Oggi, il sottosegretario Staffan de Mistura sarà in Puglia per incontrare le famiglie di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i marò arrestati in India con l’accusa di duplice omicidio. «Dirò loro – dice de Mistura – quanto siano uniti e dignitosi i loro figli e di quanto siano fieri di essere marò». Rientrato tre giorni fa dal Kerala, lo Stato meridionale dell’India davanti alle cui coste la sera del 15 febbraio avvenne il presunto incidente tra la petroliera Lexie e un peschereccio indiano, de Mistura si dice «non arrabbiato ma preoccupato sì» anche se – ammette – «poteva andare molto peggio, i due marò hanno rischiato un processo per direttissima».
Oggi in Kerala si terranno le elezioni che avrebbero contribuito ad allungare i tempi dell’indagine. Cosa accadrà domani?
«Non aspettiamoci miracoli. Sarebbe troppo apparente dire, a urne appena chiuse, che tutto è finito».
Perché questo trattamento verso l’Italia?
«Non ce l’hanno con noi in particolare però abbiamo a che fare con un India che ha una voglia sconfinata di far prevalere la sua autorità. Basti pensare alla recente risposta (sprezzante e negativa n.d.r) data agli Usa che invitavano New Delhi a non acquistare petrolio dall’Iran».
Ci siamo sorpresi perché non abbiamo capito bene la nuova India?
«In qualche misura è vero. Politicamente l’abbiamo sottovalutata. Siamo rimasti sorpresi come è stato per il caso Battisti in Brasile. Una volta, probabilmente, le cose sarebbero andate diversamente, ora i ruoli sono cambiati. Dobbiamo vedere il mondo con occhi nuovi».
Latorre e Girone le hanno giurato di non aver sparato ad altezza d’uomo, quella sera quando pensarono di essere sotto attacco di piati?
«No, non me l’hanno giurato. Mi hanno detto cosa è accaduto».
II suo compito è di, come lei ripete da giorni, «non mollare». Ma a cosa si aggrappa per sperare di riportare a casa i due marò?
«La prova balistica sarà determinante ma al di là di questa c’è la certezza che la Lexie fosse in acque internazionali e se l’India vorrà far prevalere la propria giurisdizione sarebbe grave e si verrebbe a creare un precedente (sulle missioni militari all’estero n.d.r.) davvero inquietante e dagli sviluppi inimmaginabili».
Ha fatto scalpore, il giorno in cui volevano mettere in cella i due marò, la sua determinata opposizione. Il giorno in cui Latorre e Girone sono stati prelevati dalla Lexie ci si è opposti in maniera altrettanto determinata?
«Non lo so. Dovevo ancora arrivare. Però sappiamo che si è trattato di un’azione coercitiva».