Nel suo prossimo piano energetico, in approvazione a marzo, il Giappone varerà la piena ripresa del nucleare per far fronte a un innalzamento previsto della domanda di energia tra il 35% e il 50% entro il 2050, trainato dall’industria dei semiconduttori e dall’intelligenza artificiale (IA). Per quella data il Governo giapponese stima un incremento della produzione di energia elettrica dai 1.000 terawattora (TWh) di questo decennio (2020-2030) a 1.350-1.500 tWh. Risulta, dunque, di cruciale importanza per la terza economia mondiale assicurare da un lato l’aumento dell’efficienza energetica delle infrastrutture, dall’altro l’approvvigionamento di elettricità da fonti diversificate, e la ripresa del nucleare giocherà un ruolo fondamentale.
Con questo obiettivo, a partire da maggio 2023 sono stati approvati importanti provvedimenti normativi per il settore: il “GX Promotion Act” e la “GX Decarbonization Power Supply Bill”. Questa seconda legge ha, in particolare, esteso l’utilizzo delle centrali nucleari oltre il limite massimo di 60 anni stabilito in seguito all’incidente di Fukushima, escludendo dal conteggio il periodo di sospensione dovuto al riadattamento degli impianti secondo i nuovi standard di sicurezza imposti dalla NRA (Nuclear Regulatory Authority). Ad oggi, 25 impianti hanno richiesto la riapertura alla NRA e tra questi 13 hanno già ripreso le attività, tre si stanno preparando alla riapertura, mentre uno solo non ha superato i controlli di sicurezza. Altre otto centrali nei prossimi mesi potrebbero chiedere la riattivazione.
I risultati finora raggiunti in termini di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari sono ancora deludenti: nel 2022, si era registrata una quota del 5,6% di energia nucleare sul totale di energia elettrica generata, quota in calo del 21% rispetto all’anno precedente e ancora ben lontana dall’ambizioso obiettivo del 20-22% nel mix energetico 2030. Anche nell’ipotesi di una riapertura di tutti i 25 reattori che ne hanno fatto richiesta, la capacità energetica raggiungerebbe i 24,8 GW e la quantità di energia elettrica prodotta aumenterebbe a 100-150TWh, un valore nettamente inferiore rispetto alla crescita del fabbisogno energetico.
Le nuove leggi consentono però la costruzione di nuovi reattori e la ricostruzione di quelli esistenti e particolare attenzione sarà attribuita nei prossimi anni ai reattori di nuova generazione.
Rimangono in ogni caso diversi gli ostacoli da superare, come la forte carenza di manodopera specializzata registrata dopo l’incidente di Fukushima e la conseguente chiusura di tutte le centrali nucleari del Paese. La forza lavoro nel settore nucleare si è ridotta di circa un quinto rispetto al 2010 e si stima che tra il 33% e il 58% degli operatori nelle centrali nucleari nipponiche non abbia esperienza pregressa.
Oltre a questo problema, anche l’età media delle centrali (circa 33,5 anni), la limitata capacità energetica complessiva, i lunghi tempi di pianificazione e costruzione, l’alto rischio di incidenti, i problemi di smaltimento e immagazzinamento del combustibile nucleare esausto frenano la ripresa del settore. Ciononostante, le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, che costituiranno fino al 25% degli impianti nel 2050, e la rapida espansione del mercato globale aprono per il Giappone una nuova era del nucleare.
Gli investimenti vanno nella medesima direzione: nel 2023 sono stati stanziati 46 miliardi di yen (circa 288 milioni di euro) per la progettazione di un reattore veloce e 43,1 miliardi di yen (oltre 270 milioni di euro) per un reattore a gas ad alta temperatura che consentirà la co-generazione di idrogeno ed energia elettrica. L’anno scorso i finanziamenti hanno toccato i 56,3 miliardi di yen (circa356 milioni di euro), mentre l’investimento complessivo pianificato sarà 160 miliardi di yen (1 miliardo di euro) fino al 2027.