogo non ossessivamente centrato sul solo nucleare. È giusto ricordare che l`obiettivo di un uso pacifico del nucleare è nato ai tempi dello scià ed è oggi condiviso anche dai critici più severi della Guida suprema, Moussawi e Karroubi, tuttora agli arresti».
Quanto ha pesato sul voto la crisi economica che investe l`Iran?
«Anche se i cosiddetti “bazari”, cioè i commercianti iraniani – un potere non banale negli equilibri di Teheran – sono abituati a ingegnarsi nei momenti di crisi, le sanzioni Onu, Ue e quelle americane hanno duramente colpito la valuta, la produzione petrolifera, i consumi e gli scambi. Gli elettori iraniani volevano riconciliarsi con il mondo anche per uscire da questa stretta. È plausibile che le concessioni sul nucleare possano scambiarsi sul tavolo negoziale, con un allentamento delle pressioni economiche. Non dimentichiamo che il 70% degli iraniani ha meno di trent`anni e dunque cerca di guardare in avanti».
Uno dei più impegnativi banchi di prova per il nuovo presidente iraniano, è il conflitto siriano, al centro del G8 in corso a Belfast. L`Italia insiste perché alla conferenza di «Ginevra 2» sia presente anche l’lran.
«Il governo ha suggerito di coinvolgere subito, in qualche modo, il presidente Rohani. È chiaro che mentre “Ginevra 1” si fondava sul principio di una soluzione “guidata dai siriani”, dopo oltre un anno e 93mila morti, il principio di “Ginevra 2” non può che essere “una soluzione imposta dall`esterno”. Perciò sarebbe uno straordinario successo se tutte le potenze regionali si convincessero di dover staccare rifornimenti e coperture politiche ai propri combattenti in Siria. Dubito che si possa parlare di Hezbollah, ignorando il Paese capofila dell`arco sciita, l`Iran. Da qui il nostro rifiuto di mandare altre armi in Siria: in quel Paese non mancano proiettili ed esplosivi, ma una strategia politica e il buon senso degli attori. Se fallissimo questa occasione, a rischio sarebbe il futuro unitario della Siria».
L`Iran è importante anche su altri due fronti caldi: l’lraq e l`Afghanistan.
«L`Iraq è la testimonianza vivente che senza una intesa politica fra sciiti, sunniti e curdi, è facile scivolare indietro alle orribili stragi del 2007. Quanto all`Afghanistan, Teheran condivide con Kabul quasi mille chilometri di confine, e combatte la piaga della droga in arrivo da là. L`Iran ha interesse, quanto mai, a una stabilizzazione dell`Afghanistan dopo il 2014. Non ci sono certo sospetti che gli ayatollah nutrano simpatia per i talebani».
Sul fronte interno, un altro banco di prova impegnativo per Rohani è quello dei diritti umani e civili
«L`Iran ha sofferto anni terribili di violazioni delle libertà politiche e civili. Nonostante questo, la società iraniana è tra quelle più culturalmente raffinate e vivaci che io conosca. Perciò credo che sia utile moltiplicare le occasioni di rapporto. Come dire: se il dentifricio comincia a uscire dal tubetto, è difficile rimetterlo dentro. Fuor di metafora, Rohani gode di una grande opportunità: noi dobbiamo aiutarlo a non perderla, ne guadagneremmo tutti».
Perché per l`Italia è strategico un buon rapporto con l`Iran?
«Eravamo tra i partner privilegiati di Teheran ai tempi di Khatami. Abbiamo giocato in squadra con gli altri europei negli anni bui di Ahmadinejad e abbiamo pagato un prezzo importante a questa coerenza e lealtà. Conosciamo tuttavia l`Iran meglio di altri. Se le cose cambieranno, dobbiamo essere pronti e intelligenti nell`interpretazione dei nuovi scenari».