«Bisogna passare dal cessate il fuoco a una pace vera. Sarà un processo lungo e complicato, potrebbero esserci delle incertezze, ma gli obiettivi sono chiari. Mantenimento della stabilità, governance e ricostruzione della Palestina sono i pilastri fondamentali di questo percorso».
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è a Parigi al summit sulla Palestina tra Europa e mondo arabo. Come valuta l’accordo per Gaza? Ci sono ancora punti critici?
«La valutazione è più che positiva, la fase critica sarà quella successiva al cessate il fuoco. Dobbiamo costruire la pace giorno dopo giorno, vedremo quali saranno le conseguenze interne al quadro politico in Israele e quale sarà l’applicazione pratica dell’accordo. Ma sono ottimista e credo che potremo raggiungere l’obiettivo. Potrebbe essere davvero una svolta storica, la base per un nuovo Medio Oriente, dalle straordinarie possibilità».
Che ruolo ha giocato l’Italia?
«Abbiamo sempre sostenuto il progetto americano e il governo ha approvato, sostenuto dal Parlamento, una mozione per sostenere il piano di pace».
Lei ha sempre sostenuto ‘due popoli, due Stati’…
«Il quadro definitivo, il progetto a cui lavorare può essere soltanto questo. È la scelta del governo italiano. Non sarà facile perché non ci deve essere nessuno che pensi di cancellare l’altro dalla carta geografica».
E ora l’Italia che ruolo avrà?
«Ho detto a tutti i ministri presenti a Parigi che vogliamo essere protagonisti oltre che della sicurezza, della ricostruzione».
In che modo?
«Con lo sguardo rivolto alle infrastrutture, anche con l’impegno delle nostre imprese. Poi penso alla sanità, alla scuola, alle università e alla formazione di una nuova classe dirigente palestinese. Dovremo intervenire in maniera massiccia, immediatamente per affrontare la paurosa emergenza sanitaria di cui soffre Gaza insieme alle istituzioni internazionali. Possiamo aiutare i palestinesi a mettere in piedi un sistema sanitario adeguato, potremmo coinvolgere gli ospedali italiani che abbiamo già sia in Giordania che in Egitto, in partenariato con nostri presidi sanitari italiani. È un progetto da valutare come governo».
Militari italiani a Gaza?
«Siamo pronti a inviarli, a patto che ci siano le condizioni: i nostri carabinieri sono già a Gerico e Rafah e hanno una conoscenza approfondita del territorio, stanno formando la polizia locale. Ma sarà necessaria una vera stabilizzazione, un vero accordo di pace, un coinvolgimento attivo dei Paesi arabi e una risoluzione delle Nazioni Unite».
Manovra e taglio dell’Irpef. A che punto siamo?
«Ci siamo quasi. Forza Italia ha proposto di estendere il taglio dell’aliquota dal 35 al 33% anche fino ai 60mila euro. È una misura concreta, per il ceto medio».
Nuove elezioni regionali alle porte. Soddisfatto dell’intesa sui nomi in Veneto, Puglia e Campania?
«Molto, ora dobbiamo lavorare per vincere. Puntiamo al massimo impegno per riconfermare il successo in Veneto e cercare di avanzare in Campania e Puglia. Si vota prima in Toscana».
Appunto, conquistare la Toscana… ci crede davvero?
«Dobbiamo conquistare i cuori e la fiducia dei toscani, e credo sia possibile per un semplice motivo: è cambiato qualcosa rispetto alle ultime regionali. Non c’è più il centrosinistra, ma solo una sinistra dove tre forze politiche cercano di contendersi il primato, per dimostrare chi sia più a sinistra. Riproporre il reddito di cittadinanza significa tornare all’assistenzialismo. E il no alla nuova pista dell’aeroporto di Firenze, che divide anche la sinistra, significa fermare la Toscana e la sua economia».
Forza Italia cresce. Vede più voglia di centro negli elettori?
«Quando la sinistra lascia vuoto lo spazio al centro, significa che una fetta di elettorato che votava per il centrosinistra cerca un nuovo punto di riferimento. Noi vogliamo essere questo».
I recenti risultati sembrano darle ragione…
«I sondaggi dicono che stiamo crescendo e risultati sono arrivati in Calabria e Marche. Gli elettori ci stanno premiando perché ci siamo posti come forza rassicurante: le persone chiedono un governo competente, responsabile, equilibrato. Che abbia spalle larghe sulle quali appoggiarsi. Ci rivolgiamo anche agli ex elettori socialisti e democristiani, in Toscana sono tanti. Gli elettori moderati possono guardare a noi con fiducia».
Sicurezza e Cpr in Toscana. Che soluzione propone?
«L’immigrazione va affrontata in maniera seria. I migranti regolari sono indispensabili per la nostra economia e le nostre imprese ma gli irregolari vanno fermati: non possono fare ciò che vogliono, devono essere rispediti nei paesi d’origine».
Le priorità per la Toscana?
«Sanità, famiglia e infrastrutture, come l’aeroporto di Firenze. Abbiamo dimostrato più volte di saper dare una mano alla Toscana. Quando ci fu l’alluvione di Firenze e Prato siamo andati a dare risposte. Abbiamo risolto il problema dei dazi per quei prodotti che non potevano essere più esportati negli Usa, come la finocchiona. E sulla sicurezza, grazie al lavoro col ministro Piantedosi abbiamo incrementato le forze dell’ordine alla stazione di Firenze. Cose concrete, come siamo noi».