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Del Re, Raeli: “Fame, ambiente, sviluppo la battaglia si fa insieme” (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Nel silenzio dell’universo è il grido dell’uomo a dare il senso delle cose e della vita. Lo diceva il grande scrittore José Saramago e questo senso è sembrato echeggiare ieri a Bari, quando una platea di persone di ogni età ha gridato al vento incessante dell’Adriatico lo slogan «Insieme per gli Sdg!». Una voce forte, lanciata dalla Fiera del Levante, con il primo degli eventi della campagna che ha appunto per titolo «#InsiemepergliSdg». Partiamo dalla spiegazione della sigla: Sdg sta per «Sustainable Development Goals» ossia gli obiettivi di sviluppo sostenibile promossi nel settembre 2015 da più di 150 leader internazionali che si sono incontrati alle Nazioni Unite per contribuire allo sviluppo globale, promuovere il benessere umano e proteggere l’ambiente. L’«Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile» contiene infatti i 17 obiettivi che mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza e allo sviluppo sociale ed economico.

Dalle Nazioni Unite alla pratica messa in atto in questi tempi dall’Italia: la campagna va avanti e compie passi che vanno raccontati. Anche per questo è nata l’iniziativa in Fiera, attuando una collaborazione importante tra enti di altissimo livello come Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Save the Children, Fao, Commissione Europea, Nazioni Unite e Ciheam Iamb di Bari: celebrare – in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione – una serie di manifestazioni capaci di spiegare a che punto siamo, sensibilizzando i cittadini, quelli che «insieme» devono contribuire a trasformare i sogni in realtà.

Per il lancio di questi eventi sono intervenuti ieri in Fiera Emanuela Del Re, vice ministra per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children Italia, Maurizio Raeli, Direttore Ciheam di Bari, Marina Ponti, direttrice globale SDG Campaign delle Nazioni Unite, Eugenio Di Sciascio vice sindaco di Bari e Alessandro Ambrosi, presidente della Nuova Fiera del Levante e in collegamento video Marta Laurenzio, coordinatrice network Unhrd.

Con la viceministra e con il direttore del Ciheam abbiamo fatto il punto dell’Agenda: in questa intervista il racconto degli anni passati, degli obiettivi raggiunti e del futuro prossimo. Con una felice scoperta: la nave va, il grido «Insieme per gli Sdg» non è un miraggio. Anzi. 

Emanuela Del Re, quali sono gli obiettivi di Sviluppo Sostenibile peri quali oggi l’Italia e maggiormente impegnata e quali priorità ha la cooperazione italiana per il prossimo futuro?

«La risposta è una sola: tutti i fronti e tutti gli obiettivi. Perché tutti sono interconnessi e ognuno ha ricadute sugli altri. Per raggiungere l’obiettivo di un mondo più equo, dobbiamo aggredire la questione da diversi punti di vista. Faccio alcuni esempi. Prendiamo il punto 16, il fronte della giustizia: siamo un Paese che ha maggiore inclusività e anche sulla questione di genere siamo campioni in tutto il mondo. Lo dico con orgoglio: soprattutto nel campo dell’empowerment femminile. Il Sudan ha introdotto finalmente una norma contro le mutilazioni genitali femminili; la questione dell’accesso all’acqua pulita è un tema che riguarda la salute, l’ambiente, lo sviluppo. Oppure, guardando al punto 17, quello delle partnership, non posso che esprimere soddisfazione peraltro su un tema che l’Europa ha molto a cuore».

L’obiettivo «Fame Zen»: miraggio, speranza?

«Chi di noi non sogna uno spot Tv in cui invece di denunciare la fame si parli di azzeramento della fame. Tra l’altro questa realtà terribile è il contrario di ciò che viviamo nelle società opulente. È vero, l’obiettivo è lontano, purtroppo e a tutto si aggiungono le difficoltà nate con il Covid 19. Con la cooperazione allo sviluppo siamo in prima linea e devo dire che l’Italia fa molto, anche con l’agribusiness, con la lotta agli sprechi, con la creazione della “Food Coalition” insieme alla Fao. L’agire tutti insieme è un’ottima risposta, anche alle problematiche create in questo campo dalla pandemia».

Quindi il virus ha avuto ripercussioni sulla Cooperazione allo Sviluppo?

«L’imperativo che ci siamo posti è mantenere il significato e il senso profondo dell’azione con tanti progetti. Purtroppo, il Covid s’inserisce proprio nei contesti fragili e non solo in quelli. Per questo serve un ripensamento e soprattutto una grande perseveranza».

Qual è il ruolo delle regioni e degli enti locali nella cooperazione allo sviluppo e nella politica estera dell’Italia?

«Questa del ruolo locale è una domanda cruciale perché sono convinta che faccia parte del Dna Italia, delle azioni quotidiane di tutta l’Italia. Abbiamo una rete fatta da tanti enti e io considero questo sistema importantissimo, dai comuni più piccoli a quelli più grandi. Quando compio visite ufficiali in Paesi lontani e mi accorgo che sono già arrivate delegazioni di piccoli comuni, sono felice, perché l’Italia partecipa, l’Italia è questa. È un contributo che va valorizzato, tanto che va avanti anche il nostro partenariato con l’Anci».

Come mai le celebrazioni perla Giornata mondiale dell’alimentazione sono organizzate quest’anno anche in altre città d’Italia e non più solo a Roma? Quali saranno le prossime tappe?

«Partiamo da Bari che ha sempre avuto un ruolo, partiamo da una piattaforma come quella della Fiera del Levante e portiamo avanti l’idea che l’Agenda 2030 è un patrimonio di tutti. Quindi, dopo Bari, Crema, Prato, Cremona e Roma, il segnale è che continueremo secondo questa idea e continueremo a coinvolgere tutti. Senza confini perché il senso di questa campagna ”Insieme per gli SDG” è quello di coinvolgere enti e soprattutto cittadini: io credo che oggi il senso dell’essere cittadino sia proprio nella capacità di ciascuno di incidere per il resto del mondo».

La Puglia ospita le sedi di due organizzazioni internazionali: la base logistica delle Nazioni Unite di Brindisi e il Ciheam di Bari. Quali sinergie e collaborazioni vi sono tra il Ministero e queste due realtà?

«La Puglia rappresenta da questo punto di vista una vera eccellenza: dopo il Lazio, presenta il maggior numero di organizzazioni internazionali. Ci sono organismi importanti come il Ciheam che si pone come eccellenza in campo della ricerca e della formazione: persone che arrivano da ogni parte del mondo rappresentano lo sviluppo condiviso, che io considero da tempo l’unica strada possibile. Penso anche a Brindisi, da dove ad esempio è partito l’aereo di aiuti dopo l’esplosione a Beirut e che ero lì ad accogliere. Tutti fulgidi esempi di rapporti fluidi e di cooperazione».

Maurizio Raeli, in cosa consiste l’impegno del Ciheam Bari perla lotta alla fame e alla malnutrizione nel Mediterraneo?

«E’ un punto importante della nostra azione globale: promuovere lo sviluppo sostenibile dell’agricoltura o della piccola pesca, ad esempio, significa dare un ruolo fondamentale alle politiche alimentari in tutto il Mediterraneo: sostenibilità e qualità sono inoltre strade fondamentali per battere con mezzi diversi obesità e malnutrizione».

Il Ciheam di Bari è un centro per l’alta formazione, la ricerca e la cooperazione. Come si relazionano tra loro queste tre componenti?

«Formazione, ricerca e cooperazione sono tre dimensioni interconnesse: non solo perché attraverso la formazione si accede alla ricerca e attraverso la ricerca si accede alla cooperazione, ma anche perché quotidianamente noi viviamo questi progetti e formando giovani che arrivano da ogni parte del Mediterraneo e non solo, riusciamo anche a capire meglio i bisogni di quei Paesi, promuovendo azioni incisive e determinanti».

Dal 2018 il Ciheam Bari ha anche una sede distaccata a Tricase Porto. quali attività vengono portate avanti?

«Uno degli obiettivi dello sviluppo sostenibile è appunto tutelare il mare nella sua globalità. Faccio un esempio: non pescare specie che non si possono rigenerare è uno di questi punti. Ecco perché abbiamo creato attraverso la valorizzazione delle coste un programma ampio, capace di dare sviluppo sociale ed economico attraverso tante possibilità. Per i piccoli pescatori, accedere alla formazione per la trasformazione dei prodotti significa anche accedere ad un gradino superiore, elevando le conoscenze, il reddito, lo sviluppo. E questa è solo una delle tante tappe avviate e raggiunte».