(fa fede solo il discorso effettivamente pronunciato)
Per chiunque abbia seguito l’evoluzione della diplomazia italiana negli ultimi decenni, la pubblicazione di questa “Guida per gli operatori economici italiani nella Federazione Russa” è una specie di punto di arrivo simbolico. Qualcuno si ricorderà, infatti, le polemiche dell’epoca sulla richiesta che gli ambasciatori – si trattava proprio di Mosca – si occupassero di promuovere le relazioni economiche. Oggi questo problema non esiste più. Ma viene comunque evocato nella prefazione dell’Ambasciatore Zanardi Landi, quando spiega che non si tratta di archiviare la figura del diplomatico puramente “politico” per fargli indossare i panni del commesso viaggiatore, quanto di contemperare due aspetti altrettanto importanti della diplomazia moderna. Investimenti e scambi commerciali possono difficilmente prescindere da una solida rete di relazioni, dalla padronanza dei meccanismi istituzionali, dalla capacità di capire le forze profonde che muovono la società: diplomazia tradizionale e diplomazia economica devono insomma combinarsi.
E la diplomazia deve essere pensata in appoggio alla proiezione esterna, anche economica del paese.
La Guida è stata curata dall’Ambasciata d’Italia a Mosca (saluto Antonio Zanardi Landi) in cooperazione con l’Ice, la Camera di commercio Italo-Russa, Promos, alcune banche italiane e altri enti ancora. Il risultato è certamente voluminoso – lo dico scherzando. Ma soprattutto è un modus operandi importante. L’ho sfogliata – non sarei credibile se dicessi che l’ho letta – e sono rimasta impressionata dal livello di dettaglio, dalla meticolosità e dall’ampiezza della trattazione. C’è veramente tutto ciò che può essere utile: l’analisi macroeconomica, le tematiche legate all’ingresso nell’OMC, le Zone Speciali, la descrizione del sistema finanziario, le questioni fiscali, il sistema legale, gli enti italiani al servizio dell’internazionalizzazione, fino alle opportunità di investimento regione per regione. Un manuale completo insomma, ponderosamente completo, che sarà certamente di grande utilità per le imprese grandi, piccole e medie che vorranno tentare la sorte nel vasto mercato russo.
La Guida mette infatti a disposizione degli imprenditori italiani uno strumento importante per affrontare e superare le barriere all’ingresso in questo paese, costituite da una legislazione molto diversa dalla nostra, da prassi doganali complesse, dalla difficoltà di disporre di informazioni semplici e chiare in merito alla grande varietà degli incentivi agli investimenti esteri offerti dalle 83 entità territoriali che costituiscono la Federazione russa. Tutto questo prodotto in uno spirito di rete, con lo scopo di affrontare in maniera coordinata i problemi che si presentano agli operatori italiani in un paese grande, difficile e ricco di potenzialità. In breve: è un’ottima dimostrazione del ruolo possibile della Farnesina a sostegno delle imprese italiane all’estero.
Ho trovato particolarmente interessanti i capitoli relativi a come investire in Russia (guida fiscale e legale 2012) e la parte sugli enti territoriali.
Come scrive nella sua Introduzione il Ministro Terzi, per l’impresa italiana la strada dell’internazionalizzazione è obbligata. In una situazione di depressione della domanda interna, la capacità di proiettarsi e di stare sui mercati esterni diventa essenziale. L’Italia, con la Russia, parte da posizioni di grande rilievo. Siamo già, con 46 miliardi di dollari di interscambio, il secondo esportatore in Russia. Importanti gruppi, come noto, hanno realizzato o stanno realizzando investimenti: Enel, Eni, Fiat, Finmec, Indesit, Pirelli, Unicredit etc. La complementarietà fra le due economie, lo ricorda invece il Ministro Passera, è molto elevata (l’Italia esporta manufatti, importa materie prime). D’altra parte, il mercato russo dive diventare un punto di riferimento obbligato anche per le piccole e medie imprese. Una volta superate le difficoltà iniziali (che la Guida aiuta a superare), chi ha puntato su questo mercato con approccio di lungo periodo ha in effetti sempre avuto ragione. Ulteriori incentivi verranno dall’ingresso della Russia nel WTO. Mentre è ancora da valutare quale potrà essere l’impatto dell’unione doganale fra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. In teoria, è un mercato più vasto. Di fatto, è indispensabile che resti aperto.
L’economia russa ha punti di forza conosciuti e punti di fragilità che lo sono altrettanto. Il risultato, per ora, è che la capacità di soddisfare la domanda interna da parte dell’industria nazionale non raggiunge ancora la soglia del 50%. Paradossalmente, i nostri spazi aumentano, perché tutto il settore delle macchine utensibili, delle tecnologie energetiche etc, continua a dipendere dall’estero. Esiste quindi uno sbocco naturale per l’esportazione dell’industria italiana. Tanto più in una fase in cui la classe media sta aumentando. Parliamo, guardando ai dati ufficiali di fonte russa, di circa 35 milioni di persone.
Detto tutto ciò, esistono due variabili politiche che mi sembrano essenziali anche per il futuro delle relazioni economiche e bilaterali.
La prima variabile, naturalmente, è l’evoluzione interna della Russia con il nuovo mandato presidenziale di Vladimir Putin. La Guida non ne parla ma sarà importante seguire questa traiettoria in una fase in cui la politica interna appare più complicata e più competitiva di prima.
La politica economica è parte del dibattito politico interno e in qualche modo ne riflette la fluidità. Almeno come posizione di partenza, Vladimir Putin sembra più orientato sulla fornitura di servizi pubblici alla popolazione e meno interessato di quanto non fosse Medvedev all’innovazione. Per ora la Russia può certamente permetterselo, visti i prezzi del petrolio. Ma dovrà ad un certo punto assumere anche provvedimenti impopolari: ad esempio la riforma dell’età pensionistica o l’aumento del prezzo del gas, per cui Gazprom insiste da tempo.
Non è chiaro, inoltre, quali saranno tempi e modalità del programma di privatizzazioni. Negli anni passati, l’eccesso del ruolo dello Stato nell’economia era stato discusso; le promesse della campagna elettorale non sono andate nello stesso senso.
Esiste insomma un dibattito non ancora risolto fra due visioni della modernizzazione della Russia, il cui esito sarà molto importante per il futuro della Russia e della sua economia.
A livello bilaterale, come noto, abbiamo lanciato un partenariato per la modernizzazione (nel dicembre 2010). Si tratta ora di potenziarlo e di combinarlo con l’attesa visita del Premier in Russia e l’atteso vertice bilaterale.
La seconda variabile riguarda la collocazione della Russia fra Europa, Usa e Asia. Non è facilissimo leggere dove si collochi la Russia. Mosca ha chiaramente la tendenza a ricreare una propria zona di influenza nel vicino estero. L’unione euro-asiatica ne è una delle espressioni. Come dicevo prima, si tratta di verificare se l’Unione doganale con Bielorussia e Kazakhstan prefiguri un sistema aperto (un mercato unico di 170 milioni di persone), o chiuso.
In generale, e come risultato sia della crisi finanziaria che della controversia sul sistema di difesa antimissile, la Russia tende a un gioco più libero verso gli Usa. Ma è anche avvertibile – e qui pesa la crisi del debito sovrano nel Vecchio Continente – una minore propensione verso l’Ue nel suo complesso. Conta la relazione con Berlino. Conta l’Italia. Ha minore potere di attrazione l’Europa nel suo complesso, mentre Mosca guarda ai Brics (come dimostra la riunione di New Dehli e alla SCO. La Russia si sta allontanando dall’Occidente, come scriveva Dmitri Trenin già nel 2006 su Foreign Affairs? Solo in parte, ed è una tendenza che un paese come il nostro ha tutto l’interesse ad evitare.
Non scordiamo mai il dato di fondo: esiste comunque, fra Europa e Russia, un forte grado di interdipendenza.
La realtà, io credo, è che l’Europa non è ancora riuscita a definire un politica unitaria verso la Russia. Ugualmente, la Russia non è mai riuscita a perseguire con concretezza un patto per la modernizzazione con il vecchio Continente. Sono decenni che parliamo, abbastanza genericamente, di un grande spazio economico da Lisbona a Vladivostok. Sarà lo spazio del futuro, ma solo se noi europei riusciremo a compiere tutte le scelte necessarie in settori cruciali come quello energetico e solo se la Russia farà le scelte indispensabili nel nella politica regolatoria e nello sviluppo della rule of law.
Del resto, non credo granché all’alternativa asiatica di Mosca (il rapporto Russia-Cina è cruciale ma comunque complicato). Mentre credo nello sviluppo dei rapporti Europa-Russia se le politiche di entrambi diventeranno più coerenti, secondo le linee indicate di recente in un interessante paper dell’External Action Service di Brussels.
Si parla molto, dal 2008 in poi, dei mercati emergenti: i BRICS, i CIVETS, i Next Eleven; le sigle sono molte, ma il concetto è lo stesso: parliamo di nazioni ed aree geografiche che vantano tassi di sviluppo elevati, tassi che fanno morire di invidia i policy-makers delle mature economie occidentali, con i loro livelli di crescita asfittici. E’ evidente che questi paesi emergenti, spesso dotati di vasti mercati e di ingenti risorse valutarie, sono di grande interesse per i nostri imprenditori. La Russia, tuttavia, è un caso diverso. La Russia non è un paese emergente ed è da tempo un solido e indispensabile partner per l’Italia.
Non si tratta, quindi, di scoprire la Federazione Russa. Il partenariato politico ed economico bilaterale è una realtà consolidata ormai da molti anni e si sviluppa lungo una scia di forte continuità. Si basa sull’interdipendenza dei sistemi produttivi, sull’intraprendenza di moltissimi singoli operatori economici e finanziari, nonché sulla constatazione che esistono interessi e sfide comuni anche in politica estera. Si tratta semmai, per il nostro sistema imprenditoriale, di individuare punti di forza e possibili fragilità di un paese che ha avviato un non semplice processo di modernizzazione e differenziazione della propria economia e che per alimentarlo ricerca capitali, tecnologie qualificate, partner affidabili. E’ interesse dell’Italia partecipare a questo progetto. Le previsioni di crescita per i prossimi anni – intorno al 4% – confermano una dinamica tra le migliori al mondo ed inferiore, fra le grandi economie, solo a Cina e India, superiore a Stati Uniti, Giappone ed Unione Europea.
Partiamo, insomma, da basi molto solide. E ci sono le condizioni affinché le nostre aziende possano avvicinarsi senza esitazioni alla Federazione Russa. Questa Guida potrà accompagnarle.