Questo sito utilizza cookies tecnici (necessari) e analitici.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookies.

Antonio Tajani: “Manovra per la crescita grazie a Forza Italia” (Quotidiano Nazionale)

«Quello che è successo nei giorni scorsi è assolutamente fisiologico. Non c’è manovra che non abbia visto fibrillazioni e polemiche anche nella maggioranza. C’è stata, nel caso specifico, qualche incomprensione nella Lega, ma tutto si è risolto con un ritardo minimo. E, al dunque, ciò che conta è l’aver condotto in porto una legge di Bilancio equilibrata, seria, che garantisce, con il taglio dell’Irpef, riduzioni fiscali al ceto medio e sostegni alle imprese, assicurando la tenuta dei conti pubblici».

Antonio Tajani, leader di Forza Italia, vicepremier e Ministro degli Esteri, riconduce al minimo sindacale le contese dentro il Carroccio e con il ministro Giancarlo Giorgetti, sottolinea il ruolo di mediazione complessiva del suo partito e guarda già al traguardo dell’uscita dell’Italia dalla procedura di infrazione: «Mi auguro che sia prossima».

La manovra, insomma, va verso l’approvazione: con quali risultati?

«È una manovra che va nella giusta direzione, perché punta aiutare il ceto medio, con la riduzione dell’aliquota dal 35 al 33 per cento, a ridurre la pressione tributaria sulle imprese, con l’iper-ammortamento, a favorire gli aumenti contrattuali con la detassazione per i lavoratori che hanno stipendi più bassi. Per non parlare degli investimenti crescenti nella sanità. E in questo quadro voglio sottolineare anche la determinazione del Ministro Paolo Zangrillo che, nonostante l’ostruzionismo della Cgil, è riuscito a ottenere il rinnovo di tantissimi contratti del pubblico impiego, a cominciare da quello di medici e infermieri».

Che ruolo ha svolto Forza Italia nell’affrontare i nodi più avviluppati della legge di Bilancio?

«Rivendico il ruolo prezioso di una forza che è stata sempre fattore di equilibrio, anche nel dibattito interno al centrodestra. Abbiamo evitato nuove tasse sulla casa, impedendo l’aumento dell’aliquota per gli affitti brevi. Siamo intervenuti anche per dare un segnale alle forze dell’ordine. Siamo riusciti a evitare che vi fosse accanimento sulle imprese con la nuova tassazione sui dividendi, non solo per le grandi ma anche per le piccole».

Anche sulle banche si è trovato un equilibrio?

«Sì, perché siamo stati la forza che più di ogni altra si è impegnata perché ci fosse dialogo tra le parti, senza imposizioni, che spaventassero i mercati e apparissero come un accanimento nei confronti degli istituti di credito, anche a tutela delle piccole banche».

C’è chi osserva che alla fine siamo di fronte a una manovra non espansiva, per non dire di austerità. Quanto è contata la volontà di arrivare quanto prima all’uscita dalla procedura di infrazione?

«Uscire dalla procedura d’infrazione significa garantire al Paese una credibilità che favorisce gli investimenti e la crescita, che spinge comunque l’azione economica del governo facendo risparmiare, anche per il giudizio sempre più favorevole delle agenzie di rating, miliardi di interessi sul debito. Tutto questo è nell’interesse degli italiani e io mi auguro che il traguardo indicato sia raggiunto molto presto».

Passando al suo ruolo di Ministro degli Esteri, quale funzione stiamo svolgendo come Italia, tra Europa, Usa e Russia?

«L’Italia è stata protagonista nelle recenti scelte, equilibrate e di buonsenso, sia per quanto riguarda gli aiuti all’Ucraina sia per quanto riguarda il Mercosur. Sul primo fronte abbiamo sempre detto di avere forti dubbi sulla base giuridica per l’utilizzo dei beni russi congelati. Invece, puntando sulla scelta del debito europeo, sugli Eurobond, abbiamo fatto con grande forza una scelta davvero europeista. E abbiamo impedito che gli Stati fossero poi costretti a pagare in caso di contenzioso con la Russia, senza per questo venire meno agli impegni di sostegno all’Ucraina».

E sul Mercosur?

«Siamo convinti di dover firmare il trattato perché è utile per il nostro Paese avere un altro mercato dove poter lavorare meglio, ma lo dobbiamo fare garantendo anche il mondo agricolo. E in questo quadro voglio sottolineare come il nostro export, nonostante i dazi, vada a gonfie vele: siamo tornati a essere la quarta potenza commerciale mondiale».

Tornando al conflitto russo-ucraino, invece, come valuta la riapertura del dialogo tra Putin e Macron?

«Va certamente bene riaprire un canale di comunicazione, ma il canale deve essere europeo: non può essere solo di un solo Paese. La cosa rilevante è che Putin torni a parlare con l’intera Europa».

Che cosa può fare l’Italia in questa direzione?

«Dobbiamo lavorare tutti per la pace, che è l’obiettivo primario. In questo senso, per capirci, la premessa è che noi non siamo mai stati in questi anni in guerra con la Russia. L’Italia è sempre stato il Paese che ha distinto in maniera netta tra gli aiuti all’Ucraina, per impedire che l’Ucraina venisse sconfitta, e la guerra con la Russia. Noi abbiamo solo aiutato l’Ucraina a difendersi, che è un’altra cosa rispetto a fare la guerra alla Russia».

E, dunque, come possiamo agire oggi per la pace?

«Noi abbiamo sempre sostenuto anche gli sforzi americani. E, dunque, ogni iniziativa che porti alla pace deve essere vista in maniera molto positiva: sempre con le garanzie di sicurezza per l’Ucraina, con una sorta di articolo 5-bis sul modello Nato, a partecipazione anche Usa. A questo punto tocca alla Russia decidere se vuole sedersi al tavolo e affrontare anche con gli europei la trattativa, perché l’Europa non può non essere protagonista di una trattativa di pace tanto più che dal cessate il fuoco e dalla pace dipendono le sanzioni e la nostra sicurezza».

Tutto questo continuando a aiutare l’Ucraina? Per il prossimo decreto-legge la Lega, però, punta i piedi sulle forniture militari. Come se ne esce questa volta?

«Ma certo che si approverà anche questo decreto. Bisogna sempre trovare il giusto equilibrio. lo sono favorevole a che gli aiuti siano prevalentemente di natura civile, che significa aiutare la popolazione anche a resistere di fronte al Generale inverno. Teniamo conto che sono state distrutte dalla Russia molte centrali che producono energia e noi dobbiamo contribuire a ricostruire la rete elettrica: la resistenza nei confronti dell’invasione russa è anche la resistenza del popolo ucraino».

Ma ci sarà anche un nuovo invio di armamenti?

«lo mi auguro che non serva più inviare nessun armamento se si arriva alla pace. Ma, se sarà necessario, ci saranno anche gli invii di materiali militari. E mi pare che la Lega non si sia tirata indietro nei voti, perché non bisogna confondere le legittime posizioni di un partito con l’impedire l’approvazione di un decreto ritenuto necessario dal governo».

  • Autore: Raffaele Marmo
  • Testata: Quotidiano Nazionale

Ti potrebbe interessare anche..