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La concia keniana tra limiti e opportunità

La concia keniana tra limiti e opportunità
La concia keniana tra limiti e opportunità

L’industria della pelle keniana, seppur bisognosa di efficientamenti, è tra quelle in Africa con un maggior potenziale di crescita grazie a una combinazione unica di risorse naturali, vantaggi competitivi e impegno istituzionale.

Il Paese dell’Africa orientale può infatti contare su un’ampia disponibilità di materie prime. Secondo il Kenya Leather Development Council e i dati UN Comtrade rielaborati in un rapporto sul settore, con oltre 80 milioni di capi di bestiame, il Kenya è dodicesimo per capi di bestiame al mondo. Un numero che offre una solida base per la produzione di pelli grezze e semilavorate: 5 milioni ogni anno. Di queste pelli, però, solo una minima parte (1,2 milioni) viene effettivamente lavorata nelle concerie a causa di cattive pratiche di macellazione e conservazione – tagli da scuoiatura e salatura inadeguata.

L’ecosistema industriale è in fase di consolidamento con 13 concerie e 22 produttori di calzature e accessori in pelle operativi, oltre a più di 400 PMI attive nella lavorazione. Secondo i dati, le concerie lavorano però solamente al 21% della loro capacità installata, sintomo che servono investimenti in tecnologie, efficienza energetica e ambientale.

L’industria conciaria può comunque già contare su alcune infrastrutture dedicate: il Kenya Leather Industrial Park (KLIP) è in via di completamento e, seppur con varie criticità, comprenderà un cluster industriale integrato, che offrirà un impianto di trattamento delle acque reflue da 10 milioni di litri al giorno, magazzini, servizi logistici e incentivi fiscali per attrarre investimenti.

I costi di produzione per pelle finita e calzature in pelle sono competitivi rispetto ai principali esportatori mondiali come India, Vietnam e Brasile, e il Paese beneficia anche di accordi commerciali favorevoli con l’UE, il Regno Unito, gli Emirati Arabi Uniti e gli Stati Uniti (per il momento), nonché con varie Organizzazioni regionali africane. Le esportazioni keniote nel settore valgono 19 milioni di dollari (59° posto mondiale, 2022), mentre il mercato interno è debole: il 70% delle calzature in pelle vendute in Kenya è importato, per un valore superiore a 22 milioni di dollari l’anno.

Il settore della pelle è una priorità strategica per il Governo del Kenya, che ha avviato riforme normative, programmi di modernizzazione e incentivi per attrarre investimenti locali e internazionali. Il Paese è forte di un capitale umano giovane e formabile: circa il 70% della popolazione ha meno di 35 anni, con un buon tasso di alfabetizzazione, diffusa conoscenza della lingua inglese e un’offerta in crescita di programmi di formazione tecnica. La concia impiega circa 65.000 persone, ma nello scenario di sviluppo accelerato potrebbe arrivare a 250.000 posti di lavoro entro il 2040.

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