New Delhi, 6 giugno 2022 – “Le nostre relazioni non sono mai state così buone”, afferma Vincenzo de Luca, ambasciatore d’Italia a New Delhi. “Tra i nostri due Paesi c’è un legame non solo solido, ma di lunga data. Quando nei giorni scorsi abbiamo festeggiato la nostra Repubblica, eravamo assieme a tantissimi ospiti indiani, anche per ricordare che i nostri rapporti diplomatici risalgono a 75 anni fa, subito dopo la proclamazione dell’Indipendenza indiana”.
Napoletano, 63 anni, de Luca è stato nominato a Delhi nel dicembre del 2019, pochi mesi prima dell’inizio del Covid. Ma nemmeno la pandemia, una delle crisi globali più gravi degli ultimi anni, ne ha intaccato l’entusiasmo contagioso che infonde in ogni iniziativa. “In un momento complesso come questo – racconta in un’intervista all’ANSA – siamo riusciti ad approfondire i legami e incrementare la presenza italiana nel Paese. Ad esempio, abbiamo appena inaugurato la sede consolare a Bangalore, capitale della Silicon Valley indiana, nel corso della visita ufficiale del ministro Luigi Di Maio”. L’ufficio è il terzo presidio italiano nel Paese di un miliardo e 400 milioni di persone, dopo quelli di Mumbai e Kolkata.
Scemata l’emergenza pandemica, sono riprese le visite reciproche ad alto livello, con i ministri della Sanità a degli Esteri venuti in India nei mesi scorsi e con risultati economici appaganti: nel 2021 gli scambi commerciali bilaterali hanno raggiunto infatti i 10 miliardi, superando il dato del 2019. Il team di de Luca è al lavoro per riempire l’agenda del piano di partenariato strategico sottoscritto da Italia e India. “Energie rinnovabili, infrastrutture, food processing, make in India e lifestyle sono i cinque settori trainanti, ciascuno dei quali apre ampie opportunità di collaborazione. Prima tra tutti la transizione energetica, che chiama in causa investimenti e tecnologie per le quali siamo i leader europei: grazie alle grandi aziende italiane già presenti, attive sulle rinnovabili, sul gas e sull’idrogeno, sulle reti, come sulla chimica verde e i biocarburanti, il nostro Paese può giocare un ruolo di primissimo piano”.
L’ambasciatore segnala le potenzialità dell’incrocio virtuoso tra manifattura e digitale: “Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa, l’India è la superpotenza asiatica nel digitale”. Nell’elenco delle collaborazioni che si stanno implementando vanno inoltre ricordati alcuni rilevanti investimenti nel settore aerospaziale e l’avvio di collaborazioni scientifiche nell’astrofisica”. India e Italia si riconoscono affascinate l’una dall’altra: “Gli indiani sempre più frequentemente decidono di studiare nelle nostre Università: ci sono già quasi 5 mila studenti indiani in varie sedi italiane. I consumatori sono inoltre sempre più attratti dal nostro lifestyle, con una crescente richiesta di made in Italy, ovvero cibo di qualità, moda, design”. Tra i mille rivoli in cui si declina una collaborazione bilaterale così sfaccettata, de Luca sottolinea un accordo tra la Sovrintendenza alle Belle Arti di Venezia e il Gujarat, per un progetto pilota di tutela del patrimonio culturale dello Stato. “Sono convinto che tra noi ci sia un comune Dna, nell’intreccio onnipresente tra tradizione e innovazione”, sottolinea il diplomatico. Che conclude con un appuntamento: il TechSummit Italia-India su Transizione Energetica e Economia Circolare che a metà novembre coinvolgerà a Delhi le maggiori istituzioni indiane e importanti figure del nostro Governo. (ANSA)