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Tajani: «A Kiev l’Italia c’era. Stiamo già lavorando per la ricostruzione del Paese» (Corriere della Sera)

Tajani A Kiev l’Italia c’era. Stiamo già lavorando per la ricostruzione del Paese Corriere della Sera
Tajani A Kiev l'Italia c'era. Stiamo già lavorando per la ricostruzione del Paese Corriere della Sera

Il ministro degli Esteri: «Oggi nuovo vertice europeo a cinque»

Zelensky è pronto a incontrare Putin giovedì in Turchia. Lo zar vuole davvero la pace, ministro Antonio Tajani?

«Che Putin e Zelensky siano pronti a incontrarsi è un passo avanti decisivo, dobbiamo favorirlo in ogni modo. Ma le trattative si fanno con un cessate il fuoco che non può essere di tre giorni. Serve una vera tregua. Se confermato, questo è il primo passo nella direzione di un negoziato e di un obiettivo a cui lavoriamo da mesi, una pace giusta e duratura per l’Ucraina e per l’Europa. Aggiungo che in queste ore vedo segnali di un primo accordo fra Usa e Cina sulla questione dei dazi. Trump conferma di essere in una modalità negoziale che sembra portare i primi risultati».

Non pensa che a Kiev la premier doveva esserci?

«Giorgia Meloni si è collegata in video conferenza, quindi c’era. Quel che conta è la presenza nella sostanza. L’Italia, il governo, la presidente in prima persona sono presenti in ogni aspetto della trattativa».

Non ha ragione l’opposizione quando vi accusa di arrecare un «danno all’Italia» e descrive un Paese isolato, ai margini dell’Europa?

«No. Noi stiamo organizzando la grande conferenza internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina, in programma a Roma il 10 e 11 luglio. Domani (oggi, ndr) sarò a Verona per la terza e ultima tappa di preparazione dell’evento, con 450 tra imprenditori delle piccole e medie imprese e rappresentanti degli enti locali».

I leader di Francia, Germania, Gran Bretagna e Polonia hanno portato fisicamente il loro sostegno a Zelensky e hanno fatto un vertice in video con Trump. Non è sostanza? E non sbaglia chi sostiene che le foto simboliche non contano?

«Le opposizioni ci dicono che parliamo troppo con Trump e poi che non parliamo abbastanza con Trump. L’Italia è tornata protagonista in politica estera, la nostra credibilità a livello europeo e internazionale è alta. Il risultato di Forza Italia al congresso del Ppe è emblematico della considerazione di cui gode il governo. E siamo stati parte anche nella mediazione che ha consentito di ricucire il dialogo tra India a Pakistan».

Torniamo a Kiev. Lei dice spesso che, al di là del rapporto speciale tra Meloni e Trump, l’Italia «deve restare saldamente ancorata alla Ue». Conferma?

«Certo. A Kiev l’Italia c’era e in Europa l’Italia c’è».

Nel giugno del 2022 su quello storico treno per Kiev c’erano Draghi, Macron e Scholz, mentre sabato al posto di Meloni sedeva Starmer. Ed è saggio farsi sostituire dalla Polonia nel vagone di testa della Ue?

«La Polonia è un grande Paese. E lo è l’Italia. Prova ne sia la riunione di domattina (oggi, ndr) a Londra con i vertici della Ue, tra i ministri degli Esteri di Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito. II gruppo Weimar discuterà degli scenari di crisi e farà il punto sugli sforzi per il cessate il fuoco tra Mosca e Kiev».

È una riunione importante, ma non è un vertice tra i leader…

«Premier o ministri non fa differenza, la sostanza è che noi contribuiamo. II sostegno italiano all’Ucraina ammonta a circa 2,5 miliardi, al netto degli aiuti militari e dei contributi europei».

Puntate sull’asse con il cancelliere tedesco Merz per contenere l’iniziativa del presidente francese Macron?

«L’Italia non vuole giocare con gli “assi”, è già parte integrante dei Paesi di testa della Ue. Siamo la seconda manifattura europea e la quinta potenza commerciale mondiale. Contano i fatti. L’Italia ha il governo più stabile dell’Europa e andrà avanti fino a fine legislatura. Con la Cdu-Csu e Merz ci sono ottimi rapporti».

La strategia dei «volenterosi» è fallita?

«Noi stiamo dalla parte dell’Ucraina, però riteniamo che inviare truppe dei Paesi Nato al confine con la Russia non sia il modo migliore per garantire la sicurezza dopo la pace. Per noi è meglio avere una zona cuscinetto con una presenza dell’Onu».

II governo è silente sul massacro israeliano a Gaza.

«Dov’è il silenzio? Se parlo io, che sono vicepremier e ministro degli Esteri, parla il governo. Ma poi non ne ha parlato la stessa presidente del Consiglio? Non ha detto che condividiamo la proposta dei Paesi arabi per la ricostruzione di Gaza? Il che significa confermare che siamo preoccupati per la popolazione civile palestinese. Siamo l’unico governo europeo che ha messo in piedi un piano di aiuti alimentari e sanitari, “Food for Gaza”. Vogliamo il cessate il fuoco, vogliamo la liberazione degli ostaggi, ci riconosciamo nella posizione incontrovertibile di papa Leone XIV».

In politica estera restate divisi. A Strasburgo sul voto di condanna a Israele c’erano FdI e Lega da una parte e FI dall’altra. Nessun imbarazzo?

«Facciamo parte di tre famiglie politiche diverse e a volte in Europa votiamo in modo diverso. Non siamo un partito unico. Forza Italia è fortemente europeista, siamo convintamente parte del Ppe». Marina Berlusconi ha criticato le scelte di Trump e la ministra Daniela Santanchè ha parlato di «intervento a gamba tesa». Lei cosa ne pensa?

«Marina Berlusconi ha manifestato la preoccupazione di tutti gli imprenditori del mondo per la guerra commerciale dei dazi, che se andasse avanti provocherebbe danni enormi all’economia, anche a quella americana. Ha detto in sostanza quel che Silvio Berlusconi diceva a me, e cioè che lui era diverso da Donald Trump. Se Daniela Santanchè è libera di dire quel che vuole, lo è anche Marina. E la ringrazio per le parole lusinghiere nei miei confronti e verso Forza Italia. Tante chiacchiere e bugie hanno le gambe corte».

  • Autore: Monica Guerzoni
  • Testata: Corriere della Sera

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