Vicepresidente Tajani, che cosa pensa del Manifesto per incentivare l’afflusso di capitali in borsa di cui MF-Milano Finanza ha rivelato le finalità?
È una buona base per un confronto concreto fra il governo e le parti sociali, anche un’idea per sostenere le imprese con capitali di rischio. Pubblico e privato devono aumentare il dialogo. Le stesse Autorità (Banca d’Italia e Consob) devono vigilare, ma possono anche dare un contributo concreto all’evoluzione del sistema Paese. Servono strumenti per far crescere la patrimonializzazione delle nostre imprese, soprattutto le pmi, per avere un mercato di capitali di rischio e di venture capital più grande e più liquido. La borsa deve poter diventare sempre di più uno strumento di crescita delle pmi e dell’economia reale. Per stimolare il capitale privato servono fiducia e collaborazione. Quello della borsa è certamente uno strumento importante, una cinghia di trasmissione fondamentale tra capitale e impresa, soprattutto in questi tempi, in cui le pmi trovano difficoltà di accesso al credito.
Pensa che il governo Meloni possa recepire le richieste del mondo finanziario di incentivare la borsa?
La politica economica liberale è da sempre nel dna di Forza Italia e con la lealtà che da sempre ci contraddistingue facciamo valere le nostre idee in questo esecutivo. Siamo pronti ad ascoltare quelle degli operatori, delle aziende, dei sindacati e dei mercati. Questo «Manifesto» sembra essere frutto di esperienze e confronti sia italiani che internazionali: è qualcosa che il governo analizzerà e se possibile seguirà con grande attenzione, nell’interesse del Paese e del nostro sistema economico.
Euronext ha anche un problema di reciprocità: Amsterdam di fatto attrae e toglie grandi aziende dal listino grazie a tasse più basse e meno burocrazia. Non si può fare qualcosa a livello europeo?
Innanzitutto, l’Italia deve fare la sua parte per aumentare l’efficienza del proprio mercato dei capitali: iniziamo a capire che dobbiamo fare a casa nostra le riforme che servono all’Italia. Anche l’Europa discute questi temi e dovrebbe accelerare l’analisi sul cosiddetto listing Act. Qualche problema di funzionamento del mercato Ue dei capitali ancora c’è. Il mercato unico dei capitali, come quello bancario, dovrebbe essere una priorità. Faciliteremo le aggregazioni anche attraverso i processi di consolidamento. Vanno incentivate le quotazioni in borsa delle imprese che effettuano aumento di capitale e la creazione di nuovi e più robusti fondi Pir Alternativi chiusi.
Milano Finanza per primo e da tempo si batte per incentivare il risparmio che ancora oggi investe per il 75% su strumenti esteri: c’è una norma che si potrebbe adottare per far sì che questo immenso «petrolio di carta» investa invece nel nostro paese?
Dovremmo favorire una chiamata alle armi di tutto il sistema, con il governo regista a favore di una moral suasion che coinvolga tutti gli attori: dalle casse di previdenza alle assicurazioni e alle banche. Serve costruire e dimostrare costantemente la fiducia attraverso meccanismi di tassazione virtuosa, certezza giuridica e semplicità amministrativa. E, come ho detto, ciascun progetto presuppone fiducia che è quella che ci stiamo guadagnando sui mercati finanziari.
Da tempo occorre cambiare lo strumento dei Pir ordinari. Come bisognerebbe modificarli?
I Pir sono una buona idea e rappresentano uno strumento positivo. Tuttavia, hanno trovato criticità di realizzazione nelle pmi per appesantimenti burocratici e di costi di consulenza. Dobbiamo anche organizzare un ingresso alla borsa con costi di accesso ragionevoli, che servono ad incentivare la quotazione. Il deflusso che abbiamo avuto nei Pir deve farci riflettere. Va bene disinvestire, ma poi va incentivato un reinvestimento italiano e per fare ciò dobbiamo mettere a disposizione degli operatori una gamma di strumenti adeguati sotto ogni aspetto.
È praticabile un taglio delle tasse sui dividendi? Sarebbe un grande volano perla borsa italiana. Forza Italia è a favore di un alleggerimento virtuoso delle tasse. Abbiamo costruito una manovra economica tagliando quelle sulle fasce di popolazione più in difficoltà. Vedremo se ci saranno spazi per agire anche sui dividendi. In ogni caso siamo agli albori di una riforma fiscale destinata a cambiare in meglio molteplici aspetti del rapporto fisco-cittadini.
Altra faccia della medaglia è il debito pubblico, ormai arrivato a 3.000 miliardi di euro. Perché non intervenite con più decisione con un meccanismo di Tagliadebito come questo giornale propone da tempo?
E infatti: il debito è un nostro problema tanto serio quanto annoso. Ottimizzare le spese dello Stato è certamente una stella polare. Alla stessa stregua è importantissimo rilanciare la crescita che rende il Paese più resiliente e aumenta le entrate fiscali. Inoltre, quando l’economia va bene è più semplice fare tagli, in quanto si riduce il bisogno di intervento dello Stato. Per questo la componente export, che seguo dal mio ministero, sia rilevantissima, decisiva. In questo frangente la grande voglia di Italia e made in Italy dev’essere alla base delle scelte strategiche dei nostri imprenditori e delle agenzie governative. Altro tema: dobbiamo mettere in piedi una analisi accurata su privatizzazioni e dismissioni. Forza Italia da tempo sostiene l’urgenza e l’importanza di avviare un processo di privatizzazioni e dismissioni, per alleggerire il debito e anche per agevolare servizi più efficienti. Si può fare e dovremo farlo.
Forza Italia lavora per incentivare il mondo produttivo e la borsa: ma nel governo siete tutti d’accordo? A vedere la storia della tassa sugli extra profitti bancari parrebbe di no…
Noi siamo stati quelli che si sono impegnati per rivedere questa tassa che introduceva un concetto anomalo, quello dell’«extraprofitto ingiusto». Un concetto che fra l’altro comportava il rischio di allontanare gli investitori stranieri dall’Italia. Ma anche l’evoluzione di quel nostro dibattito interno è servita a dimostrare che il governo è disponibile a ricevere input di qualità dal mondo produttivo, finanziario e delle professioni. La vicenda della tassa sugli extraprofitti può aver avuto un esordio confuso, figlio delle tensioni innescate dalla Bce. Tuttavia, mi pare che tutti riconoscano un epilogo che è servito a rafforzare la patrimonializzazione delle banche. È stata una battaglia di Forza Italia che alla fine ha rafforzato il sistema creditizio italiano e l’immagine del Paese.
Che cosa si può fare per utilizzare al meglio 5.000 miliardi di ricchezza privata?
Gli italiani devono avere fiducia nel loro Paese. Ma siamo noi a dover «costruire» questa fiducia. «Noi» siamo il governo e la politica. Per creare questo servono governi stabili, una Pa che funzioni, un fisco equo ed una giustizia certa e veloce. E creare strumenti ed opportunità di investimento utili ai privati e all’Italia. La crescita e la stabilità dei conti sono per noi fondamentali per un’economia solida che ha un solo obiettivo: creare posti di lavoro per il benessere degli italiani.