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Tajani: « Attacco a Gaza, Netanyahu si fermi » (Il Messaggero)

Tajani: “Attacco a Gaza Netanyahu si fermi”
Tajani: "Attacco a Gaza Netanyahu si fermi"

Ministro Antonio Tajani, Netanyahu vuole invadere Gaza. Condannate?

«Assolutamente sì. Questa carneficina non può continuare. E l’invasione di Gaza rischia di trasformarsi in un Vietnam per i soldati israeliani. Se i vertici dell’esercito hanno perplessità un motivo c’è. Non è questa la via».

Quale allora?

«Diplomazia e negoziati. Hamas deve restare fuori da qualsiasi soluzione, l’Autorità palestinese è l’unico interlocutore possibile. Serve ora una missione Onu a guida araba per riunificare lo Stato palestinese. L’Italia è pronta a partecipare».

La diplomazia basta? Netanyahu va dritto per la sua strada.

«Aiuta a mettere pressione. Siamo a favore di aumentare le sanzioni europee contro i coloni israeliani violenti. Ricordo che dal 7 ottobre di due anni fa l’Italia non vende armi a Israele».

Con Gaza invasa si entra in un nuovo scenario?

«Preoccupante. Ogni tentativo di annessione di una parte della Striscia o della Cisgiordania mina alla base la costruzione di uno Stato palestinese. E rafforza la causa terroristica di Hamas. Attaccare perfino villaggi di cristiani palestinesi, da sempre elemento di stabilità nell’area, è imperdonabile».

Sospenderete gli accordi di cooperazione europei con Israele?

«Finora non è servito. Vediamo come evolve la situazione».

A settembre Francia e Regno Unito riconosceranno lo Stato palestinese. L’Italia?

«Un gesto simbolico, noi parliamo con i fatti. Oggi non esiste ancora lo Stato palestinese, va costruito. Di certo non lo vuole Hamas che non abbandona le armi né libera gli ostaggi. Siamo profondamente contrari all’esodo dei palestinesi dalla loro terra, vogliamo che nasca uno Stato libero e lavoriamo per questo».

Ministro, la situazione a Gaza è catastrofica.

«Siamo in campo fin dall’inizio. Ieri l’Aeronautica militare ha effettuato il primo lancio di aiuti italiani sulla Striscia con mezzi della Difesa, dopo i lanci effettuati in collaborazione con gli Emirati. Netanyahu deve consentire l’accesso agli aiuti Onu. L’Italia, con l’operazione Food for Gaza, ha fatto entrare i convogli del Programma alimentare mondiale. Dal porto di Ashdod sono entrati prodotti alimentari per la popolazione civile e foraggio gli animali. Si rischia una carestia sul larga scala».

Cos’altro si può fare?

«Curare qui in Italia chi è malato o ferito. Questa settimana arriveranno da noi altri cinquanta palestinesi di cui circa venti bambini, per essere affidati ai nostri migliori ospedali. Siamo il primo Paese insieme all’Egitto e al Qatar per profughi accolti da Gaza. Non è una semplice operazione umanitaria: per fare uscire una sola persona serve il via libera dell’esercito, di Mossad e Shin Bet, dell’Anp, di Egitto e Giordania».

È davvero fuori luogo, a questo punto, parlare di genocidio?
«È in corso una carneficina, non c’è dubbio. Ma noi preferiamo concentrarci sulla sostanza. Gli slogan servono a poco».

A Gaza la pace è lontana. E in Ucraina?

«Si stanno compiendo passi avanti. Spero in un accordo entro la fine dell’anno ma non sarà facile».

Cosa attendersi dall’incontro fra Putin e Trump in Alaska?

«Che Putin ascolti il presidente americano e accetti una pace giusta. Ovvero una pace accettata anche dagli ucraini e non siglata sulla loro pelle. È fondamentale che l’Europa sia al tavolo: ha inflitto dure sanzioni alla Russia e in gioco c’è la nostra sicurezza».

Secondo indiscrezioni Putin chiederà l’Ucraina orientale per un cessate-il-fuoco.
«Vedremo dove porta il negoziato. Alcune richieste russe sembrano irricevibili. Come l’imposizione della lingua russa nei territori occupati. O rivendicazioni territoriali inaccettabili. Penso alla regione di Zaporizhzhia, la cui centrale nucleare, di fondamentale importanza, deve restare in mano agli ucraini, all’interno di un’area demilitarizzata e con un patto di non belligeranza».

A proposito di patti: come assicurare che Putin non invada di nuovo in futuro?

«Serve un accordo scritto. Un trattato, che garantisca condizioni di sicurezza per l’Ucraina, il rifiuto della minaccia nucleare, l’impegno russo a non rivendicare altri territori oltre a quelli che faranno parte della trattativa. Ovviamente l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina».

La Russia ha già sottoscritto impegni simili. E li ha violati.

«Vero, non possiamo fidarci delle promesse. Per questo la deterrenza è fondamentale. Ricordiamo che l’Ucraina è oggi dotata di uno dei più forti eserciti al mondo. Qualunque richiesta russa di una demilitarizzazione dello Stato ucraino è da considerare irricevibile».

Esclude una missione di pace in Ucraina come proposto dai “Volenterosi”?

«L’Italia era ed è contraria all’invio di truppe europee in Ucraina. Mentre siamo favorevoli a truppe interposizione a mandato Onu, frutto di una decisione del Consiglio di Sicurezza in cui sono presenti anche Russia e Cina: non credo però che al momento ci sia consenso su una formula del genere, ma questa sarebbe la missione più realistica».

Trump voleva organizzare a Roma il vertice, poi è saltato. Secondo Mosca è colpa della “russofobia” italiana.

«Non siamo russofobi, né siamo in guerra con la Russia. Abbiamo sempre detto che le armi italiane non potevano essere usate in territorio russo. Ma siamo fieri della vicinanza dimostrata all’Ucraina fin dal primo giorno della guerra».

Se Putin venisse a Roma, sarebbe arrestato come chiede la Corte penale dell’Aia?

«Abbiamo già chiarito che non riteniamo facilmente realizzabile e applicabile un mandato di arresto a un capo di Stato straniero. Detto questo, di fronte a un vertice di pace e di una simile portata si dovrebbe superare tutto».

Roma si candida per un secondo round di negoziati?

«Certo, siamo a disposizione, come già fatto peraltro per i colloqui fra Iran e Stati Uniti sul nucleare. Anche il Vaticano può essere una sede adatta».

L’Italia continuerà a inviare aiuti militari a Kiev?

«Sì, finché la guerra è in corso dobbiamo aiutare l’Ucraina. La trattativa deve iniziare con un equilibrio sul campo. Altrimenti la Russia potrebbe sfruttare questa fase per strappare nuove concessioni».

Il veto di Zelensky sulla cessione dei territori non rischia di vanificare il negoziato?

«Siamo ancora all’inizio. Nessuno inizia un negoziato accettando le condizioni del rivale. Quella di Zelensky è una posizione politica, si arriverà a un compromesso. Ora la priorità è mettere tutti gli attori intorno a un tavolo. L’Europa e l’Italia dovranno essere in prima fila. La posta in gioco è troppo alta per restare in disparte».

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