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De Mistura: Unifil in Siria? Non ora (Avvenire)

Accelerare gli interventi umanitari per i civili e aiutare l’opposizione siriana ad avere un’unica leadership». Queste le iniziative su cui deve concentrarsi la Comunità internazionale secondo il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura, che mercoledì in Libano ha visitato il contingente italiano dell’Unifil e tenuto colloqui con le massime autorità libanesi.


Dopo il recente attacco terroristico attribuito al regime di Damasco, in Libano si auspica un impiego dell’Unifil sul confine siriano. E plausibile?


Non al momento. La missione Unifil sta svolgendo un ottimo lavoro nel mantenimento della pace al confine con Israele, la possibilità di un dispiegamento lungo la frontiera siriana potrebbe essere decisa solo dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Ad ogni modo è lodevole l’operato del governo libanese che è riuscito finora a contenere il dilagarsi della crisi siriana.


La Comunità internazionale continua ad escludere in Siria sia un intervento militare che una missione di peacekiping. Quali sono i prossimi passi?


Il dramma umanitario è fuori di dubbio, per questo ci si sta attivando per incrementare gli aiuti a favore dei profughi in vista dell’inverno. Sul piano politico invece, bisogna scommettere sull’unificazione dell’opposizione siriana come sta facendo il segretario di Stato americano Hillary Clinton attraverso il summit (che si conclude oggi ndr) in Qatar.


Ma l’Esercito libero siriano potrebbe non riconoscere quest’organismo politico…


Se c’è una lezione che abbiamo imparato da Iraq e Afghanistan è che bisogna evitare sempre lo scollamento tra politici in esilio e gruppi armati che combattono nel Paese. L’intenzione del summit di Doha è proprio quella di ricucire questo divario.


Finora la diplomazia ha fallito. Crede che l’inviato speciale dell’Onu e della Lega Araba, Lakhdar Brahimi, abbia più possibilità di successo rispetto a Kofi Annan?


Sì, perché Brahimi non ha indicato un piano preciso e non ha posto ultimatum. Ciò potrebbe consentire di approfittare di momenti di propizi che potrebbero offrirsi sia dal lato del regime che da quello dell’opposizione.

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