La Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC)
Nel 1987 fu istituzionalizzata per la prima volta una Cooperazione politica europea (CPE), già Informalmente avviata dagli Stati membri nel 1970. Essa prevedeva essenzialmente meccanismi di consultazione tra gli Stati membri sulle questioni di politica estera di interesse generale.
All’inizio degli anni ’90, sotto la spinta del cambiamento geopolitico del continente europeo (riunificazione tedesca, crollo dell’Unione Sovietica, fine del Patto di Varsavia) e dell’acuirsi di tensioni nazionalistiche nell’area dei Balcani, tensioni che sfociarono nella disintegrazione della Jugoslavia, gli Stati membri decisero di fissare l’obiettivo di una “politica estera comune” sulla base delle disposizioni contenute nel Trattato di Maastricht (1993), successivamente modificato ad Amsterdam, Nizza e Lisbona. Oggi, l’Unione è in grado di condurre una propria Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), disciplinata dal titolo V del Trattato sull’Unione Europea.
In ambito PESC, l’UE opera per assicurare un elevato livello di cooperazione in tutti i settori delle relazioni internazionali al fine di:
- salvaguardare i suoi valori, i suoi interessi fondamentali, la sua sicurezza, la sua indipendenza e la sua integrità;
- consolidare e sostenere la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti dell’uomo e i principi del diritto internazionale;
- preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell’Atto finale di Helsinki e agli obiettivi della Carta di Parigi, compresi quelli relativi alle frontiere esterne;
- favorire lo sviluppo sostenibile dei paesi in via di sviluppo sul piano economico, sociale e ambientale, con l’obiettivo primo di eliminare la povertà;
- incoraggiare l’integrazione di tutti i paesi nell’economia mondiale, anche attraverso la progressiva abolizione delle restrizioni agli scambi internazionali;
- contribuire all’elaborazione di misure internazionali volte a preservare e migliorare la qualità dell’ambiente e la gestione sostenibile delle risorse naturali mondiali, al fine di assicurare lo sviluppo sostenibile;
- aiutare le popolazioni, i paesi e le regioni colpiti da calamità naturali o provocate dall’uomo;
- promuovere un sistema internazionale basato su una cooperazione multilaterale rafforzata e il buon governo mondiale.
Il Consiglio europeo individua gli interessi e obiettivi strategici dell’Unione sulla base dei principi e degli obiettivi di cui sopra. Sulla base degli orientamenti generali e delle linee strategiche definiti dal Consiglio Europeo, il Consiglio elabora la politica estera e di sicurezza comune e prende le decisioni necessarie per definire ed attuare tale politica. In particolare, il Consiglio può avviare azioni UE di gestione delle crisi, sia civili che militari, per realizzare gli obiettivi dell’UE in materia di pace e sicurezza. Può inoltre adottare misure intese ad attuare la politica estera e di sicurezza dell’UE, comprese eventuali sanzioni.
L’Alto Rappresentante, che presiede il Consiglio in formazione “Affari Esteri” ed è al contempo Vice Presidente della Commissione, contribuisce all’elaborazione della politica estera e di sicurezza comune e assicura l’attuazione delle decisioni adottate dal Consiglio Europeo e dal Consiglio. Nell’esecuzione delle sue funzioni, l’Alto Rappresentante si avvale del Sevizio Europeo per l’Azione Esterna, che lavora in collaborazione con i servizi diplomatici degli Stati membri.
La Strategia Europea in materia di Sicurezza
La Strategia Europea in materia di Sicurezza (“Un’Europa sicura in un mondo migliore”), varata nel dicembre 2003, prende le mosse da alcune premesse di fondo, per poi individuare una serie di minacce con cui l’Europa è chiamata a confrontarsi. Partendo infatti dal presupposto che nessun paese è in grado, da solo, di affrontare i problemi complessi di oggi e che l’Unione Europea è inevitabilmente un attore globale, vengono individuate alcune minacce per la sicurezza del continente, quali terrorismo, proliferazione delle armi di distruzione di massa, conflitti regionali, fallimento degli stati e criminalità organizzata. Sulla base di questo scenario, in un’ottica di difesa della propria sicurezza e di promozione dei propri valori, l’Unione ha individuato tre obiettivi strategici:
- Affrontare le minacce: la fine della guerra fredda e il contesto della globalizzazione hanno comportato un’evoluzione del concetto tradizionale di autodifesa, non più basata sul pericolo di un’invasione, ma su minacce meno visibili, spesso lontane, le quali che richiedono che la prima linea di difesa sia spesso all’estero. La prevenzione dei conflitti e delle minacce assume un carattere prioritario. Poiché nessuna delle minacce è più puramente militare, né può essere affrontata con mezzi solamente militari, occorre una combinazione di strumenti militari, civili e politici.
- Costruire sicurezza nelle nostre vicinanze ed in particolare nei Balcani, nel Mediterraneo, in Medio Oriente e nel Caucaso.
- Un ordine internazionale basato su un multilateralismo efficace nel quadro fondamentale della Carta delle Nazioni Unite e nel rispetto di istituzioni quali l’OMC, la NATO e l’OSCE.
La Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC)
La Politica di Sicurezza e Difesa Comune (PSDC), già Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD) e denominata PSDC dal Trattato di Lisbona, costituisce parte integrante della PESC. Essa è cioè uno strumento della politica estera dell’Unione ed è finalizzata al mantenimento della pace, alla prevenzione dei conflitti ed al rafforzamento della sicurezza internazionale.
Secondo quanto previsto dal vigente Trattato sull’Unione Europea, essa riguarda tutti i settori della politica estera e tutte le questioni relative alla sicurezza dell’Unione e comprende la graduale definizione di una politica di difesa comune.
Le esigenze di miglioramento della capacità di reazione e di maggiore coerenza nell’azione esterna dell’UE, con particolare attenzione anche al rapporto costi-efficacia, rendono necessaria la realizzazione del c.d. “approccio integrato” nella gestione delle crisi, incentrato su una più stretta interazione tra componenti civili e militari.
Nel giro di pochi anni, la PSDC si è evoluta in maniera significativa. Dalle prime operazioni civili e militari europee lanciate nel 2003 ad oggi, la UE ha dimostrato di essere un protagonista della scena internazionale anche in questo campo. Alla possibilità di parlare con una voce sola in politica estera, l’Unione ha progressivamente unito la capacità di agire e di intervenire in maniera unitaria nella gestione delle crisi.
Rispetto ai Trattati vigenti, sono significative le innovazioni che il Trattato di Lisbona ha introdotto in relazione alla politica della difesa.
In particolare, è stato ampliato il novero delle missioni nelle quali l’Unione può ricorrere a mezzi militari e civili, ed è previsto che il Consiglio – all’unanimità – possa affidare ad un gruppo di Stati membri la loro realizzazione (articolo 44 TUE).
Viene inoltre eliminato il divieto di dare vita a cooperazioni rafforzate ed è contemplata la possibilità che gli Stati membri che desiderano assumere impegni più vincolanti in questo ambito realizzino fra loro una “cooperazione strutturata permanente”, previa decisione adottata a maggioranza qualificata dal Consiglio. A differenza di quanto previsto in generale per le cooperazioni rafforzate, il Trattato di Lisbona non prevede un numero minimo di Paesi partecipanti alla cooperazione strutturata permanente.
La Bussola Strategica per rafforzare la sicurezza e la difesa dell’UE
Nel marzo 2022, l’UE si è dotata di un ambizioso piano d’azione per rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell’UE entro il 2030: la cosiddetta “Bussola Strategica”.
La Bussola Strategica offre per la prima volta un’analisi condivisa a 27 del contesto strategico in cui l’UE si trova ad operare, nonché delle minacce e sfide che essa deve affrontare. Il documento definisce impegni specifici, con un calendario di attuazione molto preciso, per migliorare la capacità dell’UE di agire con decisione in situazioni di crisi, di difendere la propria sicurezza e i suoi cittadini. La Bussola copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza.
Base giuridica
Trattato UE: Titolo V (Articoli dal 21 al 46)