L’attenzione dell’UE per una politica industriale europea prende le mosse dalla decisione della Commissione nel 2005 di elaborare una strategia volta a rafforzare l’industria manifatturiera dei Paesi dell’Unione. Il tema viene rilanciato nel 2010, nel contesto della “Strategia Europa 2020”, che individua priorità, macro-obiettivi e “iniziative faro” per lasciarsi alle spalle la crisi economica internazionale e promuovere una crescita intelligente, sostenibile e solidale. Successive iniziative hanno continuato a porre l’accento sulla necessità di sviluppare una politica industriale europea che procedesse di pari passo con le altre priorità europee: l’innovazione e la digitalizzazione, l’efficienza energetica, la difesa dell’ambiente, la promozione di crescita e occupazione sostenibili ed eque.
L’industria è al centro delle priorità della Commissione Juncker e affinché il settore possa mantenere e rafforzare la sua posizione di leadership sui mercati mondiali, in un contesto caratterizzato dalla globalizzazione, dalle sfide in materia di sostenibilità e dalla rapida evoluzione tecnologica, l’Esecutivo comunitario ha adottato nel settembre 2017 una Comunicazione sulla nuova Strategia di Politica Industriale dell’UE. La Comunicazione riunisce in un quadro organico una serie di azioni già avviate o di prossima adozione a sostegno di un’ “industria intelligente, innovativa e sostenibile”; introduce alcuni elementi di “governance”, quali il riferimento all’Industry Day come appuntamento annuale e alla costituzione di un High Level Industry Roundtable; definisce una serie di ambiti d’intervento (approfondimento del mercato interno e capitale umano, digitalizzazione, sostenibilità, investimenti, innovazione, dimensione internazionale, rapporti con gli Stati membri/enti locali/settore privato).
L’Italia ha agito e continua ad agire con l’obiettivo di dare alla politica industriale un ruolo centrale nella costruzione europea e sostiene la necessità che le tematiche industriali siano integrate sistematicamente in tutte le politiche dell’UE, nella convinzione che occorre mettere in campo tutti gli strumenti a disposizione per la rinascita industriale del continente, volano di occupazione e crescita economica.
In quest’ottica, il Governo italiano ha sostenuto con convinzione l’approvazione del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici – noto come “Piano Juncker” – e il raddoppio del Piano (cd. EFSI 2.0), ossia il suo prolungamento per un ulteriore triennio (2018-2020) ed il parziale rifinanziamento (da 315 miliardi di euro fino a 500 miliardi di euro). Il Piano si propone di stimolare gli investimenti senza produrre nuovo debito pubblico, grazie all’intervento di finanziamenti europei attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici e la Banca europea degli investimenti. Settori prioritari sono, in questo contesto, le infrastrutture, l’energia, la ricerca e l’innovazione, la banda larga e l’istruzione. È anche prevista un’azione di sostegno alle piccole e medie imprese, attraverso la concessione di crediti per la realizzazione di investimenti produttivi. L’Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente beneficiato del Piano, grazie al finanziamento di varie iniziative comportanti l’effettuazione di nuovi investimenti e la creazione di numerosi posti di lavoro nei settori delle infrastrutture, delle telecomunicazioni, dell’efficienza energetica e della tutela ambientale e dell’innovazione.