Il nostro Paese vanta uno straordinario patrimonio culturale e naturalistico, che ci presenta agli occhi del mondo come superpotenza della bellezza e della cultura. All’enorme ricchezza di beni culturali e ambientali si aggiunge una vasta gamma di tradizioni, pratiche artigianali, espressioni artistiche e industrie culturali. Le attività legate ai programmi e alle convenzioni dell’UNESCO contribuiscono a tutelare le molteplici forme del nostro patrimonio, ma anche ad incoraggiare modalità innovative e sostenibili di gestione, fruizione e produzione creativa, sensibilizzando e coinvolgendo l’intera società.
I siti del Patrimonio mondiale dell’Umanità
La “Convenzione per la tutela del Patrimonio culturale e naturale”, adottata dall’UNESCO nel 1972, ha istituito la World Heritage List, una lista che include beni culturali e naturali dei vari paesi del mondo, riconosciuti di eccezionale interesse e di valore universale per l’intera umanità. Possono essere iscritti nella lista beni culturali, naturali, misti e paesaggi culturali; la selezione dei siti da iscrivere è effettuata annualmente dal Comitato del Patrimonio Mondiale (World Heritage Committee). La Convenzione attribuisce agli Stati membri i compiti di identificare i siti potenziali, proteggere e conservare i siti candidati e quelli già iscritti, sensibilizzare i cittadini attraverso programmi di educazione e informazione.
Ad oggi l’UNESCO ha iscritto nella World Heritage List un totale di 1248 siti (972 siti culturali, 235 naturali e 41 misti) presenti in 170 paesi Paesi del mondo. L’Italia è il paese che detiene il maggior numero di siti inclusi nella lista dei patrimoni dell’umanità: 61 siti.
Per l’Italia, di questi 61 siti 6 sono siti naturali (Isole Eolie, Monte San Giorgio, Dolomiti, Monte Etna, Antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa, Carsismo e Grotte nelle Evaporiti dell’Appennino Settentrionale) e, nell’ambito dei rimanenti 55 siti del Patrimonio Mondiale, 8 sono paesaggi culturali: Costiera Amalfitana, Portovenere, Cinque Terre e Isole (Palmaria, Tino e Tinetto), Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano, con i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di Padula, Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia, Val d’Orcia, Ville e giardini medicei in Toscana, Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, Le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
Il Patrimonio Culturale Immateriale
Dal 2007 l’Italia ha aderito alla “Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale”, adottata dall’Unesco nel 2003. La definizione di “patrimonio culturale immateriale” comprende uno straordinario insieme di tradizioni vive, usanze, conoscenze e prassi che vengono trasmesse di generazione in generazione: il linguaggio e altre espressioni e tradizioni orali, le arti performative, pratiche sociali, riti e feste, artigianato tradizionale, conoscenze e pratiche riguardanti la natura e l’universo. La conservazione di questo patrimonio è fondamentale per preservare di fronte alla globalizzazione le infinite sfumature della diversità culturale, aiutando il rispetto reciproco e il dialogo interculturale.
Ad oggi l’UNESCO ha riconosciuto come Patrimonio Immateriale 849 elementi in 157 paesi del mondo.
Gli elementi italiani iscritti nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale sono 20.
Tra di essi, 10 sono elementi nazionali:
- L’Opera dei Pupi siciliani (2008);
- Il Canto a tenore sardo (2008);
- Il Saper fare liutario di Cremona (2012);
- Le Feste delle Grandi Macchine a Spalla (La Festa dei Gigli di Nola, la Varia di Palmi, la Faradda dei Candelieri di Sassari, il trasporto della Macchina di Santa Rosa a Viterbo; 2013);
- La Vite ad alberello di Pantelleria (2014);
- L’Arte del “pizzaiuolo” napoletano (2017);
- La Perdonanza Celestiniana (2019);
- La Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali (2021);
- La pratica del canto lirico in Italia (2023);
- La cucina italiana, tra sostenibilità e diversità bioculturale (2025).
7 sono elementi transnazionali:
- La Dieta mediterranea (2013);
- La Falconeria (2016);
- L’Arte dei muretti a secco (2018);
- L’Alpinismo (2019);
- La Transumanza (2019);
- L’Arte delle perle di vetro (2020);
- L’Arte musicale dei suonatori di corno da caccia (2020);
- La tradizione dell’allevamento dei Cavalli Lipizzani (2022);
- Irrigazione tradizionale: conoscenza, tecnica e organizzazione (2023);
- L’Arte campanaria tradizionale (2024).
A questi elementi si aggiunge un elemento iscritto nel Registro delle buone pratiche di salvaguardia:
- Tocatì, un programma condiviso per la salvaguardia di giochi e sport tradizionali (2022).
Memoria del Mondo
Il Programma Memoria del Mondo è nato nel 1992, dall’esigenza di fronteggiare i gravi processi di deterioramento e le difficoltà di accesso che coinvolgono le collezioni librarie e archivistiche di molte aree del mondo, a causa di conflitti sociali o bellici, saccheggi, commercio illegale, fattori climatici, inadeguatezza dei luoghi di conservazione e scarsità delle risorse finanziarie. Il Programma è volto a promuovere la salvaguardia del patrimonio documentario attraverso le più aggiornate tecniche di conservazione e ad assicurare l’accesso universale e la consapevolezza della sua rilevanza anche attraverso l’uso di copie realizzate mediante le nuove tecnologie, nel rispetto delle legislazioni nazionali, dei diritti d’autore e di proprietà e delle diverse sensibilità culturali. Nell’ambito del programma è stato creato un Registro della Memoria del Mondo, nel quale sono iscritti beni documentari riconosciuti come di valore universale e da salvaguardare: manoscritti, volumi, collezioni di libri e documenti, ma anche di immagini, registrazioni e filmati.
Nel Registro sono inclusi 13 beni italiani. 9 di essi sono nazionali:
- Biblioteca Malatestiana di Cesena (2005);
- Archivio Storico Diocesano di Lucca (2011);
- Archivio storico dell’Istituto LUCE (2013);
- Codice Purpureo di Rossano Calabro (2015);
- Collezione dei calendari lunari di Barbanera (2015);
- Archivio Processuale del Disastro della Diga del Vajont (2023);
- Fondo Apodissario degli Antichi Banchi Pubblici Napoletani (1573-1809) (2023);
- Archivio Luigi Sturzo (1890-1959) (2025);
- Architetture reali e scavi archeologici nell’Archivio di Stato di Napoli (1792-1955) (2025).
4 sono elementi transnazionali:
- la Collezione della Biblioteca Corviniana (2005);
- l’Opera di Frate Bernardino de Sahagun (1499-1590) (2015);
- Antonio Carlos Gomes (2017);
- Manoscritto della Vita Sanctorum Marini et Leonis (2025).
Città Creative
La Rete delle Città Creative dell’Unesco è stata creata nel 2004 per promuovere la cooperazione internazionale tra le città che hanno identificato la creatività e l’industria culturale come elemento strategico per lo sviluppo urbano sostenibile. La rete annovera attualmente 295 città in paesi di tutto il mondo ed è divisa in sette settori creativi: Musica, Letteratura, Artigianato e Arte Popolare, Design, Media Arts, Gastronomia, Cinema.
Le Città Creative si impegnano a sviluppare partenariati con soggetti pubblici e privati, condividere le buone pratiche e collaborare attivamente con gli altri membri della rete per raggiungere alcuni obiettivi comuni: rafforzare l’offerta di attività, prodotti e servizi culturali; sviluppare centri di creatività innovativi e ampliare le opportunità per i professionisti di settore; accrescere la partecipazione alla vita culturale, in particolare per i soggetti e gruppi più vulnerabili e marginalizzati; integrare pienamente la cultura e la creatività nei piani di sviluppo sostenibile. In forza di tutto ciò, le Città Creative forniscono anche un contributo fondamentale al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda ONU 2030.
Le città italiane attualmente iscritte nella rete delle Città creative sono 16:
- Bologna (musica, 2006);
- Fabriano (artigianato e arte popolare, 2013);
- Roma (cinema, 2015);
- Parma (gastronomia, 2015);
- Torino (design, 2016);
- Milano (letteratura, 2017);
- Pesaro (musica, 2017);
- Carrara (artigianato e arte popolare, 2017);
- Alba (gastronomia, 2017);
- Biella (artigianato, 2019);
- Bergamo (gastronomia, 2019);
- Como (artigianato e arte popolare, 2021);
- Modena (media arts, 2021);
- Bolzano (musica, 2023);
- La Spezia (design, 2025);
- Faenza artigianato e arte popolare, 2025).
Learning Cities
In un mondo in rapida evoluzione, “imparare per tutta la vita”, acquisire nuove conoscenze, abilità e attitudini consente un migliore adattamento ai cambiamenti sociali e ambientali. In base a tale presupposto l’UNESCO ha istituito nel 2015 la Global network of Learning Cities, una rete di comunità e città che si adoperano per promuovere l’apprendimento permanente, sostenendo l’istruzione dalla scuola di base agli studi universitari e rivitalizzando l’apprendimento nelle famiglie, nelle comunità e nei luoghi di lavoro, anche attraverso l’uso delle nuove tecnologie. Per incoraggiare e premiare le città che raggiungono risultati eccezionali nella realizzazione di tali obiettivi è stato istituito l’UNESCO Learning City Award.
Le città italiane incluse nella rete sono 7:
- Torino (2016);
- Fermo (2018);
- Palermo (2019);
- Lucca (2020);
- Trieste (2020);
- Reggio Calabria (2022);
- Brescia (2025);
- Cividale del Friuli (2025).
Cattedre UNESCO e UNITWIN
Il Programma UNITWIN/UNESCO Chairs, lanciato nel 1992, promuove la collaborazione internazionale tra università di tutto il mondo, che, attraverso la rete, condividono risorse umane e materiali per affrontare insieme le sfide più urgenti e contribuire allo sviluppo della società. Mettendo a disposizione esperti e mediatori tra il mondo accademico e la società civile, la Rete delle Cattedre contribuisce a informare i decisori politici, elabora iniziative didattiche e progetti di ricerca innovativi, arricchisce i programmi universitari già esistenti e si impegna nel promuovere e tutelare la diversità culturale. Una Cattedra UNESCO viene istituita per un periodo di quattro anni tramite un accordo sottoscritto dal Direttore Generale dell’UNESCO e dal Rettore dell’università o dell’istituto di ricerca. Università e istituti di ricerca distribuiti in vari paesi possono inoltre mettersi in rete, in numero da 3 a 10, e stabilire un partenariato con l’UNESCO attraverso il Programma UNITWIN Cooperation. Sia le Cattedre che i Programmi di cooperazione UNITWIN vengono attivati nelle aree di competenza dell’UNESCO: educazione, scienze naturali e sociali, cultura e comunicazione. Attualmente sono attivi 1000 Cattedre e 45 Programmi UNITWIN in 125 paesi.
In Italia sono presenti 43 cattedre UNESCO e una Rete UNITWIN, relative a molteplici settori, tra i quali: biotecnologie, diritti umani, sviluppo umano, cultura della pace, cooperazione internazionale, sviluppo sostenibile, bioetica, inclusione dei migranti, risorse naturali, prevenzione e gestione dei rischi ambientali, alimentazione, salute, educazione, patrimonio culturale immateriale, paesaggio, patrimonio culturale e governo del territorio, pianificazione urbana e salute.
Scuole Associate all’UNESCO
La Rete delle Scuole Associate all’UNESCO (UNESCO Associated Schools Network, ASPnet) riunisce scuole di ogni ordine e grado di tutto il mondo, sia statali che paritarie, aventi il comune obiettivo di rafforzare l’educazione dei giovani alla pace, al dialogo interculturale, al rispetto dei diritti umani e allo sviluppo sostenibile. Le scuole associate, circa 11500 in 180 paesi, si adoperano per integrare nei propri piani di studio e nelle proprie attività i principi fondamentali dell’UNESCO, promuovendo metodi di insegnamento innovativi, approcci partecipativi di apprendimento, costruzione di capacità, scambi di conoscenze, esperienze e buone pratiche con scuole, individui, comunità, decisori politici e con l’intera società. La Rete mira a rendere gli studenti capaci di affrontare le sfide presenti e future in modo costruttivo e creativo, per creare società sostenibili e resilienti, nelle quali i cittadini siano capaci di prendere decisioni informate e responsabili. L’UNESCO ha pubblicato un manuale per aiutare gli insegnanti ad affrontare in modo adeguato il tema dello sviluppo sostenibile, “Education for Sustainable Development Goals-Learning Objectives”, e una Guida per i Membri della Rete delle Scuole Associate.
Riserve della Biosfera
Il Programma “L’Uomo e la Biosfera” (Man and the Biosphere, MAB), avviato nel 1971, è un programma scientifico intergovernativo volto a promuovere un rapporto equilibrato tra l’uomo e l’ambiente, combinando la tutela degli ecosistemi e della biodiversità con l’adozione di strategie di sviluppo economico che siano sostenibili dal punto di vista ambientale ed efficaci dal punto di vista sociale e culturale. Il cardine del programma è rappresentato dalla rete delle Riserve della Biosfera, che comprendono ecosistemi terrestri, marini/costieri o una combinazione degli stessi. Attraverso attività di cooperazione e ricerca interdisciplinare, le Riserve sperimentano nuove forme di interazione tra ecosistemi e società, fornendo modelli innovativi ed efficaci di sviluppo sostenibile.
Attualmente la Rete include 784 Riserve della Biosfera (incluse 25 transfrontaliere) in 142 paesi. In Italia sono presenti 21 Riserve: le ultime ad aver ottenuto il riconoscimento sono la Riserva dei Colli Euganei (2024) e la Riserva transfrontaliera delle Alpi Giulie (2024), nata dalla fusione di due Riserve MAB, una slovena e italiana, designate rispettivamente nel 2003 e nel 2019.
Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Geoparchi
La rete mondiale dei Geoparchi è stata costituita nel 2004 da 17 geoparchi europei e 8 cinesi, per promuovere lo scambio di buone pratiche e lo sviluppo di progetti in comune tra aree riconosciute di rilevanza internazionale per il loro patrimonio geologico.
Nel 2015 l’UNESCO ha lanciato la nuova iniziativa UNESCO Global Geoparks (Global Geoparks Network, GGN), volta a promuovere la gestione dei Geoparchi secondo un concetto olistico di protezione, educazione e sviluppo sostenibile. Nei Geoparchi UNESCO la tutela della geo-diversità si combina con strategie di sviluppo sostenibile e con l’impegno a coinvolgere le comunità locali, sensibilizzandole al rispetto dell’ambiente, all’uso equilibrato delle risorse e alla valorizzazione dei legami tra il patrimonio geologico e le altre forme di patrimonio naturale e culturale.
Attualmente la Rete include 229 Geoparchi in 50 paesi del mondo.
In Italia sono presenti 12 Geoparchi mondiali, dei quali 9 iscritti nel 2015, quando l’iniziativa UNESCO Global Geoparks è stata lanciata, ma già presenti nella Rete Mondiale:
- Rocca di Cerere (2008);
- Madonie (2004);
- Beigua (2005);
- Adamello Brenta (2008);
- Cilento, Vallo di Diano e Alburni (2010);
- Parco minerario toscano (2010);
- Alpi Apuane (2011);
- Sesia-Val Grande (2013);
- Pollino (2015);
- Aspromonte (2021);
- Majella (2021);
- Alta Murgia (2024).