(fa fede solo il discorso effettivamente pronunciato)
Signor Presidente della Repubblica,
Signore e Signori,
desidero innanzitutto ringraziare il Signor Presidente della Repubblica per l’alto onore che ci riserva con la sua partecipazione così significativa a questo incontro. Desidero poi rivolgere il mio caloroso saluto al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero. Ringrazio il Presidente dell’International Co-operative Alliance, Pauline Green, il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative italiane, Luigi Marino, e i co-Presidenti dell’Alleanza, Rosario Altieri e Giuliano Poletti, per aver organizzato questo evento nella giornata internazionale delle cooperative.
Signore e Signori,
difficilmente l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite avrebbe potuto essere più tempestiva nel proclamare il 2012 l’anno internazionale delle cooperative. Con tale decisione, le Nazioni Unite hanno individuato in quello delle cooperative un modello produttivo di riferimento. E lo hanno fatto in un momento in cui la crisi economico-finanziaria ci ha reso tutti molto più consapevoli dell’esigenza di elaborare un’architettura economica più stabile e capace di controllare i rischi della globalizzazione.
L’Italia, con la sua Costituzione repubblicana, ha rigettato sistemi economici fondati sullo sfruttamento e la prevaricazione, abbracciando i valori dell’economia sociale di mercato. I Padri costituenti riconobbero nell’articolo 45 della Carta la funzione sociale delle cooperative in senso mutualistico e antispeculativo, traducendo quindi sul terreno economico i principi di uguaglianza e democrazia che sono alla base del nostro ordinamento. Vorrei ricordare che nel dibattito all’Assemblea Costituente fu unanime il riconoscimento da parte delle forze politiche della rilevanza dei valori della cooperazione e dell’opportunità di una disciplina di rango costituzionale.
Di fronte agli enormi danni causati dalle imprudenze di un’irresponsabile finanza, avvertiamo l’esigenza di modelli di impresa stabili e razionali, espressione di una maggiore condivisione di responsabilità da parte delle istituzioni e degli imprenditori. Ecco allora che si riscoprono verità che abbiamo sempre conosciuto, ma che forse qualcuno aveva finto di ignorare: il libero mercato non regolamentato è soggetto a euforie irrazionali e bolle speculative; la massimizzazione del profitto non può essere l’unico governo dell’economia; e le cooperative non sono affatto manifestazione di una società arretrata, orientata al passato, ma possono essere il punto di partenza da cui avviare – su basi globali – una nuova era economica più rispettosa della persona e dei suoi valori.
Le cooperative sono strumento del futuro anche perché chi avvia oggi una cooperativa non è spinto da avido egoismo, ma lo fa anche a beneficio delle generazioni future. Il modello delle cooperative, fondato sulla “democrazia societaria”, sui principi di solidarietà e di libera adesione, ha dimostrato negli anni di saper generare una crescita molto più solida, durevole e sicura dei mutui sub-prime e di tante altre spregiudicate invenzioni finanziarie.
Come ha osservato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, “le cooperative ricordano alla comunità internazionale che è possibile conciliare la produttività economica con la responsabilità sociale”. Per di più le cooperative hanno contribuito a promuovere un concetto più esteso di responsabilità sociale: un concetto non limitato al semplice adempimento di obblighi imposti dalle leggi, ma che investe la formazione, l’etica degli affari e il rispetto dell’ambiente.
Eventi come quello odierno servono ad accrescere la consapevolezza sull’importanza delle cooperative, che operano in tutto il mondo. I cooperatori sono 1 miliardo con 100 milioni di persone occupate. Uno studio recente dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro ha evidenziato la grande capacità di resistenza delle cooperative agli scossoni delle crisi economiche. Lo studio ha dimostrato che le cooperative sono capaci di creare profitto e occupazione anche in tempi di recessione. Basti guardare agli istituti di credito mutualistico. Sono rari i casi in cui hanno dovuto beneficiare di aiuti da parte dei Governi, in quanto la maggiore attenzione al rischio, ne rende la leadership meno propensa a speculazioni.
Il modello cooperativo è anche uno stimolo per la democrazia. Le cooperative favoriscono comportamenti virtuosi della vita democratica: l’iniziativa, la partecipazione, il rispetto delle regole e l’aggregazione intorno a valori fondanti. Incoraggiamo quindi la diffusione delle cooperative nel tessuto economico di quei Paesi nei quali sono in corso processi di transizione democratica.
Signore e Signori,
le cooperative hanno anche una spiccata sensibilità sociale. I dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro indicano che le cooperative occupano più giovani, donne e immigrati rispetto alla media dell’economia. Esse sono un fattore essenziale di integrazione sociale e, al contempo, valorizzano l’individualità del lavoratore, del piccolo produttore, del consumatore e dell’investitore.
La Farnesina sostiene e promuove da sempre l’importante ruolo svolto dalle cooperative nei processi di internazionalizzazione del sistema produttivo italiano. Questo ruolo ha tra l’altro consentito all’Alleanza delle Cooperative di diventare membro della Cabina di Regia, che presiedo con il Ministro dello Sviluppo Economico. Importanti cooperative vantano posizioni leader in molti mercati, soprattutto nel settore delle costruzioni. Vi è comunque ampio spazio per sviluppare attività anche in altri settori, con particolare riguardo a quelli che generano occupazione.
Le cooperative partecipano inoltre al Tavolo Interistituzionale della cooperazione allo sviluppo, che ha l’obiettivo di riunire tutti gli attori di cooperazione, le loro idee e le loro risorse per evitare inutili sovrapposizioni e duplicazioni. Le cooperative hanno contribuito alla nascita del primo documento con il quale la Cooperazione italiana si è data una “Visione condivisa” della promozione dello sviluppo. La vostra expertise è per noi fondamentale.
La Farnesina ha tradizionalmente sostenuto anche il movimento cooperativo nei Paesi in via di sviluppo. D’intesa con i Governi e con le società civili locali, l’Italia promuove la crescita di cooperative con finanziamenti e programmi di capacity building. Lotta alla povertà, miglioramento della produttività agricola e degli standard ambientali, promozione culturale e sociale della donna, inclusione dei diversamente abili, facilitazione dell’imprenditorialità femminile e giovanile sono i settori nei quali siamo maggiormente impegnati con le cooperative. Ce lo richiede anche l’adesione agli Obiettivi del Millennio e agli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, che contiamo di raggiungere insieme a voi.
Con le cooperative italiane realizziamo anche programmi di assistenza umanitaria. Penso, ad esempio, ai prodotti alimentari che insieme alla LEGACOOP facemmo giungere a Bengasi durante la fase più acuta della crisi libica I prodotti donati contribuirono ad alleviare il problema dei rifornimenti alimentari della popolazione civile in stato di bisogno.
Signore e Signori,
Nell’Inghilterra della prima rivoluzione industriale, fu per la prima volta dimostrato che con le cooperative si può superare il conflitto tra i capitalisti e i lavoratori. Anche in Italia, a partire dal secondo Ottocento, i movimenti operai e cattolici hanno trovato nelle cooperative soluzioni a problemi che oggi si ripropongono: la remunerazione del capitale e del lavoro, lo sbocco della produzione nei mercati, l’equo accesso ai finanziamenti.
Ma gli egoismi ci sono sempre stati e il rischio della prevaricazione del più forte sul più debole è sempre presente. Suonano attuali le parole pronunciate dall’eroe di Furore, il capolavoro con cui Steinbeck dipinse nel 1939 la disumanità di un certo tipo di capitalismo: “due è meglio di uno. Se uno cade, l’altro lo aiuta a rialzarsi, ma guai a chi è solo e cade, perché non c’è nessuno che lo aiuta”.
Con la spinta di solidarietà e mutualità, le cooperative dimostrano che è possibile aiutarsi l’un l’altro, coniugando il profitto con i valori etici. Auspico vivamente che l’Anno internazionale possa contribuire a espandere ancor di più nel mondo il vostro splendido modello. L’intera umanità se ne gioverebbe.