Dopo quasi trent`anni e molti tentativi falliti, ieri è stata approvata definitivamente la riforma della cooperazione. Molte le novità, da quelle simboliche – come la trasformazione del Mae in «Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale» – a quelle di sostanza, come la nascita di un`Agenzia che erogherà gli aiuti utilizzando Cassa depositi e prestiti come banca per lo sviluppo. O una nuova integrazione tra mondo «profit» e cooperazione.
«Avevamo una legge, buona, ma del 1987», spiega il viceministro alla Cooperazione Lapo Pistelli, che d`ora in poi siederà in Consiglio dei ministri quando si trattano aspetti legati al tema. «Allora c`era il Muro, e la Cina era un paese sottosviluppato. Oggi tutto è cambiato, dalla geopolitica agli attori e agli strumenti, sempre più sofisticati, della cooperazione internazionale». Per Pistelli, tra i punti più qualificanti della riforma vanno ricordati «la nascita del Comitato interministeriale per la Cooperazione, che farà la pianificazione triennale, e quella dell`Agenzia, sulla falsariga di quanto fanno Gran Bretagna, Germania e Francia. L`Agenzia avvierà entro sei mesi una convenzione con Cdp, cosa che permetterà non solo di spendere bene le risorse allocate, ma di moltiplicarle andando sui mercati internazionali con strumenti finanziari moderni».
Altra novità, la possibilità di coinvolgere imprese «profit» nell`aiuto allo sviluppo. Sarà una privatizzazione? «Macché – replica Pistelli – già oggi i privati muovono risorse immense con le varie iniziative filantropiche. Il mondo delle aziende profit sarà coinvolto, ma seguendo finalità e principi della cooperazione. Un passaggio fondamentale, se vogliamo aumentare in modo significativo le risorse disponibili, come ci chiederà la nuova Agenda per lo Sviluppo Onu, che punta a sradicare la povertà dal mondo entro il 2030».
La cooperazione internazionale è un fattore chiave della politica estera, ma l`Italia è lontanissima dal target dello 0,70% del Pil destinato agli aiuti. Per il viceministro, «negli ultimi due anni siamo riusciti ad invertire la tendenza, ma restiamo distanti dagli altri partner europei. Nella legge di Stabilità, ne sto parlando con il premier e il ministro Padoan, andremo ancora avanti. Punto a varare un piano decennale per arrivare nel 2023 a quota 0,5% del Pil. Ormai anche nel mondo si vede che l`Italia comincia a rispettare i suoi impegni. Nel frattempo, grazie alla riforma, adegueremo la macchina per spendere sempre meglio».